Omelia (29-07-2012)
padre Gian Franco Scarpitta
Pane dispensato, fame sopita

Del pane parla ripetutamente la Scrittura quando si tratti di delineare un intervento di Dio atto ad appagare la fame del popolo. Così Dio interviene concedendo il pane agli israeliti nel deserto man mano che procedono verso la terra promessa nella misura di una razione ciascuno al giorno mentre il sesto giorno ne concede doppia razione bastevole anche per la giornata seguente (Es 16, 4-6). In una certa occasione lo dà loro sotto forma di manna piovuta dal cielo (14 e ss.). Pane e carne sono gi alimenti che rinfrancano anche Elia e lo stesso profeta sfama miracolosamente una povera vedova e il suo figlioletto per diversi giorni provvedendo anche a se stesso, per mezzo di un solo pugno di farina (1Re 17, 4 - 16).
Appena succeduto ad Elia, il giovane Eliseo opera numerosi prodigi per i quali viene esaltato come uomo di Dio, fra questi la moltiplicazione dell'olio alla povera vedova afflitta dai debiti (2Re 4, 3 - 7) e la moltiplicazione del pane alla folla presentataci dalla Prima Lettura liturgica di oggi: ricevuti in omaggio 20 pani d'orzo, comanda al servitore di distribuirlo a cento persone perché ne mangino tutti quanti, con la promessa che il pane avanzerà dopo che tutti si saranno saziati. Cosa che si realizza strepitosamente. Riaffermato per ciò stesso Uomo di Dio, Eliseo cattura l'attenzione della gente e offre un saggio della divina onnipotenza nel prodigarsi per quel numero di persone che si sono accalcate attorno a lui e il pane diviso avanza in modo da sfamare ipoteticamente un'altra moltitudine.
Sia direttamente che attraverso emissari e latori del suo messaggio, Dio provvede prontamente alla fame del popolo: sfama, nutre, sazia, conforta, rifocilla con il sostegno essenziale del comunissimo alimento di vita indispensabile per l'uomo, appunto il pane. Non per niente Matteo, mettendo in bocca a Gesù la famosissima preghiera del Padre nostro, fa dire a questi: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", cioè il pane necessario per l'oggi, il sostentamento vitale essenziale. Ma il pane è anche l'alimento che sostiene la turba di popolo mentre mostra un atto di fede. E' il caso di Gesù Cristo, che definirà se stesso "pane vivo disceso dal Cielo", il quale soddisfa la fame materiale di una grossa folla che viene stimata in cinquemila unità. Tutti consumano in modo esaurientemente pane e pesci, e quando Gesù ordina che il cibo residuo venga raccolto perché non vada perduto, i discepoli contano ben 12 ceste piene. Lo stesso numero delle tribù di Israele, il popolo di Dio che è stato reso oggetto di predilezione e di salvezza e verso il quale ancora adesso la medesima valenza salvifica.
Gesù sfama infatti materialmente tutta questa gente, che merita di prendere cibo per la sua fede indiscussa nel Messia che è lui stesso e che pertanto ottiene così una ricompensa, ma se Eliseo compiendo un simile prodigio si era affermato uomo di Dio, Gesù ora si palesa ancora una volta Figlio di Dio. Oltre alla fame di pane materiale infatti egli interviene sulla fame inconsapevole che il popolo avverte dello stesso Signore, soddisfa al completo l'esigenza che questo manifestava di ascoltare i suoi ammonimenti e il suo divino messaggio e anzi lo stesso pane e pesce moltiplicato è anche espressivo del sostentamento della Parola di cui Gesù è apportatore. In altre parole Gesù sfama il popolo non di solo pane e pesce fisico, ma anche del pane insostituibile che è la parola di Dio. E non è ancora finita. Nella parte restante dello stesso cap.6 del vangelo di Giovanni, commentando il presente episodio, Gesù afferma "io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi viene a me non avrà più fame, chi crede in me non avrà più sete.", e questa certezza la si trova esplicitamente effettiva nel Sacramento dell'Eucarestia. In esso attingiamo tutta la forza vitale necessaria per appagare la nostra fame del divino traendo continuo sostentamento nelle vicende felice e avverse del quotidiano. Il pane vivo disceso dal cielo Gesù Cristo è alimento di vita eterna i cui favori si riscontrano nella vita presente quando lo si assume non per mera consuetudine ma con quella fede ben disposta che ci orienta a riconoscerlo come tale.
Chi ha fame mangia senza reticenze e di solito non si espongono dubbi o perplessità davanti ad un pane, quali potrebbero essere espresse di fronte ad un altro cibo (avariato, fresco, ecc.); così di fronte a Gesù pane vivo disceso dal Cielo che ci si presenta alimento eucaristico occorre atteggiarci animati da fiducia e motivazione piena, appropinquandoci con fede e disinvoltura estrema e senza reticenze. Un Dio fatto uomo che si fa perfino mangiare dall'uomo è degno di fiducia e di attendibilità.
Un'altra riflessione che ci sovviene in rapporto al nutrimento essenziale pane di vita Gesù Cristo è la considerazione di quanto sia prezioso questo cibo: se è vero che mancando il vino nelle nostre tavole si perde il gusto dei pasti e si privano i cibi di opportuna esaltazione, è ancora più evidente che in mancanza di pane, per quanto altri cibi possano rimpinzarci, non ci si sazierà mai e chi si nutre di altro escludendo il pane dalla propria tavola spreca e dilapida gli stessi cibi di cui si sta nutrendo. In parole povere, quando si mangia di tutto fuorché il pane in realtà non si ha fame ma si mangia per capriccio. Il che non può non portarci a considerare la ricchezza e la preziosità di questo alimento anche in relazione alla fame dilagante che miete sempre più vittime nel mondo: apprezzare e valorizzare il grano non sarà mai abbastanza e neppure sarà mai sufficiente adoperarci perché altri abbiano assicurato il cibo tutti i giorni come noi. Il cibo materiale che si associa ovviamente a Cristo pane vivo.