Omelia (24-06-2012) |
mons. Roberto Brunelli |
L'ultimo e il più grande di tutti i profeti Oggi si celebra la nascita di San Giovanni Battista, fissata al 24 giugno, cioè sei mesi prima di quella di Gesù, per rispettare i tempi suggeriti dal vangelo (Luca 1,36): ed è una celebrazione tanto importante che, a differenza di quanto accade per gli altri santi, quando come quest'anno cade di domenica essa prevale sulla domenica altrimenti prevista. L'importanza deriva dalla straordinarietà del personaggio, dimostrata anzitutto da un fatto: mentre i santi sono celebrati non nel giorno della loro nascita (prima del battesimo non erano cristiani) ma della "nascita al cielo", cioè della morte terrena (o, raramente, nella ricorrenza di altri fatti significativi della loro vita), di Giovanni si ricorda invece proprio la nascita terrena, avvenuta - così la tradizione interpreta un accenno del vangelo (Luca 1,41) - senza il peccato originale, come si può dire soltanto di altre due persone: Maria (di qui la festa della sua immacolata concezione) e ovviamente Gesù. Il privilegio riservato al futuro Battista dichiara che egli era nella mente di Dio, come parte del suo progetto di salvezza per l'umanità. Questo significa l'episodio avvenuto alla sua nascita, narrato nel vangelo di oggi (Luca 1,57-66): "Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: ‘No, si chiamerà Giovanni'. Le dissero: ‘Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome'. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: ‘Giovanni è il suo nome'". L'andare fuori dalle usanze, cambiare il nome a una persona (come ha fatto Gesù, cambiando il nome di Simone in quello di Pietro), nel linguaggio biblico denota uno specifico intervento divino. Vi accenna anche la prima lettura (Isaia 49,1-6), in cui un antico profeta dice di sé: "Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome". Nel suo progetto, Dio aveva affidato a Giovanni la missione di precursore immediato del Messia, incaricato di riconoscerlo tale e segnalarne la presenza al popolo. E' quello che è avvenuto una trentina d'anni dopo sulle rive del Giordano, dove Giovanni, mentre esortava il popolo alla penitenza, vedendo giungere Gesù lo indicò ai presenti: "Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!". Nelle vicende riferite dalla Bibbia, grande rilevanza hanno i profeti, cui spettò il compito di preparare la venuta appunto del Messia; colui al quale toccò di vederlo presente e segnarlo a dito è dunque l'ultimo e il più grande dei profeti. L'ultimo: dopo di lui non occorse più pre-annunciare il Messia, ma testimoniarne la venuta. Il compito è passato agli apostoli, ai loro successori, a tutti i cristiani consapevoli, testimoni nel mondo della loro fede. Tornando a Giovanni Battista, la festa odierna attesta che la sua rilevanza è ben presente nella liturgia. Forse non altrettanto nella devozione popolare, un tempo vivissima, come attestano la cinquantina di località che solo in Italia ne portano il nome, le innumerevoli chiese a lui intitolate, gli ancor più numerosi dipinti e sculture che lo raffigurano. In ambito mantovano prende nome da lui San Giovanni del Dosso, e altre cinque parrocchie (Borgoforte, Borgofranco sul Po, Marcaria, Moglia e Roncoferraro) l'hanno come patrono. E quanto alle raffigurazioni, due su tutte si segnalano per il significato, che esalta l'importanza di Giovanni. Nella basilica di Sant'Andrea, cappella del Mantegna, una tavola del grande artista lo presenta neonato (richiamando così la festa di oggi), con i suoi genitori Elisabetta e Zaccaria e la famiglia di Gesù. In cattedrale, nel catino dell'abside, il Viani ha affrescato la Trinità; in adorazione, a rappresentare l'umanità intera, stanno Maria e Giovanni, i suoi esponenti migliori. |