Omelia (24-06-2012)
Marco Pedron
E' il nuovo che ci fa vivi

Oggi la Chiesa ci presenta una festa particolare: la Nascita di Giovanni Battista.
La Chiesa celebra la festa del Battista perché Giovanni è stato il primo maestro di Gesù. Gesù è stato discepolo di Giovanni, poi si è distaccato da lui e ha fatto la sua strada (molto diversa da quella del Battista: nei vangeli infatti troviamo contrasti e dissidi fra i discepoli dei due).
Inoltre Giovanni sarà per sempre legato a Gesù: è il suo precursore. Giovanni annuncia che un mondo è finito, Gesù annuncia un mondo nuovo e che inizia. Per questo "devono" essere parenti, cioè legati.

Per capire il vangelo di oggi dobbiamo fare un salto indietro. Zaccaria, il padre del Battista, è un sacerdote. Teoricamente doveva essere un onore: in realtà non lo era.
Giuseppe Flavio ricorda infatti le lotte con le parole e con i sassi tra sacerdoti e sommi sacerdoti (gli ingordi dei sommi sacerdoti infatti rubavano le pelli degli animali immolati che spettavano ai sacerdoti). E i sacerdoti durante il loro turno s'abbuffavano divorando la carne degli animali sacrificati. Le indigestioni erano così forti e frequenti (come pure le ubriacature anche se erano proibite) che nel tempio c'era un medico incaricato a curare ciò.
Zaccaria è un sacerdote (Lc 1,5): in Palestina ve ne erano circa 18.000 su 600.000 persone. Si diventava sacerdoti non per vocazione ma per nascita: di padre in figlio.
Zaccaria (zakar=ricordare: Dio davvero si ricordò di lui!) era sposato con Elisabetta (=Dio è pienezza: e così realmente fu!) e il vangelo dice che erano "giusti e che osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore" (Lc 1,6). Giusto non ha il senso di giustizia che ha per noi, ma indica colui che rispetta per filo e per segno tutte le regole religiose. Allora: Zaccaria è un ebreo d.o.c. perché rispetta tutte i 613 precetti religiosi. Lui sì che li rispetta tutti, non come gli altri sacerdoti. E pensando a come si comportavano i sacerdoti del tempo, era veramente degno di nota il suo comportamento! Quindi: è un buon uomo, un buon religioso, un buon credente e un uomo giusto. Ma non è felice!
C'erano un cavallo e un cane che si amavano "da morire". Il cavallo dava al cane la miglior erba e il cane, al cavallo, i migliori ossi. Ognuno dava all'altro il meglio di ciò che aveva. Si amavano così tanto che morirono di fame.
Una famiglia così è perfetta, da Beverly Hills: non le si può appuntare nulla. Sono il massimo, l'esempio, il meglio. Ha tutto, a parte una cosa: la vitalità.
E infatti Zaccaria ed Elisabetta non hanno figli. Sono sterili (Lc 1,7). Nella Bibbia Dio punisce l'empio con la sterilità (Gb 15,34). La sterilità fuori, è segno di quella interiore.
Il vangelo apocrifo di Tommaso, vangelo molto vicino a quelli canonici, ha una parabola che molti studiosi ritengono proprio di Gesù. Dice: "Il regno del padre è come una donna che stava trasportando una giara piena di cibo. Mentre stava camminando sulla strada, ancora distante da casa, il manico della giara si ruppe e il cibo cadde dietro di lei sulla strada. Lei non se ne accorse; non aveva notato il problema. Quando giunse a casa sua, appoggiò la giara a terra e la trovò vuota".
La vita di alcune persone è così: non è cattiva, forse non hanno fatto nulla di male, è che è vuota. Alcune persone pur vivendo sono senza vita: non sanno più ridere, sorridere, commuoversi; non sanno fare qualche piccola pazzia; non sanno lasciarsi andare agli slanci e agli entusiasmi; sono cinici, professionali, freddi, calcolatori; non sanno più lasciarsi riscaldare dall'amore, ecc.
Molti uomini hanno perso la gioia di vivere, il gusto di sapere e di conoscere, il desiderio di migliorarsi, la forza per superare i propri ostacoli: non vibrano più e non sanno più entusiasmarsi. Sono vuoti.
La tua vitalità è qui in te ma tu sei altrove. E quando si è lontani da sé si è tristi, insicuri e dispersi. E più una vita pesa e più è vuota.
Molti uomini corrono sempre: non corrono perché hanno tante cose, hanno tante cose per correre sempre. Perché se si fermassero non saprebbero perché corrono.

