Omelia (21-08-2012) |
Riccardo Ripoli |
Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi Molti ragazzi che si sposano restano legati a doppio filo alle famiglie di origine, in taluni casi vanno ad abitare nello stesso stabile, se non nella stessa casa, ed i genitori, specie le mamme, si intrufolano nella vita dei giovani sposi causandone, talvolta, dissapori e separazioni. Certe scelte si fanno per paura di non saper camminare da soli, di offendere un genitore, di non avere voce in capitolo per l'eredità, oppure per opportunismo e per poter sposare prima si accettano compromessi che possano minare la stabilità di un rapporto. Molte persone fanno lavori che non gli piacciono, pur avendo valide alternative a disposizione, ma la paura di lasciare una sicurezza per fare un salto in un'altra vita con maggiori soddisfazioni ma con minori certezze fa rimandare al punto che poi ci si adegua facendo passare gli anni. Prendere un bambino in affidamento spaventa perché si pensa a quando dovrà andar via e per questa ed altre paure si rinuncia ad accogliere un bimbo che non è amato per non turbare la nostra quotidianità, accettando di fatto un compromesso con noi stessi. Dedicarsi agli altri, fare della nostra vita una missione, abbandonare le nostre agiatezze spaventa. Lasciare tutto per dare amore, affetto, tranquillità, insegnamenti a chi è stato bastonato dalla vita, sia esso un bambino, un povero, un drogato, un carcerato, un malato è una cosa che piace a tanti, ma che in pochi fanno. Perché siamo così codardi da rinunciare ad un sogno per paura, così stupidi da non abbracciare la Felicità in cambio di una vita monotona ed egoista? Eppure di esempi ne abbiamo tanti. Il sorriso stampato sulla faccia di chi quel salto senza paracadute lo ha fatto è invidiabile. Avete mai visto un missionario di ritorno dall'Africa dopo qualche anno di missione? Sembra un idiota quando ci racconta delle sue disavventure, dei problemi con i capivillaggio, delle autorità che lo hanno messo in prigione e rilasciato solo dopo un riscatto, delle difficoltà a reperire fondi per costruire scuole, ospedali e pozzi. Idiota perché ha il sorriso stampato in viso, perché è pieno di speranza nonostante le avversità ed il continuo pericolo di vita. Idiota perché non vede l'ora di tornare in quell'inferno rinunciando alle comodità e alla tranquillità del nostro mondo. Ma vi siete mai domandati dove attinga tutta questa forza? Vi siete mai chiesti perché coloro che hanno il coraggio, o la temerarietà, o la pazzia di fare un salto senza paracadute poi sono più felici di noi? La risposta è semplice, hanno trovato la porta per entrare in un'altra dimensione. Quel salto lo fanno gli incoscienti, i pazzi, coloro che vogliono togliersi di dosso la polvere accumulata sui loro vestiti nel passato. Fare un salto, cambiare vita, mettere gli altri al primo posto non significa rinunciare a tutto, ma vuol dire prendere in mano le redini e sollecitare altri a saltare con te. Se una persona è convinta di quello che fa', trascinerà altri, specie coloro che gli sono vicini, a fidarsi, a buttarsi con lui da un aereo per entrare nella nuova dimensione. E' come sognare, come quando ci leggono una favola nella quale il protagonista è su un'isola dove ci sono rumori inquietanti, popolazioni indigene con cattive intenzioni, covi di pirati, squali ed altri pesci che ti impediscono di fare un bagno serenamente. Durante una passeggiata ci troviamo davanti ad un pertugio nella roccia, buio, angusto. I più ne hanno timore e vanno avanti, ma alcuni si infilano in quel buco nella montagna e vi si addentrano. Fatti pochi metri carponi intravedono una luce in lontananza e si accorgono che possono alzarsi in piedi. La curiosità ci fanno camminare spediti e dopo poco raggiungiamo una grotta piena di luce