Omelia (11-01-2004)
Comunità Missionaria Villaregia (giovani)
Tu sei mio figlio

Durante le feste natalizie ci siamo scambiati con gioia, tra amici e parenti, gli auguri desiderando, gli uni per gli altri, le cose più belle che riempiono il cuore di serenità e di pace.
Qualcuno l'ho visto preoccupato di consultare l'oroscopo, qualche altro ha affidato alla "sorte" il nuovo anno con la speranza, magari, di vincere finalmente un mucchio di milioni alla lotteria. Quando la gente, con volto mesto, manifestava questi "mesti" desideri mi veniva voglia di gridare loro "Abbiamo ricevuto il dono più grande, lo possediamo fin da quando i nostri genitori decisero battezzarci: siamo Figli di Dio."
Il vangelo di questa domenica fa memoria del battesimo di Gesù che fa da collegamento tra le feste natalizie e il "tempo ordinario".
C'è un legame profondo, anche se non immediato, tra il battesimo di Gesù e il nostro battesimo che ci offre l'opportunità di rinnovare oggi la nostra fede, la nostra appartenenza alla chiesa, il nostro "essere figli" adottivi del Padre.
Il battesimo di Gesù, considerato una seconda epifania ( = manifestazione ) conclude la fase di silenzio della vita di Gesù e inaugura la nuova fase: la vita pubblica, l'inizio della sua missione come Salvatore e Redentore che tocca la storia di ogni uomo.
Forse qualcuno può chiedersi: se Gesù era il vero Unigenito Figlio del Padre perché ha chiesto a San Giovanni di essere battezzato? Riflettiamo insieme su questa domanda. S. Giovanni sapeva bene che Gesù era il Messia alla cui venuta preparava la folla di israeliti che si recavano da lui.
Che emozione avrà provato S. Giovanni quando vide tra la gente in fila Gesù che chiedeva il battesimo, come facevano gli altri, e non confessa i peccati perché non aveva bisogno di pentirsi, ne di purificarsi.
Gesù non si tirò indietro e volle essere battezzato come gli altri perché voleva essere simile a noi uomini in tutto tranne che nel peccato. Voleva quindi vivere, pregare, soffrire ed osservare le regole e i riti praticati dagli ebrei, perciò anche il battesimo.
Gesù si immerge nelle "acque", nei peccati, nelle infedeltà, nei tradimenti, nelle ferite degli uomini caricandoli su di se per redimerli poi sulla croce.
Come risposta a questo gesto di umiliazione di Gesù il cielo chiuso si apre e si sente una voce dal cielo che dice "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Non un segno ma la voce del Padre che dichiara le divine origini di Gesù e nello stesso tempo lo introduce all'attività pubblica.
Noi con il Battesimo siamo diventati Figli di Dio. Da quel momento possiamo e dobbiamo chiamare Dio "Padre nostro " e Gesù è diventato il nostro fratello maggiore, il "primogenito".
Quanto siamo importanti per Dio Padre!
Un giorno, dopo aver amministrato i battesimi, di sera tardi, verso le 10, intravedo un'ombra presso il portone della chiesa. Mi avvicino e trovo un giovane inginocchiato nei gradini. "Che fai a quest'ora? Perché non vai a dormire?" "Padre lasciami ancora un po', lasciami pregare". "Non hai pregato abbastanza tutto il giorno? Che cosa dici ancora al Signore?". "Gli ripeto: Grazie Signore per avermi fatto cristiano! E' così grande la grazia che il Signore mi ha fatto, che non so come ringraziarlo abbastanza".
Dal nostro Battesimo sono passati 15, 23, 30 anni; sono già tanti anni che siamo Figli di Dio. Oggi possiamo domandarci se Dio, al guardarci, è contento/soddisfatto di noi come i suoi figli. Amiamo Gesù come il nostro miglior fratello più grande? Ci ricordiamo di ringraziare il Signore?