Zaccaria ed Elisabetta sono così: talmente religiosi che sono vuoti, senz'anima.
Quando l'angelo arriva Zaccaria reagisce come un uomo freddo, secco, sterile: "Come posso conoscere questo?" (Lc 1,18). Dentro non ha speranza, non ha slancio, ha solo cinismo. "Nessuno ti cambia la vita; gira e rigira sono sempre le solite cose; niente di nuovo sotto il sole; bisogna essere realisti; bisogna accontentarsi; l'amore passa nel tempo". Zaccaria è un uomo spento. Forse un giorno era acceso, ma ora non più.
Ma allora ci chiediamo: a cosa serve tutta la sua preghiera? E tutto il suo essere così religioso? A poco. C'è una preghiera e un incontro con Dio che ti cambia la vita, che ti fa diverso, più vitale e fiducioso. Dio è la buona novella: è buona perché è nuova, perché ti spinge sempre oltre e ti fa sempre "oltre".
E c'è una preghiera che è un rito rassicurante, un po' ossessiva, che compensa le paure interne, cristallizzandoti e rinforzando la tua paura. Questa preghiera non ti cambia, ti rinforza solo in ciò che già credi, per questo è rassicurante.
Durante la celebrazione della Messa domenicale, scoppiò improvvisamente un violento temporale. Un fulmine colpì il campanile e fece tremare le pareti della chiesa che era gremita di gente. Il celebrante, visibilmente scosso, si rivolse ai fedeli: "Interrompiamo un attimo la Messa e mettiamoci a pregare...".

Ma un giorno a Zaccaria appare l'angelo del Signore (=Dio stesso) e gli dice: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni" (Lc 1,13). Zaccaria dovrebbe essere l'uomo più felice del mondo: la cosa che più desiderava, gli arriva. E invece no!
Infatti gli risponde: "Come è possibile? Io sono vecchio e mia moglie avanti negli anni" (Lc 1,18). Perché Zaccaria rifiuta ciò che da sempre aspettava? Perché ciò che chiede ha delle conseguenze. Spesso noi vorremmo delle cose ma non le conseguenze di ciò che chiediamo.
C'è un uomo che ha fatto di tutto per diventare il direttore di un coro. Lui cerca di accontentare tutti, ma si sa, quando si dirigono tante persone la cosa non è possibile. Per cui c'è chi si lamenta, chi mugugna, chi lo critica. Adesso vuole lasciare il coro (dopo solo sei mesi di direzione) perché lui non ce la fa a sostenere la conflittualità e il dissenso inevitabile.
Una donna si è innamorata di un uomo che commercia con l'estero. Lui gliel'ha detto: "Guarda che io spesso sono via per lavoro e non posso essere presente a casa. Ti va bene lo stesso?". "Sì, sì, sì, certo...". Solo che adesso lei brontola sempre che lui non è a casa. Ma lo sapeva, lui era stato chiaro, doveva pensarci prima.
Un uomo ha avuto un tumore all'intestino. La sua guida gli ha detto: "Devi perdonare la porcata che ti hanno fatto. Finché la tieni dentro di te e non la lasci andare non ne uscirai". Lui non voleva assolutamente ammettere di essere arrabbiato (e invece era furioso!)... Voleva la guarigione ma non le conseguenze della guarigione. Poi l'ha fatto e adesso è guarito.

