Omelia (29-07-2012) |
don Luciano Cantini |
Dodici canestri Dodici canestri Da sempre mi sono domandato, senza trovare risposta, da dove saltano fuori i dodici canestri che sono stati utilizzati per raccogliere i pezzi avanzati. Certamente ci troviamo di fronte ad una immagine fortemente simbolica - e il numero dodici ne esalta il simbolismo - che potrebbe non avere corrispondenza reale, ma è proprio il linguaggio simbolico che ci interessa per la sua universalità. Forse non è stato difficile recuperare una dozzina di canestri in mezzo ad una folla così smisurata, ma chi si è preso la briga, seguendo Gesù, di portarsi dietro dei canestri vuoti? Forse non erano vuoti, forse la condivisione dei cinque pani d'orzo e dei pesci ha innescato altre condivisioni. Forse la presenza di quei canestri nasconde un ulteriore senso del miracolo che Gesù ha compiuto. Ma che cos'è questo per tanta gente? Sia in Giovanni che nei Sinottici, nei sei racconti paralleli, non si usa il termine di moltiplicazione dei pani che invece è entrato nel linguaggio e nella logica comune. Semplicemente Gesù distribuisce o fa distribuire i pani e i pesci che sono disponibili. Mentre il pane era distribuito non ne mancava, passava da una mano all'altra ed ogni mano ne rimaneva colma. Il miracolo non è nella "moltiplicazione" ma nella "distribuzione", nel passare di mano in mano, di diventare ogni volta dono ricevuto ed offerto. Quel pane e quei pesci finiscono di essere il mio pane per diventare il "pane nostro": questo è il senso del miracolo che ogni giorno chiediamo nella preghiera. Chi mangia il proprio pane si sazia e poi torna ad avere fame e senza risorse, chi condivide diventa ricco del dono offerto e ricevuto. Quanto è distante il modo di pensare e di agire del Vangelo con il modo di organizzarsi dell'umanità con le proprie leggi e prassi economiche! La crisi di questi tempi ci spaventa ma non ne sappiamo uscire perché perpetuiamo gli stessi criteri e la ricchezza di alcuni ha come conseguenza la povertà degli altri. Perché nulla vada perduto Dobbiamo leggere in questa frase la preoccupazione di non disperdere il pane avanzato: un po' come facciamo anche in famiglia in cui possiamo sprecare di tutto ma il pane ha un suo sacrale rispetto? Oppure dobbiamo leggere in quel nulla, la profondità e la memoria di quel gesto di condivisione? |