Omelia (01-07-2012)
Omelie.org (bambini)
Commento su Marco 5,21-43

Voglio iniziare la riflessione sul vangelo di oggi con un racconto. Non è realmente accaduto... è stato scritto per farci capire un qualcosa di molto importante.
Ascoltiamo assieme.
"Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Una notte scoppiò un incendio nella cucina della casa. Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, però, che mancava il più piccolo, un bambino di sei anni.
Al momento di uscire, impaurito dalle fiamme e dal fumo, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.
Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. I vigili del fuoco non erano ancora arrivati e così, anche se avventurarsi tra quelle fiamme era assurdo, il papà decise di farlo comunque.
Ma ecco che lassù, in alto, si aprì la finestra della soffitta ed il bambino si affacciò gridando disperato:"Papà! Papà!".
Il padre allora gridò ancora più forte:"Salta giù!".
Sotto di sé il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma sentì la voce del papà e rispose:"Papà, non ti vedo...".
"Ti vedo io, e basta. Salta giù!". Urlò di nuovo l'uomo.
Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà che lo aveva afferrato al volo".

Auguriamoci di non vivere mai una situazione simile... ma quello su cui vuole porre la nostra attenzione l'autore di questo racconto è il comportamento del bambino, la sua fiducia nei confronti del papà: si è buttato al buio, certo dell'amore del papà, si è fidato anche se gli sembrava impossibile... Ha avuto fede.
Con Dio è così. Cosa è la fede in Dio? E' fidarsi del suo amore, è credere che è il nostro Padre buono, è lasciarsi amare da Lui che sempre ci accoglie a braccia aperte. Sappiamo quanto bene ci vuole... Dio ha mandato sulla terra suo Figlio perché non ci voleva lasciare da soli e perché ci voleva con Lui in cielo. Gesù è morto e risorto affinché noi possiamo risorgere con Lui! Cosa si può dire di più dell'amore del Signore?
Questo "fidarci" può sembrare un passo nel buio, come lo è sembrato al bambino del racconto, perché Dio non lo vediamo... Certo! Ma nemmeno l'aria che respiriamo la vediamo eppure è l'elemento che ci dà la possibilità di vivere!
Dio è sempre con noi e ci protegge. Ce l'ha detto Lui: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Sapete, bambini... noi dobbiamo credere profondamente che le parole scritte nel Vangelo sono vere, che sono parole che Gesù ha detto! Queste parole sono il fondamento della nostra fede.
Fede: è la parola chiave del vangelo di oggi.
In tutti e due i miracoli di Gesù, egli pone l'accento su di essa: "Figlia. La tua fede ti ha salvata" e "Non temere, continua solo ad aver fede".
Gesù, cioè, compie prodigi per chi crede in lui: la fede c'è già prima del miracolo.
Il miracolo è già dentro di noi ed è proprio la fede che ci è stata donata che ci dà la possibilità di vivere come vuole Gesù. E la fede si trasmette più con la vita che con le parole... A conferma di ciò, sentite questo piccolo episodio. Piccolo ma grande.
"Una suora missionaria stava curando le gravi piaghe di un lebbroso. Lo faceva sorridendo, chiacchierando e scherzando col malato, come quel lavoro fosse la cosa più naturale del mondo.
Ad un certo punto chiese al malato: "Tu credi in Dio?".
Il povero uomo la fissò a lungo e poi rispose:"Sì
, adesso credo in Dio".
Nel cuore delle due persone di cui parla il vangelo di oggi la fede c'è, e proprio per questo Gesù le aiuta.
- La fede di Giairo, uno dei capi della sinagoga, che va da Gesù, si getta ai suoi piedi e lo prega con tanta insistenza affinché guarisca la figlia.
- La fede della donna malata da dodici anni che per curarsi ha speso tutti i suoi soldi senza risultati: si avvicina a Gesù, sicura di essere guarita se solo fosse riuscita a toccare il suo mantello...
Tutti e due ottengono dal Maestro quello che desiderano.
E noi che nell'Eucaristia non tocchiamo solo il mantello ma lo riceviamo in Corpo e Sangue, lo "mangiamo" addirittura... crediamo davvero che Lui si dona a noi in quel pezzetto di pane? Crediamo di potere essere "guariti" da Lui? Guariti dalle nostre tristezze, dai nostri egoismi, dalla noia, da ogni nostro sentimento o comportamento negativo...
Sapete bambini, Gesù ci aspetta fino all'ultimo secondo della nostra vita terrena affinché la nostra fede diventi sempre più grande. Ci aspetta in ogni persona, in ogni momento, in ogni luogo, ci aspetta nella sua casa...
Ci aspetta perché sa che prima o poi capiremo che solo in Lui c'è la felicità.
"Ogni giorno a mezzogiorno, un giovane si affacciava sulla porta della chiesa e ripartiva qualche minuto più tardi. Portava un camiciotto a quadri e jeans sdruciti come tutti i giovani della sua età. Aveva in mano un sacchetto di carta con i panini per il pranzo. Insospettito, il parroco gli domandò che cosa ci venisse a fare perché, con i tempi che corrono, c'è gente che ruba anche in chiesa...
"Vengo a pregare" rispose il giovane .
"Pregare... Come fai a pregare così velocemente?".
"Beh... tutti i giorni mi affaccio in questa chiesa a mezzogiorno e dico: "Gesù, è Jim" e me ne vado. E' una piccola preghiera, ma sono sicuro che Lui mi ascolta".
Qualche giorno dopo, per un incidente, il giovane fu trasportato all'ospedale con alcune fratture molto dolorose. Fu sistemato in una camera con altri ricoverati. Il suo arrivo cambiò il reparto. Dopo un paio di giorni la sua camera era diventata un punto d'incontro per tutti i pazienti del corridoio. Giovani e anziani si davano appuntamento attorno al suo letto e lui aveva un sorriso e una battuta d'incoraggiamento per tutti.
Venne a visitarlo anche il parroco che, accompagnato da un'infermiera, gli disse:"Mi hanno detto che sei molto malconcio ma che, nonostante questo, sei sempre felice e conforti tutti gli altri. Come fai?".
"E' grazie ad uno che mi viene a trovare tutti i giorni a mezzogiorno".
L'infermiera lo interruppe:"Ma non c'è nessuno che viene a mezzogiorno!".
"Oh sì! Viene tutti i giorni, si affaccia alla porta della camera e dice: "Jim, è Gesù" e se ne va".
Commento a cura di Maria Teresa Visonà