Cos'è che Zaccaria non accetta della nascita di Giovanni, il figlio tanto desiderato? Quando l'angelo gli appare gli dice due cose che lui non si aspetta.
1. "Lo chiamerai Giovanni". Zaccaria quando sente questo dice: "Eh no! Perché devo chiamarlo come vuoi tu?". La tradizione infatti insegnava che al primogenito veniva imposto il nome del nonno o del padre: era il figlio incaricato a continuare le tradizioni e la religiosità nella famiglia. Perché bisogna chiamarlo Giovanni (1,13)? Non c'è nessuno che si chiami così (1,61).
Zaccaria capisce il senso di tutto ciò: cambiando nome Dio rompe quella linea genealogica. Il vostro modo di vivere è sterile, vuoto, mortale: io lo cambio.
E il Battista sarà proprio così: l'uomo che annuncerà la fine di un mondo e l'inizio di uno nuovo. Dirà: "Tutto ciò a cui avete creduto (e suo padre era un sacerdote) è finito. Sta per arrivare il Messia: lui sistemerà ogni cosa". E suo figlio non andrà al tempio ma nel deserto, che era il luogo di rifugio dei sobillatori, dei rivoluzionari, di coloro che non accettavano il regime.
Einstein diceva: "E' più facile per un uomo spezzare l'atomo che ciò che crede".
Quanto abbiamo sofferto (e stiamo soffrendo) per accettare che tutti gli uomini, qualsiasi sia il colore della pelle, sono uguali e hanno gli stessi diritti e doveri? Una semplice credenza: "Noi siamo migliori" ci ha fatto soffrire per migliaia di anni.
Quanto dovremo soffrire prima di poter dire: "Dio è il Dio di tutti. Nessuno è escluso. Nessuno."?
Quanto dovremo soffrire prima di poter cambiare le nostre convinzioni?
E' venuto un signore e mi ha detto: "Sa padre, ho un tumore allo stomaco". "Mi dispiace", dico io. "Sì, è colpa di mio figlio: gli ho lasciato la mia attività... si guadagna benissimo e lui non la vuole!". Ma si può morire (perché è morto) per una credenza ("tu, figlio mio, devi continuare la mia attività")?
Un uomo ha detto: "Da quando mi hanno detto che Adamo ed Eva non sono mai esistiti, io in chiesa non ci vado più!". Si era attaccato ad un'idea, gliel'hanno tolta e lui adesso è arrabbiato perché gliel'hanno tolta. Era tutto quello che aveva. Come i tossicodipendenti: non togliere loro la "dose", anche se li fa morire.
"Sai perché i denti si spezzano e la lingua no?". "No, perché?". "Perché la lingua è flessibile e i denti sono rigidi". Alcuni uomini sono come i denti: rigidi, chiusi, hanno smesso d'imparare, d'osare, di crescere.

2. L'angelo gli dice che il compito di Giovanni Battista sarà quello di "ricondurre i cuori dei padri verso i figli" (Lc 1,16). Qui Lc cita Malachia dove si dice di "ricondurre sì i cuori dei padri verso i figli" ma anche "il cuore dei figli verso i padri" (Ml 3,24). Perché qui invece solo i padri verso i figli?
Perché i figli ora (cioè il Battista) non continueranno più la discendenza padri-figli: prima i figli erano i portatori e i continuatori dell'eredità materiale, spirituale, valoriale, ideale, dei padri; ma adesso saranno i padri che dovranno convertirsi ai figli (Zaccaria a suo figlio Giovanni; Maria a suo figlio Gesù).
L'evoluzione avviene in due sensi: da quelli prima a quelli dopo. Il genitore al figlio; il maestro al discepolo; l'insegnante all'alunno; chi ha esperienza a chi non ce l'ha. E' la trasmissione della tradizione, di tutto ciò che faticosamente quelli prima di noi hanno imparato e vissuto. E' un grande patrimonio: il patrimonio dell'esperienza.
Ma anche da quelli dopo a quelli prima: Gesù a Maria; Giovanni a Zaccaria; il vangelo al mondo ebraico; il figlio insegna al padre; il giovane insegna al vecchio, ecc. E' la trasmissione del nuovo: il più giovane vive il nuovo e lo insegna a quelli prima di lui. E' il patrimonio della novità.
Bisogna lasciare che quelli "più piccoli; più giovani" ci insegnino. Bisogna essere flessibili e non ritenersi gli unici depositari della verità. Bisogna avere l'umiltà che "quelli sotto di noi" ci insegnino cose che noi non sappiamo. Bisogna accettare che quelli "non preparati come noi" a volte sanno cose che noi non sappiamo.
Ma Zaccaria non lo accetterà. E diverrà muto (1,22). E' vecchio, ma non fuori, dentro. Lui ha già stabilito tutto e non c'è più spazio per il nuovo. E' già morto.
Questo vangelo è all'inizio del vangelo di Lc e non a caso è qui. Chi infatti incontrerà Gesù? I religiosi? I sacerdoti? Quelli tutti d'un pezzo? Quelli pieni di certezze? Nessuno di loro.
Lo incontreranno gli impuri, i pagani (Mt 8,1-13), le prostitute e i miscredenti (Mc 2,15-17; Mt 11,19), gli eretici e i samaritani (Gv 4), i ladri (Lc 19,1-10; Mc 2,13-15), cioè tutti e solo coloro che erano disponibili ad uscire dalle loro strade fatte, preconfezionate e già stabilite.
Il discepolo disse un giorno al maestro: "Perché non incontro mai il Signore?". "L'hai mai incontrato in questa via (spirituale)?". "No". "Allora cambia via! Perché in questa si vede che non c'è".