dove il leone gioca con la gazzella, il bambino accarezza il serpente che fa le fusa, il giovane aiuta l'anziano a camminare che lo ripaga con la sua saggezza. Quante volte mi sono sentito dire "beato te", ma chi lo diceva è poi andato avanti senza fermarsi. Quante volte hanno fatto i complimenti ai nostri ragazzi per come sono bravi, ma la paura dell'affidamento non ha fatto compiere loro il passo verso l'accoglienza. Come mai non riusciamo ad entrare in quel pertugio, anche se chi ben conosciamo ci dice "fidati, troverai una bella caverna piena di luce" e preferiamo restare a tribolare sull'isola a fuggire dai cannibali, con la paura di fare il bagno, con il timore di essere divorati da qualche belva feroce? Paura dei cambiamenti, paura di fidarsi, paura di perdere qualcosa. Stolti. Il Signore ci dice "chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto". Così è per i missionari, così è per chi si dedica al prossimo, così è per me. Non ero povero, non ero solo, non avevo problemi di trovare lavoro, avevo un avvenire assicurato fatto di luci e di colori, ma ho capito che quello che avevo non era gioia e sono entrato nel pertugio. Non è stata subito scelta di vita, ma sono entrato fidandomi di chi mi diceva che vi avrei trovato un'aria diversa. Da subito ho cominciato a respirare meglio e titubante, anche perché avevo ventuno anni, mi sono addentrato. Arrivava un'aria frizzantina che scuoteva i miei sensi facendomi provare ebbrezze mai sentite e pian piano mi sono ritrovato in una caverna dove la serenità e la gioia ti fanno compagnia ogni giorno. In molti da fuori del buco nella roccia mi chiamavano "torna indietro o finirai male, torna alla tua vita che è una sicurezza", ma ero ormai preso da quella meraviglia, dal vedere che i bambini avevano bisogno di me, che potevo fare qualcosa per portare all'esterno quella luce. Sono tornato spesso nel mio mondo, ma per attingervi le cose positive, gli aiuti, per dare testimonianza della luce che ho trovato, per convincere altri a seguirmi. Ho trovato più di quello che avevo, il Signore ha mantenuto la Sua promessa. Adesso ho tanti di quei figli sparsi per il mondo che nemmeno avessi avuto dieci mogli avrei potuto averne così tanti. Ho tante persone che mi vogliono bene, tanti che camminano con me, a partire da Roberta che è entrata da subito nel pertugio con me fidandosi di questo ragazzo pazzo. Da mangiare non mi manca e le case che abbiamo ricevuto sono invidiate da tanti. Chi non si butta, in un modo o in un altro, mi sembra come colui che ha fame, ma invitato al ristorante preferisce non entrare perché il locale da fuori sembra brutto. Se volete essere felici, cominciate voi a dare, il Signore vi ricompenserà come ha fatto con me. Diamo a tutti la possibilità di venire a conoscerci, di passare un periodo con noi, di valutare un tipo di vita diversa. Se non ve la sentite di saltare, di prendere un bambino in affido, di abbandonare tutto per aiutare il prossimo, venite a vedere la caverna piena di luce dove siamo noi, oppure avete paura anche di guardarvi dentro? Passare un periodo con i ragazzi, capire che l'affidamento non è solo problemi e paure, ma soprattutto gioia, soddisfazione e amore e che quest'ultime sono di gran lunga superiori alle prime vi catapulterà in una realtà sconosciuta ma che esiste realmente. Quella caverna è aperta a tutti, tante sono le entrate, non c'è solo il buco dal quale siamo passati noi. Da qualunque parte si entri, chiunque decidiamo di aiutare, siano essi bambini, malati, emarginati, stranieri, donne sole e maltrattate o barboni, ci ritroveremo tutti nella stessa caverna con il sorriso da ebeti. Forse un po' idioti e un po' incoscienti, ma sicuramente più felici ed appagati di tanti che non hanno avuto nemmeno il coraggio di avvicinarsi a quel pertugio. |