Omelia (01-07-2012)
Giovani Missioitalia
Dio ci ha condiviso la sua vita

"Ho visto Dio camminare tra gli uomini". Cosi' un giornalista inglese presentò Madre Teresa di Calcutta al mondo.
È così che Gesù è stato visto e compreso da queste due persone che il Vangelo di Marco ci presenta. Persone di fede, persone capaci di vedere e incontrare l'amore divino che le interpella nell'umiltà di un uomo che cammina tra loro.
Persone capaci di capire che Dio non ha creato la morte, ma che esse sono state create perché esistano e diventino manifestazione di salvezza.
Quanti di noi credono in un Dio di questo tipo? Quanti di noi comunicano un Dio autore della vita e non della morte? Quanti di noi proclamano un Dio che ha creato l'umanità per l'incorruttibilita? Quanti di noi sono araldi di un Dio che ci ha fatti ad imagine della sua propria natura?
Molte volte siamo diventati messaggeri di un Dio che si vendica, che punisce, che condanna a morte, che determina gli anni, i giorni, le ore, i minuti della vita delle persone, che quasi gioca a tagliare i fili della vita per farci cadere nella morte e goderne.
Questo padre, Giairo, e questa donna malata credono in qualcuno che è diverso, credono in un Dio della vita, in un Dio che si lascia toccare perché la vita possa scaturire da lui e fluire nelle loro vite e nella vita di quelli che loro amano.
Credono in un Dio che per amore si lascia impoverire della sua vita per poter arricchire la loro, che si fa povero perché essi possano diventare ricchi per mezzo della sua scelta di povertà.
La venuta del Figlio di Dio in mezzo a noi è la testimonianza viva che Dio è dalla nostra parte nella lotta contro il peccato, causa della sofferenza, del dolore, della malattia e della morte.
Dio non ha condannato l'umanità a causa del peccato, Dio si è schierato dalla sua parte perché il suo disegno d'amore potesse essere realizzato in ogni persona, perché tutti avessero l'incorruttibilita'.
In Lui era la vita e la vita era la luce dell'umanità, così il vangelo di Giovanni presenta la Parola fatta carne: Gesù of Nazareth.
Queste due persone che incontrano Gesù nel racconto di Marco vedono in lui la luce della vita, quella vita che va scemando in loro, quella vita che solo Dio è capace di riportare a pienezza.
Ecco perché Gesù si fa toccare, si fa portare, si lascia trascinare dove la vita è in pericolo, dove la morte, per invidia del diavolo, sta mettendo la vita in pericolo.
Gesù è qui per continuare a dire "Talità kum" ad ognuno di noi, per non lasciare alle tenebre del peccato di schiavizzarci con la sofferenza, la malattia e la morte, per renderci liberi e vivere nella luce di Dio.
Quanta cura ha Gesù di quelli che accettano la fede, di quelli che rispondono alla sua voce, al suo sguardo, al suo amore!
È felice che gli prendono la forza che è in lui, ma vuole sapere chi è che lo vuole per potergli dire cosa è accaduto tra loro due: ora si appartengono, solo l'uno dell'altro.
Questa è la fede: il donarsi di Dio all'umanità per permetterle di avere la sua vita e essere così divinizzata, salvata.
Questa è la missione del cristiano: trasmettere la fede ricevuta in dono perché ogni persona possa fare esperienza dell'amore di Dio e avere la vita che fa vivere nella luce dell'immortalità divina.

Non dobbiamo aver paura a donarci; Paolo ci invita ad essere larghi perché ricchi nella fede, nella parola e nella conoscenza.
Andiamo in tutto il mondo, diamo all'umanità la possibilità di vedere, udire, toccare e fare esperienza di Dio, diventiamo per tutto il genere umano la luce della vita.
Gesù è qui, tu sei lui, nella tua fede Dio si fa visibile; doniamoci largamente perché tutto il genere umano diventi la città di luce dove l'albero della vita diffonde la sua linfa immortale.



Il commento è di p. Ciro Biondi, missionario del Pime in Papua Nuova Guinea