Elisabetta comunque rimane incinta (Lc 1,24). Il vangelo di oggi è la prosecuzione: Elisabetta partorisce (Lc 1,57). Qui viene descritta non tanto la nascita del Battista ma la sua circoncisione (Lc 1,59). Infatti all'ottavo giorno la Legge prescriveva di circoncidere il neonato (Gn 17, l2; Lv 12,3; Fil 3,5). Con questo rito il bambino maschio veniva ammesso alla comunità di Israele e alla Legge. Il rito veniva normalmente compiuto dal capofamiglia, assistito dai parenti e dalla gente del vicinato. Ecco perché ci sono i parenti e vicini (Lc 1,59). In questa occasione il capofamiglia imponeva il nome al figlio. Le donne non avevano autorità su tutto questo.
Tutti si aspettano che Zaccaria dia a suo figlio il suo nome: è la prassi comune. E' il segno di una tradizione che continua. Ma interviene Elisabetta: "No, non si chiamerà come suo padre. Si chiamerà Giovanni".
Vedete: ogni rottura (di rito, di tradizione, di uso, di consuetudine) comporta scombussolamento e rifiuto.
"La verità (e lo stesso per la novità) passa per tre gradini: dapprima viene ridicolizzata; poi viene violentemente contrastata; infine viene accettata come ovvia" (Schopenhauer).
Tutti gli anni una coppia andava per Pasqua a mangiare dai genitori di lei. L'anno in cui non ci andarono (perché preferirono mangiare Pasqua a casa loro) i genitori non parlarono più alla figlia per due mesi: "Ma cosa ci hai fatto?". Ma cosa vi avrà fatto di così male?

Allora i parenti e i vicini cercano conforto e aiuto in Zaccaria (Lc 1,62). E pensano: "Lo sappiamo suo padre non sarà d'accordo con Elisabetta, sua moglie".
Quello che fanno è la prova sociale. Credo in una cosa e per rinforzare ciò che credo chiedo o mi giustifico dicendo che anche tutti gli altri credono come me.
Quando Copernico disse: "Non è il sole che gira attorno la terra", gli dissero: "Impossibile, tutti pensano così, come noi". Lo pensavano tutti solo perché ancora tutti non sapevano quello che lui sapeva.
Negli anni '50-'60 fu diffuso un farmaco, la talidomide: aveva un effetto anti-nausea per le donne gravide. Alcuni dissero. "E' pericoloso!". Ma quasi tutti i medici del tempo: "No assolutamente". Nacquero migliaia di bambini con malformazioni. Nel 1961 fu ritirata dal commercio.
1. Perché una cosa la fanno anche gli altri non vuol dire che sia più giusta, ma solo che è più "fatta".
2. Più cerchi il consenso su qualcosa e meno tu ci credi (altrimenti non cercheresti conferme).

Solo che nel frattempo, finché è rimasto muto, qualcosa in Zaccaria è cambiato. Zaccaria ha permesso a quello che accadeva (a suo figlio) di cambiarlo, di farlo diverso, di trasformarlo.
E quando gli chiedono come vogliono che si chiami, visto che non può parlare, prende una tavoletta e scrive: "Giovanni è il suo nome!" (Lc 1,63). Zaccaria ha capito.
E proprio perché ha permesso al nuovo di cambiarlo e di farlo diverso, torna a parlare (Lc 1,64), e non solo parlerà ma addirittura canterà pieno di Spirito Santo il Benedictus (Lc 1,67-79).
E l'uomo muto (Zaccaria) quando sarà vivo, come Maria che canta il magnificat (Lc 1,46-55) o Elisabetta (1,42-45), canterà. Chi è vivo ha la gioia che esce da tutte le parti e da tutti i pori.

