Omelia (15-07-2012)
don Roberto Rossi
Non aver nulla di più caro di Cristo

Tutto il Vangelo di Marco è percorso da uno spirito missionario. Fin dall'inizio, Gesù è colui che «proclama il Vangelo di Dio» (1,14).
L'evangelizzazione è l'ultimo comando del Cristo risorto: «Andate in tutto il mondo, proclamate il Vangelo a ogni creatura» (16,15).
L'evangelizzazione consiste nell'annuncio che in Gesù il Regno di Dio è venuto per tutti gli uomini. Ecco la predicazione. Marco dice che i discepoli predicano la conversione e se ne vanno «a due a due». Il due è il numero della più piccola comunità, ma è il segno di una fraternità concreta, testimonianza di vita, prima dell'annuncio esplicito. Ogni evangelizzazione è vera se è testimoniata dall'amore.

Gesù, chiamò i dodici e cominciò a mandarli a due a due a portare, con le opere e le parole, l'annuncio del regno di Dio. Finora era stato solo Lui, Gesù, a predicare. I discepoli lo seguivano, ascoltavano, imparavano. Ora essi sono mandati. In seguito all'invio degli apostoli, Gesù "designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi". Gesù invia tutti i suoi discepoli. Ha bisogno di tutti. Meglio, fa l'onore a tutti di essere gente che gli prepara la strada, che aiuta le persone a conoscere e incontrare il Signore. Tutti siamo inviati da Gesù come evangelizzatori, come testimoni. Qualcuno potrebbe dire: Ma io ho tanti impegni, il lavoro, la famiglia, le preoccupazioni... questo è il lavoro dei sacerdoti, dei missionari! Certo per loro è la consacrazione di tutta la loro vita; ma tutti, proprio per l'amore che il Signore ci ha portato, per il battesimo e gli altri sacramenti che ci ha dato, siamo chiamati ad essere evangelizzatori. Ma come, proprio nella vita di tutti i giorni, nella famiglia, nel lavoro, nelle situazioni della vita della società, con le opere e le parole, cioè con l'amore che mettiamo nelle azioni della nostra giornata e con le parole che cercheranno di essere secondo il Signore. Di fatto, tutti parliamo dalla mattina alla sera. Di che cosa parliamo? Quali gli argomenti così importanti? Di ciò che dice il giornale, la televisione, gli argomenti e i pettegolezzi di tutti: non possiamo parlare del Signore, delle cose belle e importanti della vita, dei valori che ci sono donati nel vangelo, del bene che il Signore suscita in tanti cuori? Non possiamo incoraggiare e aiutare i nostri "fratelli" nella strada del bene? Si fa molta più fatica, e richiede molto più tempo ed energie, ad essere "mondani" che ad essere "cristiani". Essere mondani non porta a nulla, essere cristiani porta alla salvezza propria e degli altri. Diventare evangelizzatori non è un peso in più nella vita; è una gioia, un aiuto che fa dimenticare i pesi o aiuta a portarli meglio. Gesù ha promesso il centuplo quaggiù e la vita eterna.

Tutti i credenti sono profeti e missionari: "ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere d diffondere, per quanto gli è possibile, la fede", così ci ha detto il Concilio.

Ciascuno è responsabile della Parola che il Signore gli affida e che è resa credibile dalla testimonianza dei suoi inviati; essa deve essere proclamata in obbedienza, e secondo le modalità e i tempi suggeriti dallo Spirito, che si serve delle capacità proprie dei singoli. Ogni cristiano è uno "strumento imperfetto": spesso si sente inadeguato, ma è pur sempre strumento eletto da Dio per rendere visibile la sua presenza e per compiere la sua opera nel mondo. Il punto di partenza dell'evangelizzazione è ben espresso dalla preghiera di oggi: Tutto l'impegno sgorga dal non aver nulla di più caro di Cristo. Prima di pensare ai mezzi e ai modi di evangelizzare è necessario essere innamorati di Lui, aver fatto esperienza della sua intimità. Tra la scelta e il mandato, si colloca il tempo in cui gli apostoli stanno con il Signore per apprendere il suo stile di vita e farlo proprio, per imparare a rileggere la storia personale e universale come storia di salvezza, per sperimentare "incarnato" e vero, il lieto messaggio che sono chiamati a proclamare. Il cristiano "missionario" sa di essere un povero e un misero, di possedere mezzi poveri. Egli sa di non poter contare sulle proprie forze, ma vive nella fede e nella speranza, poiché riconosce di essere benedetto da Dio che lo ha pensato e voluto da sempre, che lo ha amato fino ad arrivare a lavarlo nel sangue del suo Figlio. Per evangelizzare è necessario essere interiormente poveri, liberi da ogni condizionamento, da schemi o da interessi, per spendersi in una donazione totale nella fedeltà alla Parola, rispettosi della libertà degli altri che possono accogliere o meno il messaggio evangelico.

La Parola annunciata riceve testimonianza dall'esempio di vita e dalle opere
che il cristiano "missionario" compie. E sono veramente molti i cristiani che offrono esempi di amore, di opere buone, di giustizia, di pace, di santità. Ringraziamo il Signore e cerchiamo di percorrere la stessa strada.