Omelia (19-08-2012)
Agenzia SIR


Il pane della vita, il pane del cielo, è la carne di Gesù per la vita del mondo, la sua persona sacrificata per la salvezza dell'umanità con la passione e morte gloriosa. L'amore di Dio per gli uomini raggiunge il massimo nella morte di Gesù in croce: sulla croce egli dona tutto se stesso per il mondo. Mangiare la carne di Gesù e bere il suo sangue producono un effetto salvifico: la vita eterna. In altre parole si rimane in comunione intima con la persona divina di Cristo.

I giudei mormorano contro il realismo usato da Gesù (masticare la sua carne!), ma lui rincara la dose aggiungendo la necessità di bere il suo sangue. È un verismo così accentuato che si deve senz'altro applicare all'Eucaristia, fonte di risurrezione e di vita eterna. E non basta.

La comunione tra Gesù e il discepolo, che mangia la sua carne, è analoga a quanto avviene in seno alla Trinità. Come il Padre dà la vita al Figlio, così il Figlio dà la vita a colui che si nutre dell'Eucaristia.

Il pane è la sua carne! L'Eucaristia è la sua corporeità, il suo essere uomo tra noi con quella umanità propria della persona più misera, più ferita. Questa povera umanità, che Cristo ha assunto, è quel pane che dà la vita eterna! Un pane spezzato e distribuito, una carne immolata e offerta per la vita di quel mondo, di quella creazione e di quella storia così ferite e insieme così amate da Dio.

La figura del cibo, del mangiare e del bere dicono chiaramente che l'uomo è insufficiente a se stesso e non ha la vita se non è nutrito da un Altro; e questa nutrizione è necessaria e incessante. Di nuovo appare la nostra totale dipendenza da Lui. Ma anche la sua totale dipendenza da noi. "Carne" indica lo sprofondamento del Verbo di Dio nella condizione povera, ferita e mortale dell'umanità, e proprio per questo è la fonte della vita del mondo.

Se la suprema umiliazione coincide con la suprema gloria e la massima potenza di salvezza, allora questo contraddice ad ogni concezione umana del potere e della potenza. Nutrirsi della carne e bere il sangue del Signore è condizione assoluta per "avere la vita eterna". La vita nuova è già la vita eterna, una vita "per" il Signore.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca