Omelia (12-08-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
Io sono il Pane della vita Risulta difficile per chi ascoltava Gesù, che annunciava l'Eucarestia, il dono più grande che si può fare a chi si vuol bene. Un bene che non si ferma alla superficialità delle parole o all'esteriorità materiale, ma entra a far parte della nostra vita, proprio come un pezzo di pane per il corpo. Davanti a questo dono che Dio fa di se stesso, si dovrebbe davvero provare grande gioia e gratitudine. Gesù non è solo vicino a noi, come un amico carissimo, ma va oltre ogni nostra comprensione, divenendo carne della nostra carne. Un dono che ha dell'incredibile, per questo troppo pochi lo comprendono. Eppure se riflettiamo un momento, anche nel linguaggio di chi vuole bene totalmente, come la mamma nei confronti del figlio, l'amore esprime ciò che l'Eucarestia realizza: 'Ti mangerei!', ossia ti farei parte della mia vita. Un amore completo, questo, non superficiale, ma che si fa 'una cosa sola con l'amato'. Confesso che ogni volta che celebro la S. Messa mi sorprendo sempre, gioiosamente, nel pronunciare le stesse parole di Gesù, quando offrì ai suoi l'Eucarestia: 'Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue... Fate questo in memoria di me': memoria che non è solo ricordo, ma realizzazione nel presente. Gesù non solo offre un dono divino, di essere una cosa sola con Lui, ricevendolo nella Santa Comunione, ma addirittura si fa cibo per la vita eterna. Sono tanti gli anni che celebro: dall'ordinazione nel giugno del 1951! Anche dopo il terremoto nella valle del Belice, che aveva distrutto tutto, case e chiese, non ho mai mancato di celebrare la S. Messa, in un campo o sotto una fragile tenda, che lasciava scorrere l'acqua, al punto che ci voleva qualcuno che riparasse l'altare e me con l'ombrello. Ma l'Eucarestia era la mia, la nostra forza. Aveva ragione mamma, che da ragazzo voleva che facessi la Comunione ogni giorno prima di andare a scuola. 'Caro Antonio, la Comunione è Dio che entra nella tua vita, un nutrimento che supera tutto. La Comunione è Gesù che si fa tua vita e di Lui abbiamo bisogno', ripeteva spesso. Ma sono davvero tanti coloro che attribuiscono all'Eucarestia, e quindi alla Comunione con Gesù, il dono incomparabile che è? Tante volte mi chiedo la ragione per cui alcuni, pur partecipando alla Santa Messa, non mangiano di quel Pane celeste. Credo che tanti non abbiano ancora compreso fino in fondo il Dono di Gesù, come accadde quando lo annunciò. In parte ce lo conferma il Vangelo di oggi. "In quel tempo i Giudei mormoravano di Lui perché aveva detto: 'Io sono il pane disceso dal Cielo'. E dicevano: 'Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Io sono disceso dal Cielo?' Gesù rispose: 'Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a Me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei Profeti. 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da Lui, viene a me. Io sono il pane della vita. I vostri Padri hanno mangiato la manna del deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita eterna". (Gv. 6, 41-52) Sembra chiaro il discorso di Gesù, ma occorre capire fino in fondo che cosa significa per Lui 'farsi pané per diventare partecipe del nostro cammino spirituale. Tutti sappiamo come non sia facile camminare verso Dio, anche se è l'unico senso che ha la nostra vita. Siamo stati creati 'a Sua immaginé, la nostra natura umana è intrisa di divinità, eppure ci accontentiamo spesso di credere 'cibo' della vita le piccole, evanescenti, fragili illusioni dell'esistenza terrena. Occorre una profonda fede, una grande capacità di amore, per entrare nell'offerta di Gesù, nostro unico vero Pane di Vita. Scriveva il nostro caro Paolo VI: "Comunione con Cristo, è l'Eucarestia come sacramento e come sacrificio, ma anche comunione tra di noi fratelli, con la Comunità, con la Chiesa. È ancora la Rivelazione a dircelo, con le parole di Paolo: 'Dal momento che vi è un solo pane, noi che siamo molti formiamo un solo corpo, perché noi tutti partecipiamo di questo unico pané.... Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha messo profondamente in luce questa realtà, quando ha detto che i cristiani 'cibandosi del Corpo di Cristo nella Santa Comunione, mostrano concretamente l'unità del Corpo di Cristo'... E davvero l'Eucarestia intende fondere in unità i credenti, che siamo noi, a tutti i fratelli del mondo e la celebrazione dell'Eucarestia è sempre principio di unione, di carità, non solo nel sentimento, ma anche nella pratica. 'Amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amati' è il comandamento nuovo, quello che deve distinguere i figli della Chiesa". (giugno 1969) Solennità di Maria SS.ma Assunta in cielo 15 Agosto 2012 È una festa, quella dell'Assunta, molto sentita, che cade nel mezzo di ferragosto. Sono tanti i modi di festeggiarla, dando così un senso religioso al ferragosto, che rischia di cancellarne la bellezza. Per noi cristiani, Maria SS.ma, che non viene lambita dalla morte, è segno di speranza sicura per il nostro futuro. La morte, che, per chi non crede è la triste conclusione di questa nostra esperienza di vita provvisoria, per noi credenti è solo un passaggio, il preludio della vita eterna, dopo una vita vissuta nella fiducia e nell'abbandono a Dio, come prova della nostra fede. Non resta che guardare e pregare Maria, nostra Mamma, che ci doni la Grazia vigilanti nell'attesa e, quando sarà giunto il momento del nostro passaggio, ci doni di tornare 'a casa', con Lei al fianco, che ci guida sicuri verso il Cielo. Per approfondire e gustare il mistero glorioso dell'Assunzione di Maria, meditiamo insieme le parole della nostra guida, Paolo VI: "Il Signore ha veramente esaltato Maria, ponendola al vertice delle sue opere e profondendo in lei la ricchezza della sua bontà, della sua bellezza e del suo amore. Ma la Vergine rimane sempre una creatura, e, come essa stessa si chiama, «l'ancella del Signore». L'umiltà si distende su tutta la sua vita. Contemplare Maria diventa una rispondenza ad una nostra incolmabile nostalgia, anche di noi moderni. Gli uomini del nostro tempo cercano infatti il tipo, cercano l'eroe, cercano colui che sintetizzi qualche lato perfetto della vita umana. La Madonna verifica in se stessa tutte le bellezze dell'umanità, oltre della santità soprannaturale: è donna, è vergine, è madre, ha sofferto, ha lavorato, ha patito, ha vissuto la nostra esperienza terrena e porta in alto la nostra umanità. Essa ci conforta e ci invita ad imitarla. E l'esemplarità della Madonna, che illumina il nostro cammino, non rimane distante. La Vergine santissima è infatti nostra intermediaria e la sua intercessione diventa materna e sempre vicina alle prove della nostra vita. Essa ci conforta e ci aiuta ad imitarla. È stata così semplice, così umile: possiamo esserlo anche noi, rendendo ideale il pellegrinaggio della nostra vita. Il momento è propizio per ascoltare. E sembra a Noi che la festa dell'Assunta faccia calare dal cielo un messaggio assai importante. È il messaggio della vita futura alla vita presente; un messaggio pieno di luce e di speranza, ma ammonitore circa il fine ultraterreno della umana esistenza. Noi raccoglieremo questo messaggio e ringrazieremo la Madonna che ce lo manda, e che ci ricorda come il destino della vita non è chiuso nel tempo, ma è «al di là», e che il senso, il dovere principale del nostro cammino nel tempo è quello di meritarci quel Paradiso dove Ella, Maria, già si trova nell'integrità gloriosa del suo essere, anima e corpo. Grande lezione per noi, se fossimo dimentichi della nostra sorte che ci attende oltre la tomba; grande consolazione per chi desidera il bene, per chi lavora con animo forte ed alto, per chi soffre, per chi spera e per chi prega". |