Omelia (18-01-2004)
padre Ermes Ronchi
Cana, l'amore danzante di Dio

Cana è la vicenda perenne dell'umanità, racconta la relazione tra Dio e ogni uomo come una dedizione sponsale, amorosa e reciproca, esclusiva e gelosa, per sempre. Ma sempre minacciata: il vino viene a mancare, sulla terra l'amore finisce, è così poco, così a rischio, così raro. «Nel frattempo, venuto a mancare il vino...». Sembra legge a tutte le esperienze umane la diminuzione, il venir meno, il tramontare. E invece no. Chi si sposa non si rassegna a questa legge, Dio non si rassegna, Maria a Cana non si rassegna, e sente, come legge fondamentale di speranza, che le cose possono andare dal piccolo al grande, dal debole al forte, dall'acqua al vino. Con lei, ogni credente sa che è possibile ripartire. La strada è segnata dalle sue parole: «Fate quello che vi dirà». Sono le sue ultime parole nel Vangelo. Le prime e le ultime rivolte a noi uomini. Ha parlato con gli angeli, con Elisabetta, con il figlio; ma questo è il suo testamento agli uomini, legge carissima per ogni figlio. «Fate le sue parole. Fate il Vangelo». Non solo ascoltatelo o annunciatelo, ma fatelo, rendetelo vita e gesto. E si riempiranno le anfore vuote della vostra vita.
«Vi erano là sei giare di pietra. Gesù disse: riempite d'acqua le giare. E le riempirono fino all'orlo». Io che cosa posso portare al Signore? Solo acqua, nient'altro che acqua. Eppure la vuole tutta. Ho solo qualche amore, forse povero, o senza luce, ma non importa, le nozze di Cana dicono che l'amore umano è il luogo privilegiato dell'evangelizzazione, un luogo di miracoli. Al centro della fede è posta infatti la stessa cosa che è al centro della vita dell'uomo: l'amore. Per questo la fede durerà quanto durerà l'uomo. Per questo quando le sei giare di pietra della mia umanità saranno offerte a lui, colme fino all'orlo di tutto ciò che è umano, sarà lui a mutare questa semplice acqua nel migliore dei vini. Lui, lo sposo sognato da Isaia (Is 62,5), l'autore dell'amore.
A Cana Maria è icona del volto gratuito di un Dio che ha a cuore la felicità degli uomini più ancora che la loro fedeltà: nulla hanno fatto gli sposi per meritare il miracolo, ma Dio interviene, indifferente ai meriti (unico merito è la povertà, il finire del vino).
Il Dio in cui io credo è il Dio delle nozze di Cana, il Dio della festa, del gioioso amore danzante, un Dio felice che sta dalla parte del vino, che ama il profumo di Betania (Gv 12, 1-4), che fa dell'amore il luogo in cui germogliano miracoli, "un rabbi esperto in banchetti" (E. Bianchi), un allietatore di poveri, un Dio felice che dà il piacere di esistere e di credere.