Omelia (28-06-2012)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Salmo 79(78),1

O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti: hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Sl 79(78),1


Come vivere questa Parola?

Israele nella terra del suo esilio piange nel constatare la desolazione in cui è stata gettata la città santa e lo stesso tempio, dimora dell'Altissimo. Un gemito pervaso da un senso di smarrimento: ciò che ogni pio Israelita credeva inespugnabile, perché proprietà di Dio, è stato profanato. Tutto sembra franare irreparabilmente, mentre si resta afferrati e quasi immobilizzati da un senso di impotenza.

Si è fatto della religione una comoda agenzia di assicurazione contro gli infortuni e poi si resta spiazzati quando si deve constatare che non funziona esattamente così. Anche le cose più sante, se usate come amuleti, finiscono col deludere le attese.

Spesso, poi, "le genti" che mettono a rischio quell'eredità che, resi figli di Dio, condividiamo con Cristo, sono state incautamente introdotte nel nostro cuore proprio da noi. E il tempio si è trasformato in mercato, la casa di preghiera, inabitata dalla Trinità, in piazza dove ogni ciarlatano può allestire la sua bancherella... Il prenderne onestamente atto può trasformare l'insana pretesa di piegare Dio ai nostri bisogni in rinnovata umile e confidente fiducia, il gemito in invocazione: "Aiutaci, o Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome; liberaci e perdona i nostri peccati a motivo del tuo nome" (v.9).

Oggi, nella mia pausa contemplativa, entrerò nel tempio del mio cuore in atteggiamento adorante, avendo cura di allontanarne "le genti" che tentano di profanare la dimora dell'Altissimo.

Libera il mio cuore, Signore, da quanto ostacola la mia comunione con te e stabiliscilo in quella quiete interiore che rende possibile l'ascolto e fa maturare il sì di una generosa e pronta adesione.

La voce di una benedettina

Spesso anche quando non parliamo, quanto frastuono c'è in noi! Ci conceda il Signore di portare in silenzio il peso, la molestia della giornata, riposando in lui, nella certezza che egli ha cura di noi.
Anna Maria Canopi