Omelia (01-07-2012)
don Luciano Cantini
Figlia

Ora una donna
Mentre Gesù, pressato dalla folla, va verso la casa di Giàiro, una donna gli si fa vicino e toccò il suo mantello. Subito appare il contrasto tra uno dei capi della sinagoga e l'anonimato della donna. Da anni aveva tentato ogni sorta di cure peggiorando e impoverendosi. Più che la patologia è lo stato di emarginazione in cui è costretta a vivere in una società che ha paura di Dio e che cerca, più nella forma che nella sostanza, di mantenersi pura.
Questa donna, nascondendo il suo stato e infrangendo tutte le regole, si confonde tra la folla, si insinua tra le persone che da ogni parte stringono il Signore: vuole toccare almeno le sue vesti. Aveva sentito parlare di Gesù e gli si era aperta una speranza, forse una certezza, una convinzione: mi basta sfiorare le vesti. Qualcosa di leggero, sfuggevole, impercepibile, non compromettente.

«Chi ha toccato le mie vesti?»
Subito, la donna ha sentito dentro di sé di essere guarita. Quel gesto nascosto, anonimo, senza alcuna relazione, le ha permesso di sentirsi guarita. Ha ottenuto quello che cercava, probabilmente gli avevano detto che Gesù era potente e la sua potenza l'ha raggiunta attraverso l'orlo di una veste, così torna a mescolarsi tra la folla.
A Gesù questo non basta, non può accontentarsi si una non relazione e cerca tra la folla il volto di chi lo aveva toccato. Lo sguardo e la parola stabiliscono la relazione e la donna si fa avanti impaurita e tremante dicendo tutto. Quella donna senza nome, senza relazione, diventa figlia.

«Figlia, la tua fede ti ha salvata»
Gesù, stabilita la relazione, dopo aver chiamato figlia quella donna, quasi si estranea dall'evento: la tua fede ti ha salvata. Lui non ha fatto nulla, non ha imposto le mani, non ha detto nessuna parola. Inconsapevolmente una forza era uscita da lui. Anche Gesù sperimenta la potenza della fede e l'opera libera di Dio. Dio ha esaltato il Figlio con una forza che guarisce e donato alla donna una Fede che salva.