Omelia (10-06-2012)
don Roberto Rossi
Sta in silenzio davanti al Signore presente nell'Eucarestia e spera in Lui

Una riflessione sul valore del culto eucaristico, in particolare dell'adorazione del Santissimo Sacramento. E' l'esperienza che anche oggi tanti vivono con la processione col Ss. Sacramento, prima, durante e al suo termine.

E' molto importante riconoscere la centralità della celebrazione, in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell'offerta del Sacrificio. Accanto a questo è importante l'adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell'altare. Così si percepisce il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» del nostro territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo permea tutta la vita quotidiana.

Il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l'«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l'Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l'azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L'incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l'assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.

Nel momento dell'adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al Sacramento dell'Amore. E' un'esperienza molto bella e significativa, che tanti vivono. E' evidente a tutti che questi momenti di veglia eucaristica preparano la celebrazione della Santa Messa, preparano i cuori all'incontro, così che questo risulta anche più fruttuoso. Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l'Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un'altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l'incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. Se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, aprire il cuore, sperimentare la forza di Gesù Eucarestia, fattosi nostro pane di vita.

È a Cristo risorto e vivente nell'Eucarestia che la Chiesa guarda. Lo fa ponendosi sulle orme di Pietro, che versò lacrime per il suo rinnegamento, e riprese il suo cammino confessando a Cristo, con comprensibile trepidazione, il suo amore: «Tu sai che io ti amo». Lo fa accompagnandosi a Paolo, che lo incontrò sulla via di Damasco e ne restò folgorato: «Per me il vivere è Cristo".

Nel volto di Cristo la Chiesa e ogni cristiano contempla il suo tesoro, la sua gioia. Quanto è dolce il ricordo di Gesù, fonte di vera gioia del cuore! Confortato da questa esperienza ognuno riprende il suo cammino di vita e annunciare Cristo al mondo. (Passi dall'omelia di Benedetto XVI per il Corpus Domini e dalla Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II)