Il modo più bello per ringraziare Gesù per il Battesimo è amando e facendo del bene a tutti gli uomini e specialmente ai bambini che incontriamo. Mediante il Battesimo Dio è diventato il nostro Padre comune e gli altri i nostri fratelli e sorelle; siamo tutti una grande famiglia di Dio. Se avete dubbi circa l'amore che Dio nutre per voi, se vi è difficile accettare il pensiero di starGli immensamente a cuore, può esservi d'aiuto questa storia.
C'era una volta un ragazzino che aveva costruito una barca a vela. Ne aveva scavato con cura lo scafo nel legno, l'aveva smerigliato con estrema attenzione dipingendolo infine con ogni possibile delicatezza - poi aveva ritagliato la vela dalla più candida delle stoffe. Una volta terminato, non vedeva l'ora di varare la sua barchetta e così la portò subito al largo. Trovò uno spiazzo d'erba vicino alla riva e, inginocchiatosi, depose con cautela il piccolo vascello sul pelo dell'acqua. Soffiò un pochino nella vela e si mise ad aspettare.
Ma la barca non si muoveva e così il ragazzo soffiò più forte, finché il vento colmò la piccola vela e la barchetta prese il largo. "Si muove! Si muove!" gridava, battendo le mani e saltando sulla riva del lago. All'improvviso il ragazzo si fermò. Si era reso conto di non aver assicurato la barchetta con uno spago. Vide la sua creatura spingersi sempre più lontano sinché non sparì del tutto dalla sua vista.
Il ragazzino era felice e triste nello stesso tempo: orgoglioso che la sua barca veleggiasse bene, ma triste di averla perduta. Corse a casa in lacrime.
Qualche tempo dopo, stava andando a zonzo in paese quando per caso passò davanti a una bottega che vendeva giocattoli vecchi e nuovi. E in vetrina c'era la sua barca. Era in estasi. Corse dentro e disse entusiasta al negoziante: "quella è la mia barca. La mia."
L'uomo squadrò il ragazzino e rispose: " Ti sbagli. L'ho comprata. Adesso è in vendita".
"Ma è la mia barca!" gridò il piccolo. "L'ho fatta io. L'ho varata e poi l'ho persa. E' mia!"
"Ti sbagli" ripetè il negoziante. "Se la vuoi te la devi comperare."
"Quanto costa?" chiese il ragazzo. Quando ebbe sentito il prezzo ebbe un tuffo al cuore. Nella sua piccola cassaforte, a casa, c'era soltanto qualche spicciolo. A capo chino se ne uscì dal negozio.
Ma il ragazzino era un tipo deciso. Tornato a casa, andò nella sua stanza e contò i suoi averi fino all'ultima monetina per scoprire quanto denaro gli mancava per potersi ricomprare la sua preziosa barca. Fece qualche lavoretto e risparmiò: adesso aveva i soldi. Corse di nuovo al negozio, sperando che la barca fosse ancora lì. Sorrise: eccola in mezzo alla vetrina al solito posto.
Entrò nel negozio, rovesciò le tasche e depose tutto il suo denaro vicino alla cassa. "Voglio comprare la mia barca" esclamò.
Il negoziante prese la barca dalla vetrina e la mise nelle mani del ragazzino, eccitatissimo. Il piccolo strinse la barchetta al petto e corse a casa dicendosi pieno di orgoglio: " Tu sei la mia barca. La mia! Sei due volte mia! Mia perché ti ho fatto, e mia perché ti ho riconquistato!"
Immaginate ora di essere quella barchetta: in questo caso, dovete sapere che qualcuno vi ama. E' la buona novella che ho per te, fratello mio, è proprio questa: tu sei davvero quella barca! Gesù Cristo è quel ragazzino. E la sua croce è il prezzo. Tu sei due volte il Figlio di Dio. Lo sei in primo luogo perché Lui ti ha creato. E lo sei anche perché ti ha riconquistato con la sua Incarnazione e con la sua morte sul calvario pagando il prezzo più alto pur di ricondurti a casa.
Come si può resistere a un amore così grande? Trova un momento per rinnovare il tuo battesimo e ringraziare il Signore per un dono così grande!

Buona settimana.