Omelia (08-02-2004)
don Mario Campisi
Discepoli per "prendere vivi gli uomini"

Presentato a Nazaret il suo programma, Gesù inizia il suo cammino di predicatore itinerante compiendo gesti di liberazione ( i miracoli). Ma subito sceglie e chiama alcune persone in modo particolare, perché camminino con lui: sono i discepoli, e tra essi, in primo piano, Pietro.
Quella raccontata dal brano del Vangelo di oggi è appunto una scena di vocazione parallela a quella di Isaia narrata dalla prima lettura. Sulla parola di Gesù, Pietro getta le reti al largo, anche se lo specialista della pesca è lui e non Gesù, artigiano dell'entroterra. Sulla parola di Gesù, lui e i suoi tre compagni lasciano tutto ciò e lo seguono. Si comincia con Gesù, che annuncia la parola di Dio alla folla che si accalca presso il lago, e si finisce con la parola di Gesù, che garantisce l'efficacia della missione dei discepoli. La chiamata sta in mezzo.
Nel nuovo Testamento non si dice mai che Gesù sia stato "chiamato". Egli è stato "mandato". Gesù non riceve una chiamata, e tuttavia egli moltiplica le chiamate a seguirlo.
Non c'è esistenza di discepolo che non sia fondata su una chiamata. E' Gesù a scegliere noi. In questo modo la vocazione ci qualifica. Nell'unica vocazione cristiana ci sono "le vocazioni" secondo i diversi carismi, per i diversi ministeri, in vista delle diverse operazioni. Ma chiamati sono tutti. La Chiesa ha sempre sentito l'esistenza cristiana come una vocazione.
Secondo Luca la chiamata non soltanto viene dopo l'insegnamento di Gesù alla gente, ma anche dopo una dimostrazione di potenza da parte di Gesù, che è la pesca miracolosa.
L'abbondanza della pesca in pieno giorno è contro ogni buona norma, le reti quasi si rompono, le barche quasi affondano, ma non affondano: sono tutti particolari che conducono a cogliere l'avvenimento come una rivelazione. L'uomo si avverte distante e addirittura indegno. Si scopre impotente e peccatore. È questa la reazione di tutti personaggi biblici di fronte alla rivelazione di Dio. Dall'altra parte Dio, e qui Gesù, copre la distanza aprendo gli orizzonti futuri: "sarai pescatore di uomini".
Il verbo greco usato da Luca significa esattamente "prendere vivi", "vivi in vista della vita".
Le "grandi acque" sono, nella letteratura biblica, il simbolo della morte. Per cui pescare gli uomini dalle acque significa, dunque, salvarli dal naufragio e ridonarli alla vita. Questo è il compito di Pietro e dei suoi compagni che lavorano con lui. Sono nati pescatori ma Gesù li trasforma in salvatori di uomini.
Essi possono credervi, cioè fidarsi, per quanto la cosa possa sembrare incredibile, poiché hanno visto di che cosa sia capace quel Gesù che li ha incontrati sulle rive del loro lago. Perciò possono davvero "non temere", lasciare alle spalle una volta per sempre il passato, e abbandonarsi loro per primi, per tutta la vita, a quel primo assoluto "pescatore di uomini" che è Gesù.