Omelia (15-07-2012)
Gaetano Salvati
Commento su Marco 6,7-13

Il Vangelo di oggi intende presentare gli Apostoli (i Dodici) come il modello per i futuri missionari della Chiesa e, nel contempo, invita la comunità credente ad essere testimone non solo dell'annuncio evangelico, ma anche di uno stile di vita inquadrato nel mistero della croce di Cristo.
San Marco narra che Gesù, nonostante le difficoltà e l'astio che incrociava, nonostante il fallimento patito a Nazaret, percorreva i villaggi della Galilea annunciando la venuta del regno (Mc 6,6). L'evangelista evidenzia, inoltre, attraverso alcuni elementi essenziali per l'esito positivo della missione, quali il mandato missionario, l'equipaggiamento e il comportamento dei missionari, l'esecuzione del mandato, che il Maestro comincia ad impegnare i discepoli per farne i collaboratori della Sua missione, i continuatori della Sua opera nel mondo.
Innanzitutto, è Gesù che prende l'iniziativa per la missione: prima chiama i Dodici e poi li manda "a due a due" (v.7). Ciò significa che il mandato missionario deriva dalla chiamata del Maestro, e la salvezza eterna dipende dall'accoglienza della Parola, testimoniata dalla predicazione apostolica. In secondo luogo, l'equipaggiamento (v.8). Chi è stato chiamato da Gesù per annunciare la salvezza all'altro, deve testimoniare il distacco dai beni terreni terreni e la sua assoluta fiducia in Dio per i bisogni vitali ("non indossate due tuniche", v.9). Successivamente, Gesù invita i discepoli ad osservare due regole. La prima è il divieto di cambiare "casa" per una ricerca di comodità (v.10): la "casa" è il luogo della missione, mentre il permanere all'interno di essa, dimostra che l'esito dell'attività missionaria non si misura con il suo successo, bensì nel compiere con responsabilità il mandato. Infatti, con la seconda regola il Maestro esorta i discepoli a scuotere "la terra sotto i piedi", quando "qualche luogo" non accoglierà la Parola (v.11); vale a dire, non sono (non devono essere) i missionari del Vangelo (i credenti) a giudicare chi non accoglie o ascolta, ma è Dio, nel giudizio finale, a condannare. Infine, san Marco ricapitola le finalità della missione, consistenti nella predicazione per la conversione (v.12), negli esorcismi e nelle guarigioni (v.13). Tali obiettivi non devono appartenere a una cerchia ristretta di missionari. Ogni cristiano, per vocazione, ha il dovere di testimoniare al mondo che la guarigione del corpo e dello spirito, la conversione, è concessa solo nel nome di Gesù. Ma, per attuare questa strategia missionaria, per condurre l'uomo verso Dio, bisogna rinunciare a se stessi e portare la croce del Signore come il bastone (v.8) menzionato da san Marco: in Lui possiamo liberare la strada (il cuore) da tutti i nostri egoismi, e proclamare l'Amore alle persone che incontriamo nella nostra vita. Dunque, il segreto della testimonianza evangelica, della missione nelle nostre città, nelle parrocchie, fra i giovani, è non avere segreti, se non la disponibilità ad essere solleciti per gli altri, come il Signore sulla croce: nella libertà dell'amore, includere tutti nel disegno del Padre. Amen.