Omelia (12-08-2012) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Primo Re 19,4-8; Salmo 33; Efesini 4,30-5,2; Giovanni 6,41-51 Anche questa domenica, come le due che l'anno preceduta e la prossima, ha come centro il capitolo 6 del vangelo di Giovanni che sviluppa il tema dell'eucaristia. L'evangelista Giovanni infatti non parla di questo tema, al contrario degli evangelisti sinottici, in occasione dell'ultima cena ove invece svilupperà il frutto dello spezzare il pane, cioè il servizio nei confronti del prossimo. E' un capitolo denso di contenuti e ricco di significati. A questo testo, come nelle altre domeniche, la liturgia affianca brani paralleli tratti dall'Antico testamento. Nella prima lettura troviamo Elia, perseguitato, spossato dalla stanchezza, che vive un momento di estremo scoramento per la sofferenza che gli toglie senso alla vita. Questo racconto ce lo sentiamo dentro, come una esperienza personale. È il senso di inutilità della propria vita che tante volte ci assale. Il Signore però non si cura dei lamenti di Elia, non gli toglie la fatica né offre consolazione ai suoi problemi, ma gli offre un po' di pane, un po' di acqua. Lo stile di Dio è intervenire con la forza delle cose quotidiane, con l'umiltà e la povertà che hanno le cose essenziali: il pane, l'acqua, un amico . Angelo è il nome di una misteriosa presenza amica, che guida il nostro istinto e ci dà la certezza di non essere mai soli, di non essere mai abbandonati. Quante volte in famiglia sentiamo il bisogno di vivere questa esperienza e magari non ci accorgiamo che la persona che ci è stata messa accanto è quell'Angelo che incontrò Elia. È Dio stesso che si fa angelo, pane, acqua, vicinanza e carezza perché noi non ci arrendiamo al deserto che ci assedia. E' in questa ottica che possiamo cogliere il legame con la seconda lettura. L'apostolo Paolo infatti quasi ci ordina: "Fatevi dunque imitatori di Dio", e per realizzare questo aggiunge: "Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo". Paolo ci ricorda che ciascuno di noi può essere quell'angelo inviato da Dio agli altri, in famiglia, sul lavoro, nella comunità e nella società civile, per essere attenti ai bisogni, per stare vicino a chi è in difficoltà e aiutare a ritrovare la forza e l'entusiasmo per portare avanti la missione che il Signore ci ha affidato. Per questo è necessario, come ci dice s. Paolo, cambiare stile di vita, atteggiamenti e comportamenti. Il salmo 33, è il canto di ringraziamento di una persona che è stata povera, ha conosciuto la miseria, ha pregato ed è stata esaudita. E' l'esperienza di Elia, che deve essere anche la nostra, cioè l'abbandono a Dio sia quando la nostra vita è segnata dalla gioia, sia quando è segnata dalla sofferenza e dalla prova. Nel vangelo troviamo Gesù che al termine del suo discorso sul "pane disceso dal cielo" viene contestato dai presenti e come risposta ribadisce il concetto: solo chi mangia questo pane (chi ha fede) ha la pienezza della vita. I Giudei pensavano di conoscere tutto, ma Gesù mette in discussione la loro autosufficienza. Per avere la salvezza occorre passare attraverso la sua persona. Essi invece pensavano di potersi salvare da soli. Gesù si fa cibo di verità e di amore per noi. Farsi pane, vuol dire essere presenti nel quotidiano, cioè farsi nutrimento, essere presenti, essere un sostegno, diventare cioè dono e servizio a tutti coloro che ci circondano nella vita di tutti i giorni. I brani di oggi sono quanto mai calati nella realtà quotidiana della famiglia, dove si vive continuamente la dinamica dell'aiuto reciproco, del perdono, del sostegno, del servizio, atteggiamenti che non sono né proprietà, né prerogativa di un solo membro della famiglia, ma assumono una caratteristica di circolarità al suo interno. Gesù ci ricorda anche che Lui è il pane che da la vita eterna, il cibo che dobbiamo quotidianamente mangiare per avere la carica e la capacità di assumere il ruolo dell'amico che Egli invia a chi ci sta vicino ed ha bisogno di aiuto. Due sono le mense alle quali possiamo nutrirci: quella eucaristica e quella della Parola di Dio. Come la famiglia trova gioia nel sedersi a tavola con tutti i suoi componenti, così deve sentire il bisogno di trovarsi attorno alla mensa di Gesù, per crescere in Lui e con Lui per diventare "vita per il mondo". Per la riflessione di coppia e di famiglia: - Quando le cose vanno male come ne veniamo fuori, con quale aiuto e quali strumenti? Accettiamo aiuto dall'"angelo" di turno, o siamo ancora chiusi in noi stessi? - Come mettere in pratica, in famiglia, sul lavoro, nella comunità, i consigli che ci dà s. Paolo nella sua lettera agli Efesini? - La frequentazione abitudinaria dell'eucaristia e della Parola, può essere uno degli ostacoli che è la novità? Come riusciamo a collegare la nostra esperienza "eucaristica" con la quotidianità della nostra vita. |