Omelia (23-08-2012)
Riccardo Ripoli
Venite alle nozze

Il Signore invita tutti alla vita eterna e ci promette gioia e felicità, ma in molti non credono possa esistere qualcosa dopo la morte e non ascoltano l'invito perché troppo indaffarati nella quotidianità terrena per poter solo stare a pensare a cose spirituali. Anzi, taluni si ribellano anche in maniera violenta contro questo invito disprezzando lo Sposo che ci chiama alla Sua mensa.
Come reagireste voi se chiedeste ai vostri amici di venire alle vostre nozze e loro rifiutassero sprezzanti? Penso che vi arrabbiereste, e così farà Dio con noi nel giorno della nostra morte. Ma essendo il Signore buono e paziente più di noi, ci chiamerà per tutta la nostra vita, ed ogni volta che rifiuteremo, ogni volta che lo offenderemo Lui continuerà a darci la possibilità di entrare in casa Sua. Che stolti saremmo a non accettare.
Ognuno di noi nella propria quotidianità ha incontrato tante e diverse situazioni di disagio: bambini maltrattati fermi agli angoli delle strade a chiedere l'elemosina da portare ai loro aguzzini, persone sole che trovano pace nella droga e nell'alcol perché non hanno nessuno che li ascolti, anziani e malati abbandonati in ospizi ed ospedali da parenti che non hanno più nulla da togliere loro, e quante altre.
Quante volte vi siete fermati a donare un sorriso ad un barbone, una carezza ad un bambino, una parola a chi è solo? Basterebbe veramente poco per partecipare alla festa che il Signore da ogni giorno anche per noi. Quanta gioia e felicità anche in questa vita se dedicassimo con il cuore un po' del nostro tempo ai nostri fratelli dimenticati dall'uomo, ma primi agli occhi di Dio.
Quando ho cominciato ad accogliere bambini, ho capito che la festa era già iniziata ed io ero stato invitato a parteciparvi. Da allora non passa giorno che non goda della gioia che i miei ragazzi sanno darmi anche solo con uno sguardo, fidandosi di me, donandomi la loro Amicizia ed il loro Affetto. Ho capito che il Paradiso è su questa terra e le tribolazioni servono solo a rafforzarci, a darci il vestito buono per entrare in Paradiso.
Il Signore più volte ci dice che perdona i nostri peccati a patto che siamo noi a chiedere scusa per gli errori commessi con la ferma intenzione di non ripeterli. Ma se poi sbagliamo ancora, Gesù è pronto a perdonarci di nuovo. Il vestito buono per andare al matrimonio di Dio è il capire i nostri torti ed essere pentiti veramente nel cuore di ciò che abbiamo fatto. Non c'è peccato tanto grande che il Signore non perdoni, dalla pedofilia all'omicidio, se veramente chiediamo clemenza dal profondo della nostra anima.
Ecco che all'inizio chiama i buoni, coloro che non hanno sulle spalle grandi peccati, quelli che magari credono in Dio, ma al momento in cui viene richiesto loro un sacrificio si tirano indietro.
Quante famiglie cattoliche, che vanno in Chiesa, che fanno la Comunione tutte le domeniche, che pregano tutti i giorni, sono poi insensibili all'aiuto fattivo e concreto verso il prossimo? Quante di loro sono pronte ad accogliere un bambino in casa? Non ci sono né se, né ma, ci sono un milione e trecentomila bimbi che sono in cerca di amore, di affetto, di una famiglia, perché nessuno li vuole accogliere? E' solo per egoismo se non apriamo la nostra porta di casa ed il nostro cuore ad un bambino in difficoltà.
Una volta che costoro hanno risposto no al Signore, Egli si rivolge a coloro che sono lontani dalla Chiesa, ai peccatori ed è più facile che trovi in essi una risposta positiva al Suo invito. Ma anche a loro è chiesto di indossare il vestito buono e di rinunciare alla vita di peccato perpetrata fino a quel momento.