Omelia (18-01-2004) | ||||||
Comunità Missionaria Villaregia (giovani) | ||||||
Uno strano sposalizio Il racconto del Vangelo a un primo sguardo e a un ascolto parziale sembra tutto scontato: uno sposalizio, alcuni invitati... anche il fatto che manchi il vino è normale ad una festa. E' giusto che una madre se ne preoccupi, e che condivida questa preoccupazione al Figlio, se poi il Figlio si chiama Gesù, è "normale" che sappia trasformare l'acqua in vino... Un gioco da ragazzi! Non è il miracolo in sè la cosa più eccezionale che capita in questo matrimonio. Vediamo un po'. Giovanni ci presenta questo miracolo come il primo segno della vita pubblica di Gesù. Il primo è spesso il più importante, quello che dice anche ciò che verrà dopo. Di tutto questo racconto il fatto più importante è che ci fu uno sposalizio, però che strano, Giovanni inizia a parlare di uno sposalizio e non nomina nemmeno la sposa, dello sposo si parla quasi indirettamente solo alla fine. Ma che sposalizio è!? Cominciamo un po' a sistemare i posti nel tavolo:
La presenza di Gesù è il segno chiaro del matrimonio che Dio vuole compiere con l'umanità: assumendo la carne umana Gesù l'ha sposata, ha fatto sua la storia dell'uomo: "Prendo te come mia sposa, nella buona e nella cattiva sorte..." Gesù si è compromesso irrimediabilmente con l'uomo fino a dare la sua stessa vita. Ora, con questo segno (dello sposalizio) vuole rendere "pubbliche" le nozze che da sempre Dio ha desiderato celebrare con l'uomo. Tutta la Bibbia, infatti, non è altro che una grande dichiarazione d'amore di Dio come Sposo, all'umanità sposa. "Non hanno più vino" è il grido della madre che ha saputo cogliere il gemito dell'umanità: manca qualcosa, c'è un vuoto, non si possono celebrare le nozze, non si può far festa, manca la capacità di celebrare, di far festa; all'umanità manca qualcosa per essere veramente felice. Quale vino manca? La gioia, la pace, il senso di famiglia, gli amici... Quale vino ti manca per celebrare queste nozze? La Madre (che è anche la sposa) dice a Gesù: non possiamo continuare a celebrare questo matrimonio, manca il vino: manca il vino della vera sponsalità, dell'amore reciproco, del desiderio sincero di costruire insieme. Terribile il vuoto che si è creato oggi nell'ambito della sponsalità: in certe città i separati hanno raggiunto il 60% dei matrimoni religiosi; molte le coppie si separano al ritorno dal loro viaggio di nozze... Manca il vino, la coscienza di cosa significa essere sposi. Manca il desiderio di Dio. "Che c'è tra me e te, donna?" E' bellissima questa provocazione di Gesù a sua Madre, che chiama donna, perché è lei la Sposa, è Maria che rappresenta l'umanità intera. Allora questa domanda Gesù la rivolge a tutti noi: "Che c'è tra me e te? Che c'è tra me e te, umanità? E' come se Gesù dicesse: "Vuoi davvero celebrare questo matrimonio? Vuoi davvero sposarmi? Ti preoccupi del vino perché davvero vuoi celebrare queste nozze? Sei sicura di essere pronta? Guarda che non è ancora giunta la mia ora". E questa umanità, che non è pronta, attende, geme per la mancanza di felicità vera, dice: "Sì, Gesù, guarda che manca poco, guarda che l'ora è adesso... affrettati a celebrare queste nozze (che sappiamo si compiono nella Croce)." Per questo Maria, riponendo tutta la fiducia in Gesù, dice ai servi: "Fate quello che vi dirà'". Maria avrebbe potuto dire: "Ragazzi, ci ho provato, quello che potevo fare l'ho fatto...!" No, con quell'autorità morale che le compete, dice: "Fate quello che vi dirà". E' l'ultima parola di Maria che il Vangelo ci riporta; non è una semplice indicazione, è il suo testamento, è la sintesi della sua vita: lei ha vissuto così, compiendo la volontà del Padre, sempre. E Gesù chiede una cosa semplice: "Riempite le giare d'acqua". Prima di consacrare l'Eucaristia il sacerdote prende un po' di acqua, una sola goccia e la mette nel vino, che diventerà il sangue di Gesù. Quell'acqua è segno della nostra umanità, della nostra debolezza che verrà trasformata. Anche l'acqua che Gesù chiede di mettere nelle giare è tutta la nostra umanità; quelle giare vengono riempite di tutto ciò che noi siamo, il poco che siamo: i nostri doni, ma anche le nostre debolezze, i nostri peccati, le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre tensioni... Tutto ciò che siamo, non solo la parte migliore, più bella di noi, quella che abbiamo il coraggio di mostrare, ma anche quella che teniamo più nascosta, quella parte di noi che vorremmo eliminare dalla nostra vita. Gesù ha bisogno di tutta la nostra umanità al completo! Infatti le giare vengono riempite fino all'orlo. L'umanità mette la sua acqua (questa è la dote della sposa) e Gesù trasforma tutto in vino buono (la dote che regala alla sposa). Non sarà vino annacquato, ma il vino migliore; anche Dio ha bisogno dell'umanità per dare il meglio di sè! Sei invitato alle nozze, portagli tutta la tua acqua... ne farà un vino migliore, che nemmeno immagini! Un giorno Ahoua è arrivata alla missione St. Laurent (Abidjan), tutta raggiante: "Sono venuta a prendere il foglio d'iscrizione per il corso in preparazione al matrimonio, mio marito ha accettato di regolarizzare la nostra situazione davanti a Dio. Questa è la grazia che Gesù Eucaristia mi ha concesso: ho tanto pregato, supplicato nei momenti di adorazione, ho presentato a Lui la vita del mio sposo affidandolo al suo cuore misericordioso. Ora le cose vanno molto meglio, mio marito si è riavvicinato alla Chiesa, ogni domenica viene con me e i bambini alla Messa!". Ahoua ha avuto una fiducia totale nel Signore, non ha mai disperato, ha bussato con insistenza e Dio nella sua infinita tenerezza le ha aperto la porta della Misericordia. Questi sposi si sono ritrovati e riscoperti dopo anni di sofferenze morali e spirituali. Ahoua ha testimoniato con la sua vita al marito Paul che Gesù è il Salvatore e che solo Gesù può liberare da tutte le paure legate alla stregoneria e ai sortilegi del villaggio. Grazie alla sua preghiera incessante, Dio ha agito con potenza straordinaria su Paul: la sua trasformazione ha sorpreso e commosso tutti. E' stato presente con la moglie a tutti gli incontri in preparazione al matrimonio con grande attenzione, quasi a voler saziare la sua fame di Dio nel più breve tempo possibile, e desideroso di scoprire il senso della gioia che abita la sua sposa. Il giorno tanto atteso della celebrazione del battesimo e del matrimonio è arrivato. Ahoua ha scelto il nome cristiano di Rita, un nome che si addice molto bene alla sua storia di sofferenza, di fiducia nel Dio dell'impossibile, di un amore forte per il suo sposo. Quando è ritornata al suo posto, grondante dell'acqua del Battesimo, era piena di gioia. Dopo il sì reciproco del matrimonio, Rita e Paul erano commossi, attorniati dai loro figli. Questa storia è un miracolo dell'Amore, una storia intessuta di sofferenza, ma impastata di fiducia nel Dio Padre di tutti che ascolta la preghiera dei piccoli che gridano a Lui. |