Omelia (29-07-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di don Gianni Caliandro * Ci sono miracoli che Gesù realizza, cerca, costruisce, perché essi saziano, e miracoli che invece Gesù sfugge, da cui sta lontano come da un pericolo, perché invece di saziare affamano. La pagina evangelica di oggi ce ne mette uno dei primi davanti agli occhi, e allude anche, alla fine del racconto, ad un altro tipo di miracolo da cui Gesù ha voluto star lontano a tutti i costi. * Il primo è un miracolo che sazia, la moltiplicazione del pane e dei pesci. Esso avviene a partire da ciò che si ha, quando si accetta di condividerlo. Il primo miracolo che Gesù fa è quello di aiutare a credere in ciò che si ha. Filippo sa che nel gruppo c'è quella piccola quantità di cibo. Ma che cos'è. Non è niente? Non vale a niente, non basterà mai davvero ciò che abbiamo. Il gesto di Gesù comincia ad operare qui: sgombra lo sguardo da ogni disistima, da ogni svalutazione. Aiuta a ritrovare la fiducia. Il secondo movimento del gesto di Gesù aiuta ad andare verso la condivisione. Ciò che si ha va condiviso. E' questo che sazia, sazia chi lo compie, chi trova il coraggio di condividere le proprie cose, i propri doni, e chi se ne alimenta, chi ne viene saziato e incoraggiato. Gesù non stravolge la natura, le leggi della vita, aiuta ad entrarvi dentro. Dal nulla far passare la fame, questo sì che sarebbe stato un miracolo eclatante, al di fuori di ogni legge e di ogni natura. Ma Gesù sta lontano, legge questo tipo di gesti come una tentazione da cui deve stare lontano. "Dì che queste pietre diventino pane, e tutti ti crederanno", era stato tentato di credere all'inizio del suo ministero. Più discreto, e più efficace, più secondo la logica di Dio, è il gesto di rendere una persona consapevole di ciò che ha, dei propri doni, delle proprie risorse, e quello di a aiutarla a trovare nell'amore, nelle relazioni per gli altri, nella condivisione con i poveri, l'orizzonte nel quale usare ciò che ha. * Un altro miracolo, a cui si allude - e che Gesù assolutamente rifiuta! - è quello in cui la gente sembra inciampare, quando vuole far re Gesù. Egli si allontana da questa situazione, perché si rende conto che essa è il contrario di quanto ha appena fatto. Se si fosse prestato a questa dinamica, avrebbe allontanato le persone da se stesse e dalla responsabilità di trovare nell'amore per gli altri la propria ragione di vita. Non si sarebbe moltiplicato il pane, le risorse di ciascuno, la volontà di condividere, ma solo il potere di uno, questo sì, si sarebbe moltiplicato a dismisura. La gente lo cerca per farlo re, cerca l'uomo forte, dietro il quale andare, entusiasmandosi per il leader, ma tutto sommato deresponsabilizzandosi, preferendo diventare una massa indistinta dietro l'eroe, dietro il profeta, dietro il leader che fa sognare ma che in realtà allinea e deresponsabilizza. Gesù, di fronte a questa prospettiva, scappa. Si nasconde. Non vuole che la gente lo trovi. Dice un chiaro no a questa dinamica. * Ecco il vero miracolo, quello che Gesù desidera: ognuno cammina con le sue gambe, pensa con la sua testa, diventa, per così dire, il leader di se stesso, il profeta di se stesso, il capo di se stesso, e questa responsabilità fiorisce in vita sempre nuova, proprio quando ogni persona sa accettare ciò che ha e ciò che è e sa farne un dono agli altri. Così si costruisce il sogno di Dio: Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Ecco, solo Dio è il nostro Re. Noi siamo, tutti uniti in un solo corpo, fratelli e sorelle. Il regno di Dio è così! |