Omelia (15-07-2012)
mons. Antonio Riboldi
Va', profetizza il mio popolo

C'è, nell'Antico Testamento, una figura destinata a turbare i sonni tranquilli degli uomini: quei sonni che non sono mai basati sulla verità, che non concede mai respiro nella sua ricerca, ma sono frutto di menzogne o ipocrisie, in cui ci si adagia come in un nido, senza pensare che questa condizione è la nostra vera rovina, non solo spirituale.
Noi, che lo vogliamo o no, abbiamo bisogno di verità, che è il dono che Dio ci fa ed è il vero senso, la bellezza e la natura della nostra esistenza. Dio, che ama l'uomo, vuole a tutti i costi dirci che è la ragione stessa della nostra creazione - la nostra salvezza, nella verità del nostro essere creature volute a Sua immagine e somiglianza.
È per questo che il Padre ha mandato il Figlio Gesù, il Verbo o Parola vivente.
Gesù, ieri come oggi, con la sua parola, con la sua stessa vita, che è Parola, contesta in continuità queste mortali cosiddette nostre sicurezze, che tali non sono senza di Lui, e crea parole, fatti, che sono la conferma della volontà del Padre. Non solo, ma sempre continua a scegliere e mandare uomini destinati a scuotere le coscienze, la stessa coscienza dell'umanità intera, senza mai preoccuparsi della inevitabile reazione: il continuo scontro tra ignoranza e ipocrisia, che generano malessere o peggio, e la limpida Verità e Conoscienza, i cui frutti sono pace e fiducia.
Del resto, per essere efficace e svegliare l'umanità dal suo torpore nella verità, che è la sola guida dell'uomo, molto meglio una terribile reazione, che perlomeno fa rendere conto del pericolo che si corre, che una quiete simile ad un torpore, da cui c'è il grave rischio di non sapersi risvegliare più. Basta guardare a tanti che vivono accanto a noi ed incontriamo ogni giorno, per capire cosa voglia dire incanalare la vita sulle onde del mondo, senza alcuna guida interiore verso la verità.
Ma mi chiedo: si può essere sereni, se siamo onesti, vivendo senza la guida della Verità della vita, che viene dalla Parola di Dio? Credo proprio di no.
Se si è onesti verso se stessi e ci si sa guardare dentro, in profondità, dobbiamo ammettere che tante volte sentiamo il vuoto, il non senso del vivere, quando non siamo guidati dalla Parola del Verbo.
Ma non è facile anche avere il coraggio di conoscere ed offrire ai nostri fratelli la bellezza e la luce della Parola e così rischiamo di assumere l'atteggiamento del profeta Amos:
In quei giorni, Amasia, sacerdote di Betel, disse ad Amos: 'Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda: là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempo del regno'. Amos rispose ad Amasia e disse: Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomoro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va "profetizza al mio popolo, Israele''. (Amos 7, 12-15)
Uno stupendo esempio di come Dio liberamente sceglie e manda e della grande responsabilità del chiamato nel manifestare chi il Signore è per noi e noi per Lui. Sappiamo tutti o dovremmo saperlo che per Dio la nostra vita, Suo dono, deve avere a cuore la sorte dei fratelli.
In ogni tempo, ma soprattutto oggi, la nostra gente ha urgente bisogno di una nuova nostra missionarietà, perché è vero che siamo battezzati e quindi divenuti a pieno titolo figli dell'Altissimo, ma non sempre Lo conosciamo davvero, desiderando fare la Sua volontà, vivendo una relazione personale con Lui, che si scopre solo nell'ascolto della Sua Parola.
Gesù, il Maestro, o meglio ancora la Voce del Padre, che ci ha donato la Sua Parola, il Vangelo, vivendo tra di noi, dietro a volte le scarne note di cronaca, ha smontato le false nostre sicurezze, comprese quelle di una fede che si credeva sicura, ed altre volte come una sferzata faceva e fa a brandelli la maschera che scribi e farisei - e lo siamo un po' tutti - avevano indossato.
È arrivato a suscitare persino un tale odio che lo porterà alla crocifissione.
Ma Gesù si preoccupa solo che la Voce del Padre, Luce che guida gli uomini alla verità della vita, - quanto importante per ognuno di noi! - arrivi al loro, nostro, cuore e divenga liberazione.
Ma ci viene da chiedere: conosciamo davvero la Parola di Dio o almeno, quando andiamo alla S. Messa, sappiamo ascoltarla, ricordarla e fame indicazione sicura per la nostra vita?
Se siamo attenti, ogni volta che leggiamo o sentiamo con fede la Parola di Dio, essa penetra nel nostro essere: diviene luce e forza che cambia il nostro stile di vita, troppe volte avvolto da una fitta nebbia, che ha bisogno di essere spazzata via.
Da qui la missione che Gesù affida ai Dodici:
"In quel tempo Gesù chiamò i Dodici ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio, né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa, ma calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: 'Entrati in una casa, rimanetevi finché ve ne andate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno, andandovene scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi a testimonianza per lorò. E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano". (Mc. 6, 7-13)
Fino a poco tempo fa, si aveva quasi la certezza che tutto fosse chiaro, almeno per i grandi valori della vita, valori che avevano la loro origine nell'ascolto del Vangelo.
Chi avrebbe osato discutere per esempio il valore della famiglia? O del dono della vita? o i valori dell'onestà e della legalità o addirittura la bellezza della fede che dà dignità e volo all'uomo?
Oggi invece si ha l'impressione che tutto sia relativizzato, messo in discussione, a volte per chiarire, a volte per cancellare, magari sostituendo per comodità i valori con i capricci del momento, che esaltano solo l'egoismo.
Ma non si oscura il valore dell'uomo, in cui si nasconde il grande e gratuito amore di Dio, senza poi pagare un duro prezzo: lo vediamo nella disgregazione delle famiglie, nelle relazioni, della società, dove si fa sempre più spazio a ciò che rende l'uomo una cosa di poco conto, al punto che tante volte si ha persino timore che ogni speranza si stia spegnendo, proprio quando ne abbiamo bisogno come l'aria che respiriamo.
Nonostante tutto, non venga mai meno la nostra fiducia: Dio sa trarre il bene anche dai nostri mali, sa approfittare anche dei nostri momenti di smarrimento per farsi vicino e dare le risposte che cerchiamo. C'è tanto spazio ancora nella vita per tornare a sperare e a dare speranza. Crediamolo e sentiamoci invitati, noi stessi, a portare la Parola di vera speranza, la Parola di Dio.
Ancora una volta facciamoci guidare da Paolo VI che dice:
"La Chiesa comincia con l'evangelizzare se stessa. Comunità di credenti, comunità di speranza, vissuta e partecipata, comunità d'amore ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell'amore. Popolo di Dio, immerso nel mondo, spesso tentato dagli idoli, essa ha sempre bisogno di sentire proclamare le grandi opere di Dio che l'hanno convertita al Signore, e di essere nuovamente convocata e riunita da Lui. Ciò vuol dire il bisogno di essere sempre evangelizzata, se vuole conservare freschezza, slancio e forza per annunziare a sua volta il Vangelo" (dicembre 1977)
E' difficile, se non impossibile, crescere nella vita cristiana senza la luce del Vangelo.
Come sarebbe bello ed efficace, vero dono dello Spirito, che le nostre famiglie assumessero l'aspetto di 'piccola chiesa domestica', che cresce con l'aiuto della Parola!
È il dono che prego per voi, per chi mi legge: lo Spirito Santo illumini e fortifichi le vostre famiglie attraverso la Parola di Dio letta, pregata e meditata.