Omelia (26-08-2012) |
Giovani Missioitalia |
Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna Terminiamo oggi la narrazione continua del capitolo 6 di Giovanni sul Pane di Vita iniziata quattro domeniche fa col racconto della moltiplicazione dei pani. Quel miracolo aveva provocato un tale entusiasmo collettivo tra la gente da voler proclamare Gesù Re. Adesso il clima e la reazione non solo dei ‘Giudei', ma anche dei discepoli, di chi ha camminato con lui per anni, sembra totalmente diversa. Un po' alla volta lo lasciano quasi tutti. Non riescono a digerire quel discorso "troppo duro": o non ha senso o è troppo esigente. Gesù chiede ai suoi discepoli di rompere gli schemi e modi di pensare, di relazionarsi con Dio che avevano acquisito con gli anni ed erano a fondamento della loro vita. È un linguaggio duro per le conseguenze che comporta. Qualcuno ha detto: «La questione del 'linguaggio' nella trasmissione della fede è importante, ma la realtà della fede, anche se esposta nel linguaggio più aggiornato, sarà sempre 'durà». È proposta radicalmente nuova: Gesù si propone come il pane-nutrimento base, l'offerta e via di comunione di Dio e con Dio. Queste parole implicano per Giovanni non solo il Mistero Pasquale ma il dono dell'Eucarestia. Di fronte alla reazione negativa della maggioranza Gesù non abbassa la mira, non cerca il compromesso, non gli interessa tenere alto il gradimento, audience o rating. Aderire alla sua persona richiede fede; questa è un dono che nessuno può dare a se stesso. È dato solo dal Padre. Nello stesso tempo ognuno è libero di rispondere o di rifiutare il dono di Dio e la comunione di vita con Gesù. C'è chi abbandona Cristo e chi, come Pietro mette in gioco la sua vita con un atto di fede: (vv. 68-69) «Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio"». Pietro riconosce in Gesù il "Santo", il Messia, colui che deve venire a portare vita nuova, salvezza, liberazione e speranza. Tanta gente in Italia torna in questi giorni dalle ferie forse fisicamente ricaricata, ma con grossi interrogativi riguardo al futuro: tante incertezze che vengono dalla crisi attuale. Forse è l'occasione non solo per ricercare soluzioni politiche ed economiche serie - e non tappabuchi momentanei - ma anche per guardare più in profondità alla nostra vita e vedere quello che conta veramente per noi e le nostre famiglie; quello che dura e dà fermezza, quella Parola che non solo dà significato e serenità oggi, ma direzione per il futuro. Avere Fede non è scappare dalla realtà, ma vedere più in profondità, cogliere l'invito di Cristo di radicarsi, rimanere in Lui in una realtà attuale in continua evoluzione e creatrice di incertezze. Con Lui non torniamo indietro al passato, ma camminiamo avanti. Lui è il Pane di Vita il nutrimento, forza e sostegno del nostro cammino personale, familiare e comunitario. Il nostro Papa Benedetto XVI nella recente Lettera Apostolica Porta Fidei al numero 3 dice: «Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (cfr. Gv 6,51). L'insegnamento di Gesù, infatti, risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la via eterna"». Nelle scorse settimane abbiamo sofferto qui a Manila per allagamenti portati dai monsoni tipici nel periodo delle piogge e questo si è sentito particolarmente nella nostra area di Tondo - compresa la nostra chiesa (50cm di acqua!) - infatti 700 e più famiglie di baraccati hanno dovuto essere spostate nei centri di raccolta ed aiutati con cibo, vestiti ecc. Ho visto in quei giorni il cuore generoso dei nostri giovani e volontari della Caritas, ma nello stesso tempo ho visto il pericolo di risposte momentanee ai bisogni base della gente povera. Ho notato in molti di loro una fame o povertà più profonda che deve essere affrontata: fame di vita, significato, valori, fede e Dio. Quando Bobby, un nostro catechista che assieme ad altri stava preparando del cibo per la gente alloggiata temporaneamente nel covered-court, ha portato per 5 minuti in chiesa tre bambini (6-8 anni) che chiedevano da mangiare e ha pregato con loro prima di dare loro due panini ciascuno ha visto una luce nuova nei loro occhi. Hanno ricevuto non solo il pane per lo stomaco, ma un altro pane che forse in casa non vedono mai! Riflessione di p. Carlo Bittante, missionario canossiano a Manila, Filippine. |