Omelia (10-06-2012)
don Giovanni Berti
Eucarestia, fusione di corpi

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Al museo del Castello Sforzesco di Milano è conservata l'ultima opera scultorea di Michelangelo Buonarroti, la Pietà Rondanini. Il nome di questo gruppo scultoreo viene dai marchesi Rondanini che la aquistarono nel 1744 per metterla a Roma e che poi, dopo vari passaggi finì a Milano, dove si può ancora oggi ammirare.
La particolarità di questa opera è che è un abbozzo, non è un opera finita. Si dice che Michelangelo vi lavorò fino a pochi giorni prima di morire, nel 1564. Il grande artista rinascimentale iniziò la scultura parecchi anni prima, attorno al 1553. Ne fece una prima versione, ma poi decise di cambiare e iniziò, sullo stesso marmo una seconda versione. Questo cambiamento di impostazione è visibilissimo in vari punti, compreso il doppio braccio destro di Gesù, che Michelangelo aveva iniziato a riscolpire in una posizione diversa.

Il gruppo scultoreo rappresenta Maria in piedi che sorregge il corpo di Gesù, anch'esso quasi in piedi, ma cadente. Il fatto che l'opera sia incompiuta, e che le figure con i volti e le parti delle figure siano ancora in fase di abbozzo e non levigati, accentua ancor di più il senso di fusione tra i due corpi, quello di Gesù e quello della madre. Maria e Gesù, pur se rappresentati nel momento terribile della deposizione dal patibolo della croce, sono abbracciati in una maniera molto dolce e direi, a mio parere, piena di vita e di amore.
Non si sa bene se è Maria che emerge dal marmo di Gesù o viceversa, e questo è estremamente stimolante per una riflessione spirituale davanti alla scultura.
Maria, nella nostra tradizione spirituale, rappresenta la Chiesa, tutti noi. E allora, in questo lavoro incompiuto di Michelangelo così intenso, vedo questa reciproca fusione tra la comunità dei credenti e Gesù morto e risorto. La Chiesa sorregge e mostra al mondo il Signore morto e risorto perché essa stessa è parte di Gesù, e perché la Chiesa è il vero Corpo di Cristo. Senza questa presenza di Gesù nella Chiesa, la Chiesa non ha senso, proprio come nella scultura michelangiolesca Maria è li perché li c'è Gesù, e non avrebbe senso rappresentata da sola.
Quando la sera dell'ultima cena Gesù pronuncia le frasi che poi sono al centro della messa che celebriamo, non intende solo consegnare ai discepoli un nuovo rito e nuove formule, in modo da sostituire quelle antiche ebraiche. Gesù quella sera, nel cenacolo, consegna ai discepoli una nuova identità e una nuova missione: essere il suo corpo nel mondo per portarlo ovunque e verso tutti.
Nella messa a volte siamo troppo attenti ai riti, alle parole e a compiere i gesti in modo corretto e liturgicamente esatto. Ma il rito, fatto di gesti e parole, ha senso se ne conosciamo il fine che è quello di fonderci con Cristo, ritrovando ogni volta la nostra identità di Corpo di Cristo.
Se Gesù ha dato tutto se stesso per il mondo, anche noi possiamo e dobbiamo fare lo stesso.
Questa è la vera Eucarestia da celebrare con la vita.... tutti i giorni, in una continua e quotidiana fusione di corpi, quello nostro e quello di Gesù.

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