Omelia (11-01-2004) |
a cura dei Carmelitani |
Il Battesimo di Gesù e la sua manifestazione come Figlio di Dio 1. Orazione iniziale Signore, nostro Dio e nostro Padre, ti domandiamo la conoscenza del mistero del battesimo del tuo Figlio. Donaci di comprenderlo come l'ha compreso l'evangelista Luca; come l'hanno compreso i primi cristiani. Donaci, Padre, di contemplare il mistero dell'identità di Gesù così come lo hai rivelato al momento del suo battesimo sulle acque del Giordano e che è presente nel nostro battesimo. Signore Gesù insegnaci in questo ascolto della tua parola che cosa significhi essere figli, in Te e con Te. Tu sei il vero Cristo perché ci insegni a essere figli di Dio come te. Donaci una coscienza approfondita dell'azione dello Spirito che ci invita ad un ascolto docile e attento della tua parola. Spirito Santo ti chiediamo di sedare le nostre angosce, i timori, le paure per essere più liberi, semplici e miti nell'ascolto della voce di Dio che si manifesta nella parola di Cristo Gesù, nostro fratello e redentore. Amen! 2. Lettura a) Chiave di lettura: Il racconto del battesimo di Gesù che la liturgia di questa domenica ci invita a meditare tocca una domanda cruciale della nostra fede: Chi è Gesù? Tale domanda ha ricevuto al tempo di Gesù e lungo la storia un'infinità di risposte che mostrano il tentativo da parte dell'uomo e del credente di accostarsi al mistero della persona di Gesù. In questo nostro percorso meditativo, però, vogliamo attingere alla fonte più genuina e più attendibile, la parola di Dio. Luca nel descrivere la scena del battesimo di Cristo nelle acque del Giordano non è interessato a comunicarci dei dettagli storici o concreti su tale avvenimento ma intende dare a noi che leggiamo il vangelo in questo anno liturgico i primi elementi per comprendere l'identità di Gesù. b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura: Il brano lucano contiene due dichiarazioni sull'identità di Gesù, quella di Giovanni (3,15-16) e quella di Dio stesso (3,21-22). - La prima è provocata dalla reazione del popolo alla predicazione e al battesimo di conversione di Giovanni: non sarà forse lui il messia? (3,15). Giovanni risponde che c'è una differenza sostanziale tra il battesimo con acqua dispensato da lui e quello in «Spirito santo e fuoco» amministrato da Gesù (3,16). - La seconda proviene dal cielo ed è pronunciata durante il battesimo di Gesù. Sullo sfondo della scena c'è il popolo dei battezzati, da cui avanza la figura di Gesù, che, unendosi ad esso, si fa battezzare (3,21). Il centro focale della scena non sta nell'azione battesimale, ma nei fatti che l'accompagnano: si aprono i cieli, lo Spirito scende verso di lui e si ode una voce che annuncia l'identità di Gesù (3,22). c) Il testo: 15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose dicendo: «Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». 21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». 3. Momento di silenzio orante Nel silenzio cerca di rendere vivo nel tuo cuore la scena del vangelo che hai letto, cerca di assumerla, facendo tue le frasi lette, identificando la tua attenzione col contenuto o il significato delle frasi. 4. Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nell'orazione. a) Nel brano che hai letto quale effetto ha prodotto in te la «voce di Dio» che ha dichiarato Gesù «il» Figlio di Dio, l'unico, amato? b) Questa verità è una convinzione condivisa e consapevole per te? c) Il battesimo di Gesù ti ha convinto che Dio non è lontano, chiuso nella sua trascendenza e indifferente al bisogno di salvezza dell'umanità? d) Non ti stupisce il fatto che Gesù scende nelle acque del Giordano a ricevere anche lui il battesimo di penitenza, diventando solidale con i peccatori, lui che peccato non ha? e) Gesù non è un peccatore, ma non si rifiuta di solidarizzare con l'umanità peccatrice. Sei convinto che la salvezza inizia mediante la legge della solidarietà? f) Tu che sei stato battezzato nel nome di Cristo, «in Spirito Santo e fuoco», sai di essere chiamato a sperimentare la solidarietà di Dio con la tua storia personale, così che essa non sia più solidale con il peccato che isola e divide, ma con l'amore che unisce? 