Omelia (15-08-2012) |
padre Paul Devreux |
Prima di tutto diciamo che: "la donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle" non è Maria, ma il popolo di Dio, la Chiesa, perseguitata ai tempi dell'autore dell'Apocalisse, per cui deve fuggire da Gerusalemme. Il fatto che ha la luna sotto i piedi significa che schiaccia le divinità pagane, mentre le dodici stelle indicano le dodici tribù di Israele. Secondo ricordiamo che Madre della Chiesa è Dio. Mettere sulle spalle di Maria questi attributi, è una bella devozione, ma non è biblico. Dico questo perché se consideriamo Maria una mezza divinità, la sentiamo lontana e irraggiungibile. Se invece mettiamo al centro ciò che ha fatto sì che lei è potuta diventare madre di Gesù, e cioè la sua fede e fiducia in Dio, allora Maria si riavvicina a noi e diventa un modello da seguire. Maria, più che madre è sposa; è colei con cui Dio fa un'alleanza grazie al suo Si. La maternità è solo una conseguenza, come feconda deve essere la vita di chiunque stringe un'alleanza con il Signore. Maria non vuole essere un mito, ma un faro che illumina la strada, un esempio di fede e di fiducia, e non va associata ad Eva ma ad Abramo, padre della fede, perché ambedue hanno accettato la proposta del Signore che dice: "Esci dalla tua terra e va", credendo alla promessa che sarebbero stati benedetti e sarebbero diventati una benedizione per tutti. Per ambedue la conseguenza è la fecondità. Maria porta Gesù nel mondo, e questa è la missione di tutti i cristiani. Per questo oggi la portiamo in processione per le strade del nostro paese, affinché cammini in mezzo a noi e impariamo a camminare sulle sue tracce per arrivare anche noi a capire e vivere la nostra vocazione di cristiani. |