Omelia (15-08-2012) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Apocalisse 11,19;12,1-6.10; Salmo 44; Prima Corinzi 15,20-26; Luca 1,39-56 La festa dell'Assunta, che si posiziona nel cuore delle vacanze estive, ha una duplice veste: laica legata alla festa di ferragosto (tradizione antica pagana) e religiosa di più recente istituzione, ma che ha radici popolari di antichissima tradizione. Possiamo accogliere questo invito, discreto ed impegnativo, per fermarci un attimo a riflettere sulla figura di Maria, madre di Dio, in un tempo di vacanza e di riposo per molti, e di attesa per coloro che, meno fortunati, stanno vivendo problemi legati all'attuale situazione economica. La prima lettura, con il suo linguaggio simbolico, ci descrive la lotta tra la vita e il potere del male che vuole imporre il suo dominio su tutte le cose. Il conflitto tra una fragile donna che ha partorito un bambino, che offre al mondo una speranza nuova di vita, e la brutalità di un potere che la vuole distruggere. La donna dell'Apocalisse non è Maria, ma rappresenta le prime comunità di credenti, che dovevano affrontare l'ostilità delle autorità del tempo, poiché la novità evangelica contestava la loro politica disumana legata al potere. La Chiesa perseguitata deve fuggire nel deserto per salvarsi e Maria è il "segno grandioso" di questa "Chiesa", fragile, chiamata ad una lotta senza pari, sostenuta solo dalla fedeltà alla parola di Dio. In collegamento con questa immagine, Paolo ci ricorda che l'umanità, attraverso l'"uomo" Adamo è precipitata nel peccato e con esso nella morte, ma attraverso un altro uomo, il figlio di Maria, il Cristo risorto, è avvenuta la rinascita che porta alla sconfitta di tutti i mali, compresa la morte. Questo è il regalo che ci ha fatto Dio Padre per mezzo di Maria. Nella pagina del Vangelo di oggi troviamo, come protagoniste, due donne e nessun'altra presenza, se non il mistero di Dio pulsante nei loro grembi. Sono loro, in quanto madri di due bimbi generati dall'intervento straordinario di Dio, che hanno parole profetiche. Maria ed Elisabetta si benedicono, cantano, danzano, sono piene di vita perché comprendono che attraverso di loro si sta compiendo qualcosa che le supera, qualcosa di più grande. Il mistero sta prendendo corpo, sangue, forma in loro. Loro si sono fidate, hanno dato il loro assenso, lo hanno permesso, e adesso ciò che era nascosto, oscuro prende volto e nome. Maria canta il Magnificat. Il Magnificat non è uno dei tanti poveri canti di devozione, ma un vero canto rivoluzionario. Esso afferma che la fede deve cambiare la storia, creare valori nuovi, essere sorgente di magnanimità e di coraggio. Anche noi siamo chiamati con Maria ad essere protagonisti di fatti che cambiano i rapporti tra gli uomini, affinché non siano più i potenti a contare, ma gli uomini veri. Maria dice questo mentre si accinge a prestare i servizi più umili alla cugina Elisabetta che attende un figlio come lei. Questo è per dirci che la rivoluzione del Vangelo non passa necessariamente attraverso i grandi appuntamenti della storia, ma anche e soprattutto attraverso piccoli gesti quotidiani vissuti con amore. Il Magnificat rappresenta anche la rivoluzione più efficace, perché tocca tutti noi, personalmente, da vicino, e va alla radice di ogni serio cambiamento. Ma il vangelo ci mostra anche qual è il motivo più vero della grandezza di Maria e della sua beatitudine: la fede. Maria è l'ascoltatrice perfetta del suo Dio. È Colei che sempre si è lasciata muovere dallo Spirito Santo senza opporgli mai alcuna resistenza. Si è posta ad esclusivo servizio del Figlio, consacrando a Lui tutta la sua umana esistenza. La Vergine Maria è la donna della carità che mai si è risparmiata in qualche cosa. Ma è anche la Madre della speranza contro ogni speranza. Maria ha il desiderio di comunicare agli altri questa "lieta notizia" e di diffonderla e nello stesso tempo sente la voglia di servizio e di aiuto concreto verso una persona che si trova in una situazione di bisogno concreto e reale. Maria compie tutto questo "in fretta", non tanto nella prospettiva di arrivare il prima possibile a destinazione, ma nell'ottica di non perdere tempo in cose futili o adagiarsi in situazioni di comodo, per realizzare il più presto possibile quella missione alla quale era stata chiamata. Si diviene "grandi" nel momento in cui si è fedeli alla propria missione, soprattutto quando questa è sostenuta da uno spirito di fede profonda e convinta. Per arrivare a realizzare tutto ciò è necessario leggere la propria vita all'interno del piano divino ed è ciò che Maria ci insegna e fa nel "magnificat". È la Vergine Maria che viene a recare a noi il conforto dello Spirito Santo e della presenza di Cristo Gesù, insegnandoci a cantare le glorie del nostro Dio e Signore. È sempre Lei che ci educa alla vera fede, carità e speranza e che ci insegna come si ama il Signore, rivelandoci la verità di Dio attraverso l'annuncio delle sue grandi opere. La Vergine Maria ci aiuti a seguirla in questo cammino di fede e di impegno molto concreto. Per la riflessione di coppia e di famiglia: - Qual'è per noi il "segno grandioso" che dà senso a tutti gli eventi della nostra vita? - Il fatto che il corpo di Maria sia assunta in cielo, che impatto ha questo sulla nostra cultura "al-dilà" di quello che vediamo, sperimentiamo? |