5. Una chiave di lettura per coloro che desiderano approfondire la lettura. I. Il contesto del battesimo di Gesù Dopo i racconti dell'infanzia e in preparazione all'attività pubblica di Gesù, Luca narra gli eventi riguardanti l'attività di Giovanni Battista, il battesimo di Gesù, le tentazioni di Gesù; quest'insieme introduce l'attività vera e propria di Gesù e ne dà il senso. L'evangelista concentra in un quadro unico e completo tutta l'attività di Giovanni: dall'inizio della predicazione sulle rive del Giordano (3,3-18) fino all'arresto voluto da Erode Antipa (3,19-20). Quando Gesù compare sulla scena in 3,21 per essere battezzato Giovanni non è più menzionato. Con questa omissione Luca rende esplicita la sua lettura della storia salvifica: Giovanni è l'ultima voce profetica della promessa veterotestamentaria. Ora il centro della storia è Gesù, è lui che dà inizio al tempo della salvezza e che si prolunga nel tempo della chiesa. Un elemento non trascurabile per la comprensione di questi avvenimenti che precedono l'attività di Giovanni Battista e di Gesù è la descrizione geografica e politica della Palestina negli anni trenta. L'evangelista vuole dare una dimensione storica e un significato teologico alla vicenda di Gesù. Vuole dire che non è il potere politico mondiale (rappresentato da Tiberio Cesare) o quello religioso (i sommi sacerdoti) che dà valore e senso agli avvenimenti dell'umanità; è piuttosto «la Parola di Dio che scende su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto» (Lc 1,2). Per Luca, la novità o la svolta della storia inaugurata da Gesù s'inserisce in questo contesto o situazione politica di dominio e di potere profano e religioso. Altre volte, nei racconti dei profeti, la parola di Dio era stata rivolta a particolari situazioni storico-politiche, ma in Giovanni risuona con una certa urgenza: Dio viene nella figura di Gesù. Così che la Parola di Dio chiama dal deserto Giovanni Battista per essere inviato al popolo d'Israele. Il compito di quest'ultimo profeta dell'antico testamento è quello di preparare la venuta del Signore in mezzo al suo popolo (Lc 1,16-17.76). Tale ruolo si concretizza nel preparare tutti a ricevere con il battesimo di conversione il perdono di Dio (Ger 3,34; Ez 36,25) e che implica un cambiamento del proprio modo di vedere il rapporto con Dio. Cambiare vita significa praticare la fraternità e la giustizia secondo l'insegnamento dei profeti (Lc 3,10-14). Bando al perbenismo religioso o sociale il lettore del vangelo di Luca è invitato ad aprirsi alla persona di Gesù, il messia salvatore. Inoltre Luca ci tiene a sottolineare che il profeta Giovanni non ha avuto alcuna pretesa di essere concorrente della figura di Gesù. Anzi il profeta del Giordano si è percepito completamente subordinato alla persona di Gesù: «al quale non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali» (3,16). Non solo, Gesù è il più forte perché dà lo Spirito. L'attività di Giovanni ha un esito violento, alla maniera dei profeti classici. L'autenticità di un profeta emerge dalla sua libertà nei confronti del potere politico: infatti, denuncia con coraggio le malvagità commesse da Erode nella vita del popolo. Dinanzi all'appello del profeta ci sono due risposte diverse: il popolo e i peccatori si convertono, mentre i potenti rispondono con la violenza repressiva. Giovanni termina il percorso della sua esistenza in carcere. Con questo episodio tragico Giovanni anticipa il destino di Gesù rifiutato e ucciso ma che diventa punto di riferimento per tutti coloro che sono perseguitati dal potere repressivo. Infine il Giordano è il luogo fisico della predicazione