Omelia (29-07-2012)
Gaetano Salvati
Disponibilità, condivisione, testimonianza

Il Vangelo di oggi presenta Gesù come il nuovo Mosè che passa "all'altra riva del mare", "sale sul monte" (Gv 6,1-3) e procura alla folla un cibo straordinario, simbolo del vero pane. San Giovanni descrive il segno della moltiplicazione dei pani ponendo al centro della narrazione Gesù. Egli prende l'iniziativa di rifornire la folla di cibo (v.5): infatti, il Maestro avrebbe provveduto il pane a tutti e in abbondanza; mette alla prova Filippo (v.6), consegna il pane (v.11), ordina di raccogliere i pezzi avanzati (v.12). Infine, viene riconosciuto Messia (v.14), ma in senso politico; mentre, la regalità del Maestro non aveva come intento la restaurazione della monarchia davidica, bensì la salvezza del mondo, la vita eterna per ognuno di noi.
La comprensione di quest'ultimo punto è il cuore del racconto evagelico e della nostra vita cristiana. Innanzitutto, il Signore non fa cadere il pane dal cielo come Mosè, lo fa sorgere dai cuori degli uomini che accettano di mettere a disposizione il poco che hanno con una fiducia che crea fiducia: il pane è per tutti e non manca mai. In secondo luogo, il segno del pane donato in grande quantità è il modo in cui il Salvatore accompagna la nostra vita verso la pienezza di un'esistenza vissuta nel Suo nome; vale a dire, non solo il Maestro si prende cura di noi (l'abbondanza del pane indica l'imponenza dei Suoi doni), ma viene incontro alle nostre necessità, alla nostra fame, ai desideri del nostro cuore. A partire dai nostri proposisti, dalle nostre speranze, dalla nostra umanità, Egli ci esorta ad aprirci alla novità del Suo annuncio, per riconoscere in Lui il datore del pane della vita, l'unico in grado di trasformare la nostra vita in un inno di lode all'Altissimo.
"I pani d'orzo" (v.9) moltiplicati da Gesù, dunque, sono il nostro nutrimento e il segno che Dio non si distacca dalle nostre esigenze per indicare la salvezza, ma prefigurano pure il pane eucaristico. San Giovanni narra che Gesù, "dopo aver reso grazie", distribuisce il cibo miracoloso ai presenti (v.11). Con questo passo, l'evangelista afferma che non è sufficiente seguire il Signore per ottenere la vera vita, non basta la disponibilità del cuore cui si accenna sopra: è necessario condividere il pane con i fratelli. La sua piena condivisione è capace di fare di tutti noi "un solo corpo e un solo spirito" (Ef 4,4); ciò è possibile per la "sola speranza" che viene da Gesù, il quale nutre ed espande il nostro desiderio d'incontro con Lui. La condivisione del vero pane, vivanda della Chiesa, deve spronare i cristiani a leggere i segni dei tempi, ad accorgersi che l'uomo, raggiunto dall'Avvento divino, ha la volontà di conoscere Dio, è per natura capace di scorgere nei sentieri interrotti del patire la speranza che vince l'oppressione dell'egoismo; in questo modo, la comunità sa testimoniare al mondo l'amore divino che crea comunione, pace, salvezza. Amen.