Omelia (22-07-2012) |
mons. Gianfranco Poma |
Venite in disparte, voi soli... e riposatevi un po' Ogni giorno di più riscopriamo la dimensione missionaria come essenziale per l'esistenza cristiana nel mondo attuale: una "nuova evangelizzazione" interpella profondamente la Chiesa chiamata a farsi missionaria nel mondo secolarizzato di oggi. I brani del cap.6 del Vangelo di Marco che stiamo leggendo in queste domeniche, ci invitano a metterci in ascolto della Parola di Gesù e a lasciarci educare da lui per entrare in modo sempre più adeguato nella sua volontà, per non essere missionari di nostri progetti, ma di quel mondo nuovo che lui ha iniziato. Il lungo e graduale cammino che secondo Marco Gesù fa compiere ai suoi discepoli, e che si compirà solo alla fine ("allora essi partirono e predicarono dappertutto" Mc.16,20), è proposto pure a noi, oggi, perché impariamo a non confondere la missione che egli ci affida con qualche più facile surrogato, solo umanamente più gratificante. "Gesù chiamò a sé i Dodici e cominciò a mandarli a due a due..." così leggevamo domenica scorsa, "ed essi, andando, portarono l'annuncio perché si convertissero", nota l'evangelista, sottolineando le molte guarigioni che essi ottenevano. Segue il brano (omesso dalla lettura liturgica) dell'uccisione di Giovanni il Battista, che riporta i Dodici alla drammatica realtà della storia dentro la quale deve avvenire la missione, perché essi comincino ad aprire il loro sguardo su quanto esige l'essere autenticamente annunciatori della presenza di Dio nel mondo. Il piccolo brano che oggi leggiamo (Mc.6,30-34) descrive il ritorno degli "apostoli" dalla loro missione: ancora una volta appare lo stile di Marco, essenziale, fatto di accenni, che lascia molto alla libertà del lettore, alla sua sensibilità, alla maturità di fede a cui è giunto il suo cammino. Certo, nello sfondo c'è il cammino della sua comunità, che per la prima volta vive la propria esperienza, in un mondo certamente complesso, con i propri entusiasmi e con le proprie delusioni e che Marco illumina e guida verso una fede matura. C'è una sottile ironia, pedagogica, sottesa a tutto il brano, che contrappone l'entusiasmo dei missionari che ritornano e vanno da Gesù per narrare a lui la riuscita della loro missione e il suo tranquillo distacco nel valutare il loro successo. "E si riunirono gli ‘apostoli' attorno a Gesù e gli riferirono ‘tutto' ciò che avevano fatto e ciò che avevano insegnato". Il termine ‘apostoli' appare solamente qui, nel Vangelo di Marco, come, solo in questo passo, l'azione di insegnare è attribuito a qualcun altro che non sia Gesù. L'enfasi posto su "tutto" ciò che hanno fatto e "tutto" ciò che hanno insegnato, sottolinea che il rapporto che essi fanno a Gesù è preciso e accurato: nulla è detto sull'effetto prodotto sulle persone che hanno incontrato. Marco lascia al lettore (a noi, oggi) il giudizio su questo quadro da lui descritto sulla prima, generosa risposta dei Dodici all'invio in missione: gli ‘apostoli' non sono forse coloro che si sono voluti distinguere in una missione che riguarda invece semplicemente i Dodici, come se essi fossero gli specialisti di un aspetto che riguarda invece la normalità dell'esistenza del discepolo? E non hanno fatto della loro attività qualcosa di ben costruito, autoreferenziale, di cui ‘riferiscono a Gesù', anziché chiedere a lui se sono stati fedeli al motivo per il quale egli li aveva chiamati? E non c'è in loro un raffinato compiacimento, nelle loro capacità nel fare e nell'insegnare, che li rende ‘migliori' di Gesù che nella sua patria aveva ottenuto ben pochi risultati? Nessun apprezzamento da parte di Gesù fa seguito al rapporto degli ‘apostoli', egli invece rivolge loro una sua parola "autorevole": con un imperativo riprende ad essere la