Omelia (18-01-2004) |
don Marco Pratesi |
Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta la mia ora! Il vangelo delle nozze di Cana ci consente di prolungare la meditazione sulla figura di Maria che ci ha accompagnato nei tempi di Avvento e Natale. Nel rapporto tra Gesù e Maria secondo i Vangeli possiamo distinguere tre periodi: 1. la vita nascosta 2. la vita pubblica 3. l'"ora", cioè la passione. Nel primo periodo Gesù si comporta da figlio a tutti gli effetti. Nel secondo periodo Gesù vuole agire lasciandosi guidare unicamente dalla volontà del Padre, senza condizionamenti né interferenze di sorta (ricordiamo lo smarrimento al tempio durante la Pasqua). Per Giovanni questo secondo momento inizia proprio a Cana; Gesù dice a Maria: "smetti di intervenire nella mia vita". Nel terzo momento, quello dell'"ora", ai piedi della croce Maria ricompare nuovamente. Allora, richiamando la Genesi, Gesù chiama ancora una volta Maria "donna", come a Cana. Ella diventa la nuova Eva, riceve la missione di essere madre di ogni discepolo. Il "vino nuovo" è frutto dell'"ora" di Gesù: «D'ora in poi non berrò più di questo frutto della vite, fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio» (Mt 26,29). Il vino è il segno della gioia e della festa, di ciò che serve non per "sopravvivere" ma per vivere in pienezza. A questo punto, possiamo capire il senso della densa frase che il Figlio rivolge alla Madre: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". Adesso stiamo entrando nella fase in cui tu devi farti da parte. Nella mia ora, insieme al vino nuovo della Pasqua ti donerò ai miei discepoli come madre. In questa risposta è delineato l'Esodo di Maria, il suo personale cammino verso la Pasqua, attraverso il superamento del suo ruolo di madre in senso umano, verso una maternità nuova e più ampia. Conosciamo la risposta di Maria: La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà". Lo dice a loro, ma lo dice prima a se stessa: pienamente fiduciosa nella Parola del Figlio si dispone a seguire il cammino che lui le indica. Un cammino che, come quello del Figlio stesso e di ogni discepolo, richiede l'abbassamento per condurre all'esaltazione. Anche questa volta la sua umiltà viene esaltata: Gesù compie il miracolo del vino come gesto che esprime in anticipo il frutto della sua ora: la festa della liberazione piena, della vittoria di sulla morte. Maria, immagine e modello di ogni discepolo, ci invita a fare come lei e ci accompagna nel nostro esodo. Anche noi siamo chiamati ad abbassarci per essere esaltati, a farci piccoli e metterci a servizio per diventare grandi, a perdere la vita per salvarla. Per questo, accogliamo oggi il suo invito: qualunque cosa sia, "facciamo quello che Gesù ci dirà". All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio rinnovi per noi il prodigio di Cana, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: In comunione con Maria e animati dalla sua fiducia totale, preghiamo il Padre come Gesù ci ha insegnato: |