di Giovanni. É intenzione di Luca creare un legame stretto tra questo fiume e il Battista: Gesù non vi comparirà mai più dopo il suo battesimo, così come Giovanni non sconfinerà mai nelle regioni della Galilea e della Giudea, perché luoghi legati riservati all'attività di Gesù. II. Commento del testo 1. Le parole del Battista su Gesù (Lc 3,15-16) Nel primo quadro del brano evangelico della liturgia odierna Giovanni con parole di sapore profetico afferma che c'è «uno più forte» di lui che sta per venire. Si tratta della risposta del profeta del Giordano all'opinione delle folle che lui fosse il Cristo. Le folle qui ricevono il nome di popolo in attesa, per Luca Israele è considerato un popolo ben disposto o preparato a ricevere la salvezza messianica (almeno prima della crocifissione). Le parole di Giovanni attingono alle immagini dell'antico testamento e hanno la funzione di esaltare il personaggio misterioso del quale sta annunciando l'imminenza della venuta: «ma viene uno più forte di me» (3,16). a) la figura del «più forte» Il Battista inizia a dipingere il ritratto di Cristo con l'aggettivo «forte» che già Isaia applicava al re-Messia, «forte, potente come Dio» (9,5) e che nell'antico testamento costituiva uno degli attributi del Creatore, considerato sovrano dell'universo e della storia: «Il Signore regna, si ammanta di splendore, si cinge di forza» (Sal 93,1). L'espressione «viene uno» echeggia un titolo di sapore messianico che troviamo nel Salmo 118, un canto processionale eseguito durante la festa delle Capanne: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». Tale canto viene applicato da Luca a Gesù durante il suo ingresso a Gerusalemme. Anche il famoso annuncio messianico nel libro del profeta Zaccaria riporta lo stesso messaggio: «Ecco, Sion, a te viene il tuo re..» (9,9). b) Un gesto umile: «io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali» Un altro tratto con cui l'evangelista descrive la figura di Cristo è tipicamente di sapore orientale: «sciogliere il legaccio dei sandali». É il gesto che si addice a uno schiavo. Il Battista dinanzi al messia che viene si sente servo, e per di più umile e indegno: «io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali». Poi presenta il battesimo che il personaggio annunciato compirà: «costui vi battezzerà in Spirito Santo fuoco». Nel Salmo 104,3 lo Spirito di Dio è definito il principio che crea e rigenera l'essere: «Manda il tuo Spirito, tutti sono creati e rinnovi la faccia della terra». Invece il fuoco è per eccellenza un simbolo divino: riscalda e incendia, anima e distrugge, è sorgente di calore e di morte. 2. Le parole dal cielo su Gesù (Lc 3,21-22) Nel secondo quadro è contenuta un nuovo profilo o epifania di Cristo. Questa volta è Dio stesso, e non Giovanni, a dipingere il ritratto di Cristo con delle parole solenni: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Questa presentazione e definizione di Cristo è sorretta da una vera e propria coreografia celeste (il cielo che si apre...la discendenza dello Spirito come di colomba...la voce dal cielo) per mostrare la qualità divina delle parole che stanno per essere pronunciate sulla persona di Gesù. a) La colomba è simbolo dello Spirito di Dio che invadeva i profeti, ma ora viene effuso in pienezza sul messia come aveva predetto Isaia: «Su di lui si poserà lo Spirito del Signore» (11,2). Il simbolo della colomba sta a indicare che nella venuta di Gesù si realizza la presenza perfetta di Dio che si manifesta nell'effusione del suo Spirito. É questa pienezza di Spirito Santo che consacra Cristo per la sua missione salvifica e per il compito di rivelare agli uomini la parola definitiva del Padre. Senz'altro il segno della colomba indica al lettore del racconto del battesimo che Dio sta per incontrarsi con l'uomo. L'intreccio di questo incontro si avvera nella persona di Gesù. Se il Battista aveva presentato Gesù come il