Cosa può voler dire per noi questo vangelo? E' il nuovo che ci fa vivi!
Qual è infatti la cosa che più ci fa sentire vivi, eccitati, pieni di vita? Il nuovo. Quando nasce tuo figlio (nuovo), ti senti felicissimo. Quando inizi certe cose nuove, ti senti "alle stelle".
Ogni giorno noi mangiamo del nuovo cibo perché il corpo rimanga in vita.
In ogni istante noi respiriamo nuova aria e tutto il nostro corpo si rinnova costantemente. In due mesi tutte le cellule del nostro corpo sono nuove. Siamo immersi nel nuovo anche se non lo sappiamo.
Vangelo vuol dire buona nuova. E Gesù fu rifiutato non perché il suo messaggio era buono, ma perché era nuovo. Eppure noi abbiamo bisogno proprio del nuovo.
Se io ho un pennarello e ti dico: "Fai un disegno", tu lo fai, ma quello è il colore. Ma se io ho un colore nuovo o magari tre colori nuovi, dieci colori nuovi, allora sì che tutto cambia.
Se tu sai che le azioni dell'azienda Tal dei Tali andranno su (e lo sai solo tu), le comprerai oggi e le venderai domani. E' il sapere qualcosa di nuovo che ti permette di evolvere.
Incredibile ma vera è la storia di Akio Morita (la si trova nel suo libro Made in Japan). Il signor Morita è il co-fondatore della Sony Corporation. Un giorno la Bulova Corporation volle acquistare 100.000 delle sue nuovissime radio, in un'epoca dove la sua società non ne produceva neppure 10.000 al mese. La somma che gli proponevano era pari a dieci volte il valore della società. La Bulova voleva semplicemente acquistarle e mettere il proprio nome sulla radio. Ma il Signor Morita rifiutò dicendo alla Bulova: "Io ho qualcosa di nuovo che voi non avete. Ed è questo nuovo qui che è vincente". E così fu.
Se tu nell'amore hai un solo modo di rapportarti (sempre con lo scontro oppure sempre accondiscendente oppure sempre in chiusura o sempre in attacco), non puoi che ottenere sempre i soliti risultati. Ma se tu impari un modo nuovo avrai più possibilità di riuscita. E se impari dieci strategie per rapportarti, avrai dieci possibilità in più.
Se tu basi la tua fede solo su quello che hai imparato a catechismo tanti anni fa, non è male, ma è molto poco. Se tu oggi impari qualcosa di nuovo, leggi, studi, ti informi, ti aggiorni, allora allarghi la tua fede, allora puoi comprendere di più e meglio chi è Dio, Gesù e il Vangelo.
Allora: leggete un nuovo libro... fate qualcosa che non avete mai fatto... andate in un posto nuovo... conoscete una persona che non è come voi... conoscete una cultura nuova... imparate un nuovo comportamento... fate il contrario di ciò che avete sempre fatto... smettete di fare qualcosa che avete sempre fatto... cambiate modo di viaggiare, di parlare, di vestirvi... datevi il permesso di fare diversamente... ecc.
C'è un esperimento con una rana diventato famoso. Una pentola d'acqua bollente: si butta dentro una rana e come tocca l'acqua, la rana salta ed esce fuori. Ma se in una pentola d'acqua fredda ci metti la rana e poi scaldi l'acqua piano piano fino a quando bolle, la rana non esce: si abitua (e muore).
Se non c'è il nuovo ci si abitua a morire, lentamente, senza accorgersene, inesorabilmente, fino ad essere sterili, muti, vuoti completamente.
Un uomo aveva programmato il suo navigatore: alla mattina quando prendeva l'auto il suo navigatore sapeva benissimo che strada fare, quando fermarsi ai semafori; inoltre era in grado di stabilire se vi era più o meno traffico e di valutare al distanza dalle auto e quant'altro. La strada era sempre quella per cui l'uomo si sedeva e leggeva il giornale o un libro. Gli amici gli dicevano: "Ma come fai? Non sei preoccupato?". "Ma va là! La strada è sempre quella". Faceva perfino colazione e poiché il tempo per andare al lavoro era di circa 45 minuti, qualche mattina si faceva anche un pisolino. Tanto la strada era sempre quella! Sì la strada era sempre quella, salvo che una mattina alcuni operai stavano lavorando su alcune tubature e avevano fatto uno scavo di alcuni metri di profondità... La strada era sempre quella e l'auto e l'uomo si sfracassarono dentro alla buca!

Pensiero della settimana

E' triste amare in cambio di soldi.
Perché amare in cambio di amore, lo è da meno?