Omelia (06-01-2004)
don Elio Dotto
Per un'altra strada

Perché temi, Erode,
il Signore che viene?
Non toglie i regni umani,
chi dà il regno dei cieli.

Così canta la chiesa, nella preghiera vespertina di questa antica solennità dell'Epifania. E così diciamo pure noi, dopo aver ascoltato il racconto evangelico di Matteo (Mt 2,1-12): «perché temi, Erode, il Signore che viene?».
Appare infatti ingiustificata la paura del re Erode, il quale – all'udire le parole dei Magi – «restò turbato, e con lui tutta Gerusalemme». Ingiustificata appare appunto tale paura, perché le parole dei Magi non annunciano sciagure, ma parlano invece di quel Messia a lungo atteso, la cui stella sarebbe sorta in oriente. E dunque – ad una simile notizia – ci saremmo attesi ben altre reazioni, magari proprio quelle reazioni prefigurate dal profeta Isaia (Is 60,1-6): «a quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore». Ma in quel tempo non avvenne così: all'udire le parole dei Magi «il re Erode restò turbato, e con lui tutta Gerusalemme».
Noi certo vorremmo prendere le distanze da una simile paura: e vorremmo tutti riconoscerci nei Magi dell'oriente, che non badarono al turbamento di Erode, ma proseguirono fiduciosi il loro cammino. I Magi però possedevano la virtù del coraggio, che permise loro di sfidare le incognite di un viaggio ignoto; e anche dopo aver adorato il Bambino ebbero coraggio: infatti, fecero ritorno al loro paese «per un'altra strada», per una strada diversa da quella percorsa all'andata. I Magi possedevano dunque la virtù del coraggio; noi invece di coraggio ne abbiamo ben poco: oggi – ad esempio – ci stiamo rassegnando all'idea che «l'epifania tutte le feste porta via»; e quindi ci stiamo apprestando a chiudere la parentesi di queste feste natalizie, come se non ci fosse altro da fare, come se – assieme al presepio – dovessimo mettere in soffitta anche i buoni sentimenti di questi giorni... Appunto: ci manca il coraggio; non abbiamo il coraggio di fare ritorno alle nostre occupazioni per un'altra strada, ma preferiamo comodamente riprendere il solito tram-tram.
Dunque alla fine noi ci ritroviamo ad essere esattamente come Erode e tutta Gerusalemme: ci ritroviamo cioè attaccati alle nostre sicurezze, e soprattutto timorosi davanti ad ogni cambiamento possibile. Perché sì, sono possibili i cambiamenti nella nostra vita: e nei giorni di Natale forse lo abbiamo anche sperimentato. In questo tempo di festa, infatti, ci siamo resi conto che è possibile essere più fedeli in famiglia, è possibile vivere ogni incontro con maggiore sincerità, è possibile avere riguardo per chi sta peggio di noi, è possibile mettere da parte la fretta e la superficialità di sempre... Tutto questo è possibile.
E allora perché temere simili cambiamenti? Perché non avere il coraggio di cambiare strada, di percorrere quell'altra strada che nei giorni di Natale abbiamo intravisto?