Omelia (25-01-2004)
don Mario Campisi
Gesù, uomo dello Spirito

Con oggi riprende la "lectio" del terzo Vangelo. La terza lettura è formata dal proemio del Vangelo lucano (1,1-4) e dal brano che descrive la scena inaugurale del ministero in Galilea di Gesù.
Luca non rispetta l'ordine cronologico dei fatti. Pone, infatti, all'inizio, l'episodio di Gesù nella sinagoga di Nazaret "avvenuto certamente verso la fine del ministero galilaico". Con ciò Luca dimostra che esso riveste un'importanza del tutto speciale: in qualche modo è già l'anticipazione di tutta la vicenda di Gesù, che viene tra i suoi, presenta il suo programma, prima accettato e poi rifiutato.
Tutto è collocato sotto l'azione dello Spirito di Dio: Gesù è stato consacrato dallo Spirito come il "profeta per eccellenza", dallo Spirito riceve il contenuto della sua missione, e sempre lo Spirito sarà la forza dinamica di tutta la missione salvifica.
Gesù, uomo dello Spirito, lo ha in vista della missione. Così è per la Chiesa.
E' opportuno aiutare la comunità cristiana ad accorgersi del fatto che essa dispone di questa energia spirituale per la sua opera di "evangelizzazione dei poveri" nella storia.
Occorre tornare ad abituarsi alla presenza attiva dello Spirito; poi non sarebbe del tutto superflua la domanda: che posto occupa lo Spirito nella propria vita? Quando e come lo si invoca? Quanto ci si appoggia su di lui e quanta libertà d'agire gli si concede?
Uomini "spirituali", di cui la gente ha un bisogno elementare, non dovrebbero essere tutti i cristiani in genere, e i sacerdoti in particolare? Non è possibile fare "direzione spirituale" senza essere degli "spirituali".
La spiritualità cristiana ha un suo spessore umano con alcune caratteristiche che rifulgono in Gesù. Ricordiamone qualcuna:
1. l'unità della vita. Lo Spirito dà e tiene unita la vita della Chiesa e del cristiano nel servizio di Cristo; e, nei giorni della possibile confusione, regresso o insuccesso, conforta mantenendo chiaro il riferimento ed aiutando a trovare la strada per affrontare la situazione;
2. la persona spirituale è libera, poiché "dove c'è lo Spirito c'è libertà". Libera di fronte agli uomini e alle cose;
3. la persona spirituale è leale, sincera contro ogni menzogna: chiama difficoltà una difficoltà, abuso un abuso, è ferma nel ritenere che il fine non giustifica i mezzi, non tradisce la verità per salvare se stessa;
4. la persona spirituale è capace di relazioni umane vere. Ama gli uomini, semplicemente e senza illusioni, comprende, partecipa, aiuta, li incontra dove sono, fa progredire senza distruggere, perdona. E' l'uomo della comunità e sa di aver bisogno dell'altro come la testa dei piedi e viceversa. Quindi "se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui" (2^ lettura, v. 26).
Visto che il Vangelo di questa domenica proclama anche il "proemio" con cui Luca inizia la sua opera, è opportuno considerare il carattere storico della testimonianza di Gesù.
La fede cristiana poggia su una storia realmente accaduta, ed i documenti sono degni di "fede storica".
Luca sottolinea, con insistenza, la storicità dell'"evento-Gesù Cristo". E' un "evento" che trascende la storia, ma non cessa di essere "avvenimento". Si tratta di "avvenimenti tra noi", passibili di documentazione testimoniale.
Il "credo" biblico-cristiano "confessa" dei fatti. Storia e teologia, insieme; nessuna contrapposizione tra il "Gesù della storia" ed il "Gesù della fede".
Per Luca Gesù è il Cristo, l'"Unto dallo Spirito", ma non è un mito. E' "dentro" il tempo ed, insieme, "centro" di ogni tempo.
Per questo non può mancare da parte del credente la risposta etica ed esistenziale.