Omelia (24-06-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di don Nazzareno Marconi PRIMA LETTURA Dal libro del profeta Isaia (49,1-6) Questo brano di Isaia - il secondo "canto del servo" - sottolinea la missione profetica di colui che Dio ha scelto per portare il suo messaggio agli uomini: farli passare dalle tenebre dell'errore alla luce della legge divina. Nel pensiero di Isaia, la profezia riguardava in primo luogo il popolo d'Israele, scelto da Dio per essere luce tra le nazioni pagane; ma poi si rivolgeva soprattutto al futuro messia. La liturgia applica oggi questo brano a Giovanni Battista, chiamato da Dio fin dal seno materno ad essere il precursore di Cristo. SECONDA LETTURA Dagli Atti degli Apostoli (13,22-26) Paolo proclama che colui, di cui il Battista aveva annunciato la venuta imminente, è Cristo Gesù. Mantenendo la promessa fatta alla casa di David, egli è venuto a salvare Israele. Questo discorso, fatto da Paolo ad Antiochia di Pisidia, riassume a grandi tratti le tappe della storia del popolo di Dio, il popolo d'Israele. Giovanni si situa quasi a cerniera tra l'Antico e il Nuovo Testamento: la venuta del Salvatore è imminente. Egli ha ricevuto la missione di mettere in allarme i Giudei e di invitarli e convincerli ad accoglierlo. VANGELO Dal vangelo secondo Luca (1,57-66.80) Nel vangelo di Luca si parte con i racconti dell'infanzia di Gesù e del Battista posti in parallelo. Dei due si narra l'annunciazione, la nascita, i primi tempi dell'infanzia. Innanzi tutto questo parallelismo mostra la volontà dell'evangelista di situare Giovanni e Gesù in rapporto, o meglio il primo in funzione del secondo. Per i primi cristiani, la comprensione di questo fatto che a noi appare evidente non era così semplice; Giovanni Battista aveva assunto una importanza notevole nella Palestina contemporanea a Gesù, e comprendere come la sua missione si armonizzasse o fosse stata sostituita da quella di Gesù, non era facile. Secondo la presentazione di Luca, appare evidente che Giovanni e Gesù, senza dubbio, fanno parte dello stesso progetto di Dio. Se però questi due personaggi sono parti di un unico progetto divino, la diversità nel mostrare gli inizi delle loro vite insegna in modo evidente la superiorità di Gesù. Giovanni fa ancora parte del tempo dell'attesa, del tempo dell'Antico Tempio, è l'ultimo virgulto di questo periodo. Con Gesù invece si apre il tempo nuovo, della Liberazione, della Salvezza. Il primo nasce e vive in funzione del secondo. Gli stessi titoli, riferiti a Gesù da voci autorevoli: l'angelo, persone "ripiene di Spirito Santo"; Gesù stesso nel tempio, sono immensamente più grandi di quelli riservati a Giovanni. Infatti se di Giovanni si può dire che è un grande profeta, Gesù è il Signore ed il Salvatore. E' la fede piena nel Cristo risorto che si esprime dietro i primi due capitoli di Luca. La nascita del Battista ci introduce così nella storia della salvezza: Dio si è compromesso con la storia degli uomini intervenendo per proporre loro un progetto di salvezza. I racconti sul precursore ancora bambino sottolineano l'idea che Dio ha cominciato il suo progetto insegnando progressivamente ad un popolo a sperare in questa salvezza. Mentre nei racconti sul Salvatore bambino questa salvezza viene offerta come reale e vicina: ai pastori, a Maria, a tutti coloro che rappresentano il popolo in attesa della salvezza, Dio la offre in Gesù. L'attuazione della salvezza comincia con la nascita di Giovanni. Essa riempie gli animi di gioia e li spinge ad elevare un canto di ringraziamento a Dio e a ricolmare di felicitazioni la madre del bambino. Il centro di questo racconto è la questione del nome da dare al bambino. Il nome indica la natura della persona, la sua missione, il suo valore unico e irripetibile. Giovanni significa "Dio fa grazia"; significa dono, grazia, amore di Dio. In questo nome, c'è tutto il programma che è chiamato a realizzare: Dio sta per dare una prova inaudita della sua misericordia verso gli uomini. Inoltre, mentre l'uso ebraico di imporre al neonato il nome del genitore o di un antenato voleva indicare la continuità con il passato, il nostro racconto vuol accentuare la novità che sta arrivando. Questo bambino ha un cammino proprio da percorrere, indipendentemente dalla parentela o discendenza carnale. Ogni vita, ogni nascita è dono di Dio. La nascita di un uomo non è mai un caso, è sempre il compimento di un disegno d'amore di Dio. La Bibbia ripete a più riprese questo importante messaggio: Il Signore mi ha disegnato con amore sul palmo della sua mano (Is 49,16), fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome (Is 49,1), è lui che ha creato le mie viscere e mi ha tessuto nel grembo di mia madre (Sal 139,13), "Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio" (Sal 139,14). Dio dice ad ogni uomo: "Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e ti amo" (Is 43,4). Ogni nascita è una dilatazione dell'amore e della misericordia del Signore, la cui tenerezza si espande su tutte le creature (Sal 145,9). Solo se si capisce così una nascita, si può comprendere il vero valore e il vero spessore di una vita. I vicini e i parenti si rallegrano con Elisabetta perché il Signore ha manifestato in lei la sua grande misericordia. Il credente è colui che vede l'azione di Dio dove il non credente vede solo l'azione dell'uomo. Il versetto conclusivo presenta infine un tema caro a Luca: l'ascolto della parola di Dio deve mettere radice nel cuore, crescere e fruttificare. E' un invito rivolto anche a chi partecipa a questa liturgia. |