Omelia (29-07-2012) |
Wilma Chasseur |
Pellegrinaggio alle "sette fonti" Oggi si va in pellegrinaggio. Dove? In un posto molto fresco e gradevole, particolarmente indicato in questo tempo di calura estiva. Pronti? Via: si va alle "Sette Fonti". L'ideale vero? E perché andiamo lì? Perché è il posto dove avvenne la moltiplicazione dei pani. Quel miracolo Gesù lo fece proprio in un luogo sul lago di Tiberiade, chiamato Tabga, che in greco significa appunto "sette fonti" numero che simboleggia la pienezza. Il posto è magnifico, pacificante con quei declivi verdi che scendono fino al lago.
Gesù partì in barca: aveva intenzione di appartarsi per pregare, ma la gente saputolo, partì a piedi e seguì la barca, arrivando addirittura prima, cosicché quando Egli scese vide tantissima gente venuta dalle varie città, apposta per ascoltarlo: 5000 uomini senza contare le donne e i bambini. Folla immensa per quei tempi: bastava a svuotare interi paesi. E Gesù sul far della sera, fece quel famoso gesto di moltiplicare pochi pani e pochi pesci che poi non finivano più... Fatto che deve aver colpito tantissimo se lo riportano tutti e quattro gli evangelisti.
Tabga è la parrocchia, la casa, la comunità, insomma ogni luogo del tuo vivere quotidiano, dove hai bisogno che il Signore moltiplichi i tuoi pochi pani e pesci: quelli dell'energia, dell'entusiasmo, della pazienza per affrontare la tua battaglia di ogni giorno. Ognuno ha il suo fronte dove combattere la buona battaglia e condurla a buon fine. A volte vorresti usare "quintali di insetticida" contro le seccature e i seccatori... mentre ti occorrono quintali di pazienza per vincere la tua battaglia. Tabga, l'unica zona verde, cioè pacifica, vicino all'acqua, dove Dio ti aspetta per moltiplicare le tue riserve esaurite... e ridare pace al tuo cuore. Tabga, quel posto sul lago di Tiberiade che è presente in ogni luogo dove Cristo si fa presente. Dove si fa comunione.
Alla fine Gesù disse: "Raccogliete i pezzi avanzati" che in greco suona piuttosto "radunate i frammenti". Il significato è ben diverso: sta ad indicare il nostro essere che, dopo il peccato originale e... post-originale (cioè il nostro), è esploso in mille schegge. Siamo frantumati: abbiamo centomila desideri diversi e, spesso, contrastanti: la volontà vuole una cosa e la sensibilità vuole l'esatto contrario; la ragione dice una cosa, il cuore ne dice un'altra e via di questo passo. Un giorno vogliamo vedere gente, il giorno dopo, no: insomma non sappiamo ciò che vogliamo perché siamo troppo in balia dei nostri alti e bassi. Per sfuggire alla frammentazione dobbiamo fissarci sul bene che fa bene agli altri, non sui nostri comodi che pensiamo ci facciano star bene, ma in realtà ci fanno stare tremendamente scomodi "dentro". Se rendiamo felici gli altri con un'attenzione, una parola buona, un gesto che magari ci costa anche, poi saremo più felici noi e diffonderemo gioia tutto intorno: ecco la buona novella. Ma il primo da evangelizzare è il nostro cuore che va liberato da egoismi vari e fatto uscire da sé per renderlo attento all'altro. |