Omelia (22-07-2012) |
Gaetano Salvati |
In intimità con Dio Il Vangelo di oggi, continuando il racconto della scorsa Domenica, presenta il Signore quale promotore e punto di riferimento per il ministero degli Apostoli. San Marco narra che i Dodici ritornarono dal Maestro e "gli riferirono tutto quanto avevano fatto e insegnato" (Mc 6,30). Gesù, allora, chiamò i discepoli in disparte, soli (v.31), per farli riposare dopo le fatiche missionarie. Con questo gesto il Signore ci rivela che il mistero della Chiesa non è innanzitutto missione; bensì, rimanere in intimità con Lui. Essere intimi di Dio significa aprirsi alle necessità della gente, tanto da saper andare oltre se stessi in compassione. Effettivamente, Gesù non fu contrariato per la presenza inattesa della folla (v.34); non allontanò nessuno per permettere una sosta agli Apostoli, ma accolse con bontà e cura tutti. Tale comportamento è indispensabile perché la missione evangelizzatrice della Chiesa non tenda ad escludere nessuno. Infatti, come l'atteggiamento del Signore manifesta al popolo che Dio è vicino, aiuta chi è in difficoltà, e questi, come pecore, cioè umili e docili, riconoscono in Gesù "il germoglio giusto, che regnerà come re" (Ger 23,5), il pastore che riunisce e guida il popolo; allo stesso modo, i credenti sono impegnati ad annunciare la presenza del Risorto fra di loro: contatto in grado di creare la comunione (non le opposizioni) degli uomini. La comunità accogliente, perché incarnata nelle sofferenze e nelle gioie del mondo, caritatevole, perché sa corrispondere ai richiami di collaborazione con tutte le creature, diviene strumento del Signore, segno, nella storia, della bontà e della fedeltà di Dio. Amen. |