Omelia (24-06-2012) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
Il suo nome è Giovanni ...nell'ora dell'offerta dell'incenso... precisa Luca raccontando l'annuncio della nascita del Battista; in quell'ora dedicata alla preghiera solenne, mentre l'anziano sacerdote Zaccaria ufficiava nel tempio, un Angelo gli rivelò che sua moglie, anch'essa avanti negli anni e sterile, avrebbe dato alla luce un figlio, e non un figlio qualunque, ma quello che lo stesso Gesù poi definirà il più grande tra i figli di donna (Lc 7,28). Un annuncio straordinario per una nascita altrettanto straordinaria, per un bimbo che avrebbe portato un nome che significava il Signore dà la grazia; un nome che indicava il senso profondo della sua vita e della sua missione: una vita dedicata a Dio con il compito di ricondurre al Signore i figli di Israele e preparare la via a Colui che avrebbe salvato il suo popolo. Un figlio straordinario dunque, di cui lo stesso Zaccaria, dopo aver riacquistato la parola, dirà, mosso dallo Spirito di Dio: Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparagli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza, per la remissione dei peccati (Lc 1,76-77); con queste parole il vecchio sacerdote rivelava a tutti la missione di suo figlio Giovanni, dono dell'amore di Dio al popolo eletto ed al mondo intero. Giovanni, il Battezzatore, è l'ultimo dei grandi profeti dell'Antico Testamento ed è il primo della Nuova alleanza che Dio stringerà col suo popolo, il popolo dei redenti da Cristo; e Giovanni è il precursore di Cristo, colui che con la sua parola infuocata e la testimonianza della vita spianerà la via per l'annuncio della buona novella, il Vangelo della salvezza. Giovanni e Cristo, la Voce e la Parola; nel racconto dei Vangeli è facile cogliere alcune loro rassomiglianze; del resto si sa che il profeta in qualche modo assomiglia a colui che egli annuncia; e così, ad esempio, scorrendo le pagine del racconto di Luca, è facile cogliere le analogie tra l'annuncio della nascita di Giovanni e quella del Cristo, tra la nascita del figlio di Elisabetta, e quella del figlio di Maria: due eventi che sono segno di gioia grande. Allo stesso modo è analogo il giudizio sui due fanciulli, che leggiamo nel vangelo: di Giovanni è detto che cresceva e si fortificava nello spirito (Lc 1,80); e di Gesù, ancora fanciullo, si dirà: Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui (Lc 2,40). Sappiamo che entrambi, sia il Battista che Cristo, prima di inziare la loro predicazione, vissero ritirati nel deserto, una vita austera e di preghiera, per richiamare poi il popolo alla conversione. Quanto Giovanni dovesse assomigliare al Cristo ce lo dice il passo del Vangelo di Luca in cui si parla delle folle che accorrevano al Giordano per ascoltare la sua parola e farsi battezzare da lui; tra costoro c'erano anche pubblicani e soldati e tutti si domandavano in cuor loro se Giovanni non fosse il Messia (Lc 3,16); ma fu lo stesso Precursore a chiarire: viene uno che è più forte di me, al quale non son degno neppure di sciogliere i sandali. Lui vi battezzerà in Spirito santo e fuoco (Lc 3,16); o, come scrive l'evangelista Giovanni, io sono voce di uno che grida nel deserto, raddrizate la via del Signore (Gv 1,23). Di lì a poco si presenterà a Giovanni anche Gesù per essere battezzato, confuso tra la folla, e lo Spirito darà conferma alle parole del Battista con la grande teofania in cui i cieli si aprirono e la parola stessa del Padre rivelò a tutti la divinità di Gesù di Nazareth, il Figlio prediletto, il Cristo. Giovanni è dunque la voce che nel deserto del mondo annuncia la Parola che rinnoverà l'intera Storia, instaurando tra gli uomini il Regno di Dio, il nuovo patto di alleanza che sarà sancito dal sangue del Figlio redentore, il quale farà di ogni uomo un figlio di Dio, così che la terra non sarà più un deserto ma fiorirà per la grazia della misericordia, del perdono e della definitiva liberazione dal peccato. La voce con la quale Giovanni si identifica è lo strumento di cui Dio si serve per preparare i cuori degli uomini all'accoglienza della sua Parola, parola di verità che dà vita e salvezza; Parola eterna, increata, che si è incarnata in Gesù, colui che il Battista avrebbe indicato come l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29). Di lì a poco Giovanni sarebbe stato messo in carcere da Erode, ma prima darà ancora testimonianza a Cristo con queste parole: non sono io il Cristo, ma sono colui che è stato mandato davanti a lui. Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che gli sta vicino e l'ascolta, è pieno di gioia per la voce dello sposo. Questa gioia che è la mia ora è perfetta. Lui deve crescere, io invece diminuire (Gv 3,28-29). La missione di Giovanni si compie, la sua vita è recisa nel nome della verità con una barbara decapitazione, ma la sua predicazione forte non tace e la sua testimonianza chiara, come lo splendore della luce, risplende ancora nel tempo. Si, la voce di Giovanni non tace perché il Precursore lascia a tutti noi un messaggio, lascia un'eredità preziosa, che ci esorta ad aprirci all'ascolto della Parola, alla sua accoglienza e alla testimonianza della Verità, che è Cristo, sempre, e a qualunque costo. Forse a nessuno di noi sarà chiesto di donare la vita in maniera cruenta, ma ad ogni battezzato è chiesto di annunciare Cristo e il suo Vangelo con la forza della parola e con la testimonianza della vita; ognuno di noi, infatti, deve indicare al mondo il Cristo vivente ed operante nella Storia, anche nella la nostra Storia, e deve farlo soprattutto con una vita che sia sequela coerente, testimonianza incisiva e fedele del Vangelo che salva. Sr Mariarita Pisano o.p. mrita.pisano@virgilio.it |