messia - che nell'AT rimane sempre un uomo, anche se perfetto - ora Dio si accinge a definire Gesù come il Figlio «prediletto». Titolo che indica una presenza di Dio suprema e che supera quella che si sperimentava nel culto o in altri aspetti della vita d'Israele. b) La voce divina è un altro segno che accompagna la manifestazione di Gesù nelle acque del Giordano. Essa evoca due testi dell'AT. Il primo è un canto messianico che cita alcune parole di Dio rivolte al suo re-Messia: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato» (Sal 2,7). Nell'AT sia la figura del re che del Messia erano considerati come figli adottivi di Dio; invece, Gesù è il figlio prediletto, sinonimo di unigenito. Il secondo testo che illumina il significato delle parole pronunciate dalla voce del cielo è un passo attinto ai Canti del servo del Signore e che la liturgia della parola di questa domenica ci propone come prima lettura: «Ecco il mio servo che io sostengo, ecco il mio eletto in cui mi compiaccio» (Is 42, 1). Nella persona di Gesù convergono o si rendono presente due figure presentate da Isaia: la speranza del messia-re e la figura del messia sofferente. Non è improprio dire che la scena del battesimo presentata da Luca è una vera catechesi sul mistero della persona di Gesù, messia, re, servo, profeta, Figlio di Dio. Inoltre, dalla voce del cielo traspare la qualità trascendente, divina, unica della persona di Gesù. Tale appartenenza di Gesù al mondo di Dio sarà visibile, palpabile, sperimentabile anche nella sua umanità, nella sua presenza in mezzo agli uomini, nel suo peregrinare tra le strade della Palestina. Quindi la Parola di Dio in questa domenica intende mostrarci con il racconto del battesimo la solenne presentazione di Gesù al mondo. Essa sarà completa solo nella croce e nella resurrezione. Infatti sulla croce vengono riproposti due volti di Cristo, quello umano-salvifico con la morte in croce per la nostra redenzione, quello divino tramite la professione di fede del centurione: «Veramente costui è Figlio di Dio!». La parola di Dio in questo giorno del Signore ci invita a contemplare e adorare il volto di Cristo che S.Agostino ha così presentato in una sua riflessione: «in quel volto noi riusciamo a intravedere anche i nostri lineamenti, quelli del figlio adottivo che il nostro battesimo rivela». 6. Salmo 42 Quando sperimentiamo il silenzio di Dio nella nostra vita, non scoraggiamoci, ma coltiviamo sempre la nostra sete di Lui assieme a tutti i fratelli, camminiamo sulle strade del Regno, certi di trovare la sua presenza in Cristo Gesù. La ricerca del volto di Dio Come una cerva assetata desidera l'acqua, così anch'io anelo a te, mio Dio Io ho sete del mio Dio, del Dio vivente: quando potrò vedere il volto di Dio? Sono mio pane le lacrime di giorno e di notte, mentre mi si dice tutto il giorno: «Dov'è il tuo Dio?» E ora mi sento commuovere nel ricordo di un tempo, quando andavo alla casa di Dio fra moltitudini in festa Perché sei triste, anima mia perché ti agiti in me? Spera in Dio, ancora lo proclamerò: mia salvezza e mio Dio! 7. Orazione finale Signore Dio, mentre il tuo Figlio Gesù veniva battezzato da Giovanni Battista nel Giordano ha pregato. La tua voce divina ha ascoltato la sua preghiera squarciando i cieli. Anche lo Spirito Santo si è mostrato presente sotto forma di colomba. Ascolta la nostra preghiera! Ti preghiamo di sostenerci con la tua grazia perché sappiamo comportarci veramente quali figli della luce. Donaci la forza di abbandonare le abitudini dell'uomo vecchio, per essere continuamente rinnovati nello Spirito, rivestiti e pervasi dai pensieri e sentimenti del Cristo. A te Signore Gesù che hai voluto ricevere da Giovanni Battista il battesimo di penitenza vogliamo volgere lo sguardo del nostro cuore per imparare a pregare come tu pregavi il Padre al momento del battesimo, con abbandono filiale e totale adesione alla sua volontà. Amen! |