loro guida. "Venite voi stessi ‘in disparte', in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Anche questa frase può essere letta a diversi livelli: anche qui, come nelle raccomandazioni circa il comportamento per la missione, sono presenti riferimenti al cammino del popolo di Dio nel deserto, che i profeti rileggono come l'esperienza della più intensa intimità con Dio. E' evidente che Gesù non condivide l'entusiasmo degli ‘apostoli' per il loro ‘successo', chiede anzi un distacco dal loro impegno così assillante e così totalmente coinvolgente. E' evidente che Gesù comanda loro una ‘conversione': dall'impegno immediato nel "tutto fare e tutto insegnare" Gesù chiede di passare al recupero di se stessi, all'esperienza del deserto e del riposo, allusivi dell'esperienza di Dio. Infatti, nota l'evangelista, "erano molti che andavano e venivano ed essi non avevano neppure il tempo di mangiare": ancora una volta Marco lascia al lettore la valutazione di quanto descrive. La missione degli ‘apostoli' ha messo in movimento una folla grande, ed essi sono così impegnati che non hanno più tempo neppure per mangiare: successo, riuscita, missione, o caos, confusione, illusione? E il loro impegno, raggiunge veramente la domanda della folla o è solo fatica gratificante per loro stessi e alla fine inutile esaurimento di forze, solo per sentirsi dire da Gesù che sono stati eroi? "E andarono con la barca verso un luogo deserto, ‘in disparte'": ancora una frase dal forte valore simbolico. Ricompare ‘la barca' che accoglie la comunità riunita e la conduce verso il deserto, ‘in disparte' (questa espressione intraducibile significa la interiorità, la ricchezza della esperienza personale): questo apparente allontanamento è la via attraverso la quale la comunità dei discepoli di Gesù conquista la propria identità per essere risposta autentica alla domanda della folla. Infatti "li videro andare e molti compresero e a piedi, da tutte le città, accorsero là e arrivarono prima di loro". "Molti compresero" ciò che tutti hanno visto: hanno visto la comunità riunirsi e partire e molti hanno compreso il senso di ciò che accadeva. Non si tratta di un allontanamento, ma di essere riuniti con lui, di camminare sulle onde del mare senza affanni, gustando la gioia dell'essere con lui; si tratta di gustare un'esperienza di cui il mondo agitato è in ricerca e che può trovare soltanto nell'incontro con lui. Adesso gli ‘apostoli' non sono più nominati (ricompariranno in 6,35 come ‘discepoli'): solo Gesù è di fronte alla folla. "Uscendo, egli vide una grande folla, e fu mosso a compassione per loro, perché erano come pecore che non hanno pastore e cominciò ad insegnare molto a loro". E' solo lui, anzitutto educatore dei suoi discepoli, degli ‘apostoli': solo trovando prima se stesso, nel deserto dell'intimità con il Padre, nella quiete da ogni ansia, egli può essere risposta all'inquietudine degli uomini. Solo lui, così profondamente uomo e per questo così totalmente affidato all'amore del Padre, può conoscere la profondità dell'inquietudine umana: solo lui può provare questo sconvolgimento interiore, questa commozione, solo lui può "cominciare" a dire all'uomo parole vere, non illusorie, non facilmente consolatorie. Questo piccolo, denso brano di Marco, è rivolto anzitutto agli ‘apostoli': essi sono partiti entusiasticamente per la missione; la missione ai loro occhi sembra aver avuto un buon successo, ma la folla rimane disorganizzata, senza pastore. Questo testo in realtà mette in evidenza la mancanza di "riposo" degli apostoli e la loro mancanza di nutrimento, la mancanza di un luogo deserto, ‘in disparte' e la mancanza di organizzazione della folla. Il cammino degli ‘apostoli' lungo il quale imparare a stare con lui per essere da lui mandati rimane ancora lungo. |