Omelia (26-08-2012) |
don Luciano Cantini |
Spirito e vita Questo vi scandalizza? Lo "scandalo" è quanto ci allontana da Dio... per questo Gesù ha detto che sarebbe meglio gettarsi in mare con una macina legata al collo (Mt 18,6). Di quale Dio si parla? A volte l'immagine di Dio e della fede è così contorta, deformata ed omologata che ben venga chi è capace di scandalizzare e allontanare da un Dio siffatto. Gesù scandalizza prima la folla che si allontana, poi addirittura i suoi discepoli che lo abbandonano. C'è una confusione di fondo che nasce da una senso di appartenenza ad una cultura; gli uditori di Gesù per un conto e noi per un altro. Siamo nati in un paese cristiano, siamo tutti cristiani, nelle nostre aule ci sono i crocifissi ed agli angoli delle strade tabernacoli con immagini della vergine. I bambini sono battezzati, fanno la prima comunione, ecc. ecc. Qualcuno ha scritto, e si continua a ripetere, che non possiamo non dirci cristiani (B. Croce 1942). Ma è proprio così vero? Basterebbe fare un giro per le nostre parrocchie per verificare come in estate la vacanza ed il mare abbia un appeal molto più forte. In un mondo che si fa sempre più globalizzato e omologato il senso di appartenenza viene sempre meno e con esso l'adesione al cristianesimo o comunque ad una vita di chiesa. I battesimi dei bambini diminuiscono, come le cresime, la celebrazione dei matrimoni; così anche forme di comportamento e riflessione etica legata al cristianesimo. La convivenza, il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, l'omosessualità hanno sull'opinione pubblica considerazioni diverse rispetto alla tradizione; le manifestazioni culturali di appartenenza ad una forma religiosa stanno soffrendo un calo e offrono il fianco a forme di propaganda settaria promossa da economie altre che hanno interesse di destabilizzare la cultura occidentale. Particolarmente fragili, in questo senso, sono le comunità di migranti che si trovano a vivere in contesti culturali differenti dal proprio e che non hanno avuto un adeguato sostegno sul piano della fede. Tutto questo ha favorito il desiderio di guardare al passato col sorgere di nuove forme di integralismi, con forme di restaurazione con un accentuato ritualismo, ma anche la progettazione di una nuova evangelizzazione alla ricerca di nuove vie per riaffermare, però, il cristianesimo di sempre che una cultura ormai diversa ha spazzato via. Tu hai parole di vita eterna Di fronte all'allontanamento generale Gesù domanda ai dodici se volevano andare via anche loro. Non emette nessun giudizio, nessuna condanna, non fa scomuniche, semplicemente domanda. Nella risposta di Pietro si legge il senso profondo della fede, che supera i condizionamenti della storia e della cultura. Ecco: il cristiano è colui che scopre - anche con fatica - che Gesù ha parole di vita eterna. Pietro rinuncia alla visione politica di trionfalismo messianico che caratterizzava le aspettative della folla e dei discepoli che hanno preso altre strade; si fa portavoce di un gruppuscolo di uomini chiamati a diventare luce, sale e lievito della storia. Per essere questo devono scegliere semplicemente il nascondimento e la logica della croce. L'uscita da questa ottica è il peccato che storicamente ritorna nell'ambito della chiesa quando cerca affermazioni - che si sono manifestate e ancora si manifestano - sul piano sociale e politico proponendosi sì come servizio ma nascondendo la ricerca di un qualche potere e consenso. L'eternità presente nell'oggi, nella vita che viviamo, è la ricchezza delle parole del Signore. Ci rivelano la dimensione altra che non esula dalla storia ma ne dà significato e prospettiva, liberando l'uomo dalle contingenze e dagli obiettivi limitanti e falsi. Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Questa affermazione è a dir poco rivoluzionaria in un mondo avvezzo a programmare, schedulare, prevedere, anche sul piano ecclesiale e pastorale. Lo spirito e la vita hanno altre risorse e altre manifestazioni. Affermare che le parole di Gesù sono spirito e sono vita è affermare gli ambiti di azione di quella parola che agisce e crea proprio nella vita e nello spirito degli uomini. Più che una visione precostituita e strutturata di Chiesa, di catechesi, di pastorale per un "docile gregge" (Pio X) bisognerebbe convertirsi ad una strategia di discernimento e accompagnamento. Cosa lo Spirito sta facendo germogliare nelle comunità? Come lo Spirito di Dio agisce nelle persone? Quali aspirazioni emergono, che impegni sono assunti nella vita della gente? Porsi queste domande è - in fondo - affermare che le Parole del Signore sono spirito e sono vita che ancora parlano nella Chiesa che afferma l'eternità della vita. |