Omelia (12-08-2012) |
Gaetano Salvati |
Ha la vita La Parola di oggi ci aiuta a superare la fame di senso e il senso di vuoto della nostra esistenza, offrendo alla nostra scelta due possibilità: camminare, nonostante le difficoltà, oppure mormorare sempre. San Giovanni narra che all'autorivelazione di Gesù ("Io sono il pane della vita", Gv 6,35), i suoi interlocutori reagirono mormorando contro di Lui: gli ricordarono la sua umile origine e quindi l'impossibilità di un'origine divina (v.42). Il Maestro replicò mostrando la causa della loro incredulità: solo chi è "attirato" dal Padre può andare a Lui (v.44); cioè chi non riconosce Gesù come Figlio di Dio, il Suo Inviato, non ha la vita eterna. Dunque, per essere "istruiti da Dio", per avere la vita eterna, bisogna aderire all'insegnamento del Signore (v.47). Egli è il pane vivente (v.48), che dà la vita. Infatti, chi mangia il pane vivo, chi crede che Egli è il rivelatore, totale e definitivo, del Padre, non muore. È bello notare che Gesù non usa un verbo al futuro, non dice: "avrà la vita eterna"; bensì, ha la vita. Ciò significa che chiunque assimila la rivelazione del Signore, già su questa terra non cade nelle tenebre dello sconforto; riceve, piuttosto, la forza che permette di continuare il cammino nella pace e nella gioia della presenza viva del Maestro, fino a raggiungere il luogo del nostro appuntamento con Lui. Ora, alla promessa della speranza dell'esistenza aperta all'incontro con Dio, Gesù promette la sua carne, immolata sulla croce. Il Verbo divino fattosi carne è il cibo per la salvezza del mondo (v.51). Non si tratta di un pane simbolico, vale a dire, della rivelazione attuata dal Figlio: "il pane della vita" è Gesù dato dal Padre all'umanità; ma, del pane eucaristico. Questo pane è il corpo del Maestro offerto da Lui stesso ("che io darò", v.51, indica il futuro sacrificio della croce) "per la vita del mondo", in favore di ogni creatura che, liberamente, desidera saziarsi del dono dell'eucaristia. Mangiare la Sua carne, partecipare siceramente alla celebrazione dei sacramenti e comunicare alla vita di Cristo per essere condotti alla pienezza della vita (quaggiù e nell'eternità), significa pure donare la nostra vita redenta ai fratelli. Il Verbo fatto storia, pane spezzatto per noi, ci chiede, infatti, di farci pane a nostra volta divenendo benevoli, misericordiosi: come il Padre ha misericordia per noi, tanto da donarci il Figlio nell'eucaristia, anche noi dobbiamo essere disposti a spezzare i nostri egoismi, per distribuire il pane del perdono, della gioia, della pace. Amen. |