Omelia (06-01-2004)
Comunità Missionaria Villaregia (giovani)
Commento Matteo 2,1-12

Ciascuno di noi accostandosi alla Greppia sente accendersi nel petto sentimenti nuovi e sacri, rivestiti di tenerezza e gratitudine, quelli stessi che fecero esclamare a San Paolo: "Mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). "Per me"... un orizzonte così intimo e personale che non può farci, tuttavia, perdere di vista la dimensione universale del Natale. Quel "per me" è di ogni uomo, di ogni popolo, di ogni lingua e cultura. Cristo, Salvatore del mondo, è per tutti, anche per coloro che non lo attendono, non lo cercano, o addirittura, lo rigettano. Questo è il messaggio che ci giunge dal brano che oggi desideriamo ascoltare e accogliere (cf. Mt 2,1-12).
"Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode".
Gesù nasce a Betlemme, piccola città della Giudea, in un tempo storico ben definito, indicato, come era costume dell'epoca, col nome dell'autorità regnante. Si tratta del re Erode, un israelita di dubbia moralità, asceso al potere con il favore dei dominatori romani. Le coordinate spazio-temporali delimitano, così, il miracolo dell'Incarnazione, lasciando intuire lo spessore dell'umiltà di Dio che accoglie tutti i limiti della condizione umana.
Ma ecco che tale evento, circoscritto nello spazio e nel tempo, trasborda, fin dal suo sorgere, superando tutti i confini e spalancandosi su orizzonti universali: "Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme". Tre personaggi misteriosi, forse sapienti, forse astronomi, appartenenti ad un mondo e ad una cultura molto distanti da Israele, si mettono in cammino, sospinti da una segreta intuizione dello Spirito, alla ricerca "del re dei giudei che è nato".
Quanto tempo sarà durato il viaggio? Difficile stabilirlo. Forse mesi, date le distanze e le disagevoli condizioni di quel tempo, ma essi non sembrano affaticati o scoraggiati. Al contrario appaiono animati, nel loro peregrinare senza sosta, dalla stessa gioiosa premura che, prima della nascita di Gesù, aveva sospinto sua madre, Maria, a visitare la cugina Elisabetta.
Lo rivela la loro domanda carica di attesa e desiderio: "dov'è il re dei giudei che è nato?"; lo rivela la loro prontezza nel seguire il "segno", la sua stella: una scia di luce che ha catturato la loro attenzione selettiva di esperti osservatori del cielo; lo rivela la loro disposizione interiore a piegare le ginocchia in adorazione davanti ad un Bimbo sconosciuto, ma che il cuore dice loro essere l'Atteso delle genti.
A ben pensarci si è trattato di una follia: mettersi in viaggio e percorrere migliaia di chilometri, seguendo una stella! Ma questa non è una stella come le altre. É una luce che brilla in modo differente, penetrando nelle profondità dei cuori, infondendo calore e pace, dissipando le tenebre: "é la Luce vera che illumina ogni uomo" (Gv 1,9). Chi la incontra non può stare fermo, non può accomodarsi. Quella Luce lo chiama.
"Dov'è il re dei giudei?" Nell'attesa, nella ricerca, nel cammino percorso dai tre Magi si concentra l'attesa dei popoli, di tutte le genti che vivono immerse nelle tenebre e anelano alla Luce. In questa ricerca si manifesta il desiderio di incontro con la Vita vera presente in ogni uomo, a cui lo Spirito addita Gesù come Stella che orienta i cammini tortuosi della storia, dando loro una nuova direzione: il cuore del Padre.
Ma non tutti sono aperti a questo annuncio di gioia. C'è chi, come Erode, si sente disturbato da questa Presenza, infastidito dalla Luce che potrebbe mettere a nudo le sue opere inique.
"All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme".
Che contrasto tra la trepidazione dei tre Magi e il turbamento del potente che avverte come una minaccia la notizia della nuova Vita! É la perenne lotta delle tenebre che contrastano la Luce, ma esse "non prevarranno" perché non vi è proporzione di forze: Dio è più grande, proprio nella sua infinita piccolezza e umiltà.
"Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia...; si fece dire con esattezza dai Magi il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo'".
L'indagine meticolosa del sovrano, travestita di devozione, cela, in realtà, gli interessi meschini dell'uomo preoccupato di salvaguardare il suo potere. Il re dei giudei, infatti, era lui; egli riteneva di essere il punto di riferimento e di unità del suo popolo. Ora questa "stella", apparsa improvvisamente nel cielo, viene a sconvolgere le sue prospettive, viene a competere con la sua autorità, la sua ricchezza, il suo prestigio.
Anche lui, come israelita, era a conoscenza delle antiche profezie riguardo al Cristo, l'Unto di Dio; anche lui, come i suoi connazionali, lo immaginava, tuttavia, come un capo politico, rivestito di forza e potere, un pericoloso concorrente, dunque, che occorreva eliminare prima che fosse troppo tardi.
Nel cammino di luce, percorso dai Magi seguendo la stella, l'incontro con Erode rappresenta il confronto tra la vita di Dio, che umilmente si propone all'uomo e l'attacco del male che vuole distruggerla, screditarla. È il momento della tentazione, quando essa si affaccia nella nostra esistenza insinua il dubbio che è vano operare il bene, che a niente giova essere figli della luce.
Il cammino del Magi è simbolo dell'itinerario verso la fede dei singoli e di interi popoli, fatto di luci e ombre, rivelazione e mistero, certezze e prove, fortezza e fragilità. La stella che li aveva condotti fin là, ora è scomparsa. È il momento del buio...
Essi, tuttavia, non si scoraggiano; si rimettono in cammino, fiduciosi nella promessa. E, inaspettatamente, la stella ricomincia a brillare: "Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva... Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia".
La sua vista li riempie di una gioia profonda, quella che solo Dio può dare all'uomo, ai popoli; quella che ci rende capaci di uscire da noi stessi, superando ostacoli e contraddizioni, per comunicare ad altri ciò che è avvenuto nel nostro incontro con la Luce.
La stella brilla di nuovo nel misterioso cielo dei Magi, è la stella dell'esodo, della missione, è la forza segreta della fede che sospinge uomini e donne fuori dai loro confini con un unico grande annuncio: "Abbiamo trovato il Bambino..."; e con un invito pressante: "Venite ad adorarlo!" Lo troverete nella sua casa, la Chiesa, casa di tutti i popoli, nella quale tutti sono chiamati ad entrare per camminare alla sua Luce.
"Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra". Il "faccia a faccia" con la Luce, di cui la stella era solo presagio, conduce i Magi a tale gesto non formale, ma profondissimo.
Le ricchezze di ogni popolo: cultura, tradizione, senso del sacro, della vita, della storia, simboleggiate dall'oro, l'incenso e la mirra, si aprono alla Luce e giungono alla loro pienezza nell'incontro con il Cristo.
E dopo questo momento, durato pochi istanti, i tre riprendono il loro cammino. Una rivelazione interiore, avvenuta nel sogno, li sospinge per altri percorsi, fuori dal tiro minaccioso del male, ma la meta non cambia: "fecero ritorno al loro paese".
Essi ritornano sui loro passi, ormai divenuti uomini nuovi, recando il lieto annuncio del Natale, fino ai confini della terra: per Dio non esistono differenze tra popoli eletti e popoli non eletti; tutti sono ormai il suo popolo ed Egli è il Dio di tutti.

Auguri a tutti.