Omelia (25-01-2004) |
mons. Antonio Riboldi |
Capacità di stupirci Oggi ci viene fatto dono del saperci stupire di fronte all'annuncio della Parola del Signore. L'Evangelista Luca ci presenta Gesù che inizia coraggiosamente la missione avuta dal Padre di educare e convertire gli uomini alla Verità farli capaci di entrare nella luce della Buona Novella. Non aveva titoli, come tante volte noi superficialmente ci attendiamo da chi vorrebbe insegnarci qualcosa di nuovo, e in questo caso, qualcosa che supera, e di molto, le povere cognizioni che formano la nostra cosiddetta cultura o capacità di accostarci alla verità. "Chi parla oggi?" è la domanda che tante volte sentiamo fare, quando qualcuno si reca ad udire la Parola di Dio. Come se la forza della Parola fosse nella povertà dell'uomo che la proclama e non nella stessa Parola, di cui uno è solamente servo e speriamo servo fedele. "IN quel tempo, dice l'Evangelista, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazareth, dove era stato allevato ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia: apertolo, trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista: per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore". Poi arrotolò il volume, lo consegno all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Allora egli cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con le vostre orecchie". Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca" (Lc. 1,14-23). Possiamo facilmente immaginare la grande attenzione, quella sospensione dello Spirito, posta di fronte ad una verità attesa: lo stupore suscitato. Diremmo noi: "stavano a bocca aperta" come a voler riempire l'anima della gioia della verità. Stupore è la parola giusta di fronte all'annuncio che Gesù fa della sua missione: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura". C'è ancora questo stupore, questa attesa, ogni volta siamo chiamati ad ascoltare la Parola di Dio? Si ha come l'impressione che la proclamazione della Parola di Dio, durante l'Eucarestia, susciti più che stupore, noia: al punto da misurare i minuti di durata della cosiddetta "predica" (brutta parola) e distinguere o catalogare i preti bravi da quelli non bravi dalla durata breve o lunga della omelia. Da solo questo modo di pensare la dice lunga sulla poca importanza che diamo a Dio che ci parla. E' un negativo segno della nostra vita di fede. Tanti, se potessero, cancellerebbero dalla Messa ogni forma di lettura o annuncio, in modo "da non perdere tempo". Incredibile. Qui davvero non c'è posto per lo stupore che ha suscitato Gesù e suscitano i veri testimoni del Vangelo. Saremmo stati, per esempio, a sentire Madre Teresa di Calcutta per ore e lo stupore non solo non si sarebbe esaurito, ma sarebbe cresciuto in modo tale da desiderare che non finisse mai, come se la Parola non fosse più suono, ma melodia di Dio. Quale responsabilità abbiamo anche noi vescovi, preti, diaconi nel servizio della Parola. Non solo non ci è lecito affidarsi alla improvvisazione, come se fossimo noi la parola che però non può costruire la casa sulla roccia, ma tradiremmo chi ci ascolta. A volte, lo dico con grande rossore, sentendo sacerdoti "fare la predica", mi domando: " Ma dov'è la bellezza della Parola di Gesù?" A volte si cerca il compiacimento della gente. A volte sono parole senza speranza, che si fermano ai fatti del mondo, dove non ha luogo la speranza. La Parola di Dio non solo dovrebbe essere preparata nella contemplazione ed offerta con lo stupore della Buona Notizia, ma dovrebbe scuotere, tagliare, come una spada affilata, lo spessore della nostra cecità e delle tenebre che ci avvolgono e mostrare tutta la luce accecante che solo Dio sa dare. Sapere offrire la Parola, entrando nei meandri delle anime e saperli percorrere, fino a sciogliere la matassa dei tanti dubbi, delle disperazioni, che sempre si annidano e formano come una gabbia, che non permette di volare con le ali della Parola di Dio. Occorre saper dialogare con la Parola di Dio, anche se si ha di fronte una massa, come se ci si rivolgesse ad uno, ad uno dei presenti, tanto da fare dire: "Oggi Dio mi ha visitato, mi ha tolto la cecità, mi ha dato speranza, mi ha stupito". Succede questo quando si ha la fortuna di ascoltare ministri santi e veri missionari. Così il Santo Padre esprime la necessità che la Parola di Dio non solo sia proclamata oggi da tutti, ma susciti stupore: "Oggi più che mai è necessaria la coscienza missionaria in ogni cristiano, a iniziare dai vescovi, dai presbiteri, dai diaconi, dai consacrati, dai catechisti, dagli insegnanti di religione... L'Europa reclama evangelizzatori credibili, nella cui vita, in comunione con la croce e la resurrezione di Cristo, risplenda la bellezza del Vangelo. L'uomo contemporaneo "ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri è perché sono testimoni". Decisivi sono quindi i segni e la presenza della santità: essa è prerequisito essenziale per una autentica evangelizzazione, capace di dare speranza. Occorrono testimoni forti, personali e comunitari, di vita nuova in Cristo. Non basta infatti che la verità e la grazia siano offerte mediante la proclamazione della Parola e la celebrazione del Sacramento: è necessario che siano accolte e vissute in ogni circostanza concreta, nel modo di essere dei cristiani e delle comunità ecclesiali" (E.inE.n.49). Quanto è necessario scrollarci di dosso quella pericolosa mentalità che si è formata intorno alla proclamazione della Parola, che chiamiamo "predica" ed è invece la solennità della manifestazione di Dio che parla a noi: e questo da parte di tutti, preti e fedeli. Ce ne offre un esempio il racconto che ci fa oggi la S. Scrittura. Leggiamola assieme per farci riempire dello stesso stupore dei nostri fratelli ebrei, al tempo del sacerdote Esdra. "In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle acque, "dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno", in presenza degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere: tutto il popolo porgeva le orecchie a sentire il libro della legge". Esdra, lo scriba, stava sopra una tribuna di legno che aveva costruito per l'occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: "Amen, amen" alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinnanzi al Signore. I leviti leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura. Neemìa, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo, dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete" Perché tutto il popolo piangeva mentre ascoltava la parola della legge. Poi Neemìa disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro: non rattristatevi perché la gioia del Signore è la vostra forza" (Num.8, 2-10). E' questo lo stupore di cui dobbiamo riappropriaci, ogni volta, nell'ascolto della Parola del Signore, perché Gesù ci conferma. ogni volta, secondo la profezia di Isaia, che vede nel Salvatore colui che ci salva da ogni male, l'OGGI della speranza. |