Omelia (18-01-2004)
mons. Vincenzo Paglia
Commento Giovanni 2,1-11

Per Giovanni le nozze di Cana arrivano al termine della prima settimana della vita pubblica di Gesù. Il miracolo che Gesù compie non ricorda solo la creazione ma anche il giorno della risurrezione. Con le nozze di Cana inizia il nuovo tempo del Signore: "Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli", scrive l'evangelista. Il giorno di Cristo irrompe nei nostri giorni. Senza di lui sono scialbi, e anche i migliori, come quello delle nozze, sono soggetti alla tristezza. Gesù è invitato assieme alla madre. E' come dire che non c'è Gesù senza Maria, senza la Chiesa, senza la comunità dei fratelli e delle sorelle. Ed è Maria che si rende conto della mancanza del vino: Lei va da Gesù: "Non hanno più vino". Era una preoccupazione premurosa per evitare che la festa terminasse male.

Quanti paesi, quante persone, quante famiglie "non hanno più vino"! E hanno bisogno di chi si faccia voce per loro. E' facile oggi dimenticare i paesi poveri, i deboli, i malati! Il profeta Isaia lo ricorda: "Per amore di Sion non mi terrò in silenzio, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada". Maria ci insegna a non tacere. E il primo impegno è la preghiera al Signore. Sì, non dobbiamo tacere neppure davanti a Dio. La preghiera è un'arma potente e decisiva che spesso purtroppo dimentichiamo. E deve essere una preghiera insistente, com'è l'amore, com'era l'amore di Maria per quei due giovani sposi ai quali non voleva far fare brutta figura. Se preghiamo con fede riusciremo persino a "piegare" il Signore nell'ascolto di ciò che chiediamo. La Madre di Gesù ci esorta inoltre anche a "chiamare" i servi, ossia a sollecitare tutti coloro che possono e debbono servire la famiglia umana, e tra i servi ci siamo anche noi. Ai servi viene rivolto un comando chiaro anche se poco comprensibile: "Riempite le giare di acqua". Si potrebbe dire: nulla di più banale, di più semplice. E così facile che siamo tentati di non farlo; ci si aspetta sempre qualcosa di particolare o di spettacolare. Eppure proprio da un ordine normalissimo, quasi casalingo, nasce il miracolo. Non avverrà così anche nel miracolo della moltiplicazione dei pani? Sì, basta mettere quel poco che abbiamo nelle mani del Signore che si compie il miracolo. Il miracolo dell'acqua trasformata in vino, un vino buono di cui si era perso il gusto, è il senso di una felicità che si trova quando tutti noi, servi, smettiamo di pensare solo a noi stessi e mettiamo il nostro cuore, i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni, le nostre mani, al servizio del Vangelo. Così inizia il nuovo tempo inaugurato da Gesù. Potremmo dire che la preghiera e la carità ne sono i tratti essenziali. Viviamoli come quei servi e anche noi, come i discepoli, crederemo nella forza dell'amore del Signore.