Omelia (26-08-2012) |
Agenzia SIR |
Commento su Gv 6,60-69 Come i giudei, anche i discepoli reagiscono male alla rivelazione di Gesù sul pane della vita. Non ci credono. D'altra parte, ancora non hanno ricevuto lo Spirito Santo e ragionano ancora "terra terra", cosicché il discorso del Maestro appare loro assurdo e inaccettabile. Loro non credono e Gesù non li lusinga; rincara la dose, prospettando fin d'ora l'evento finale della sua esistenza terrena, l'ascensione al cielo della sua natura umana, un corpo di carne che si comporta esattamente come una realtà spirituale: carne e spirito fusi in uno! Ci vuole assolutamente la fede per ricevere la rivelazione di Cristo e il suo corpo e il suo sangue nell'Eucaristia. Solo lo Spirito Santo può far salire l'uomo al livello divino delle parole del Cristo. Gesù constata con tristezza che alcuni dei suoi non credono. La spiegazione è che l'adesione a Gesù è un dono di Dio, che l'uomo può accogliere o rifiutare. Molti discepoli increduli lo abbandonano e Gesù mette alla prova i Dodici: "Volete andarvene anche voi?". La provocazione è perché gli apostoli possano rinnovare la loro scelta. La risposta viene da Simone che, a nome dei Dodici, riconosce in Gesù il Signore che ha parole di vita eterna. Cosa c'è di duro da comprendere nelle parole del Signore? L'insegnamento di una potenza raccolta nell'umiliazione del Verbo fatto carne. La Croce fa scandalo. Eppure per la nostra fede è proprio il Crocifisso la suprema rivelazione e manifestazione di Dio! Questo è anche il motivo che porterà Giuda a tradire e a consegnare il suo Signore. Giuda non sopporta la debolezza del Cristo. Il verbo usato per indicare questo "tradire" è attribuito sia a Dio che consegna il Figlio al sacrificio, sia al Figlio stesso che si consegna e consegna il suo Spirito. I primi martiri della Chiesa di Roma sono dell'anno 64, ai tempi di Nerone. In molte parti del mondo ancor oggi i discepoli di Gesù subiscono persecuzioni. Anche noi facciamo fatica a testimoniare la nostra fede. Il cardinale Biffi diceva che il mondo è diviso fra quelli che credono di non credere e quelli che credono di credere. In ognuno c'è sempre una parte che non crede, ma c'è anche stupore e meraviglia. La fede è sempre dono del Padre. Commento a cura di don Angelo Sceppacerca |