Omelia (12-08-2012) |
Riccardo Ripoli |
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno Mi sono sempre meravigliato di vedere come al supermercato vengano riempiti carrelli di cose da mangiare che fanno male. Si è persa la voglia di mangiare sano, si acquistano cibi pieni di conservanti per il gusto di fare prima nella preparazione e nel consumo. Si è deciso di non dedicare più tempo in cucina e in tavola a favore di avere più tempo libero per correre maggiormente ed essere più stressati dai mille impegni che vogliamo affrontare. Che bello pensare ad una casa dove il mangiare sia ancora un rito, scegliere al mercato le verdure più genuine, la carne migliore, dialogare con i commercianti, strappare loro qualche segreto culinario, fare festa con i figli per la preparazione del pranzo coinvolgendoli. Che bello sedersi tutti a tavola, ringraziare Dio per l'abbondanza del cibo, attendere la presenza di tutti i componenti la famiglia prima di iniziare a mangiare, gustare il cibo con calma tra un dialogo ed un altro, tra una risata ed un'altra, assaporare fino all'ultimo boccone, facendo festa a chi lo ha preparato. Insegnare ai propri figli a cucinare e presentare un piatto in tavola. Che stolti siamo, preferiamo cibi precotti, cerchiamo il tempo libero sottraendolo alla cucina e al sedersi a tavola, mangiamo un panino davanti alla tv con la playstation in mano da una parte ed il telefonino dall'altra, maledicendo di non avere la terza mano per il computer. C'è un pane più genuino di tutti gli altri, un pane che ci sfamerà per sempre. Un pane che sarà la chiave per una vita piena di gioia. Per chi ha Fede questo pane è Dio, la Sua Parola, i Suoi insegnamenti; per chi non ha Fede sono comunque i valori che si dovrebbero insegnare ai nostri figli dopo averli fatti nostri. Così lo stare in cucina e a tavola insieme è l'insegnamento, il mangiare è metterli in pratica, il digerire è averli fatti propri per poi donarli ad altri. In casa nostra cucinare, mangiare, rigovernare ci porta via molto tempo perché siamo in tanti, ma non ci rinunciamo mai a favore di un qualcosa di veloce. Ci mettiamo tutti a sedere allo stesso tavolo, consumiamo lo stesso cibo che abbiamo preparato insieme, discutiamo sul come sarebbe opportuno migliorare una certa pietanza. Allo stesso modo diamo ai ragazzi la possibilità di capire quali siano i valori della vita: Solidarietà, Perdono, Altruismo, Visione del gruppo, Guardare la sostanza in noi e negli altri e non l'apparire, Coraggio delle proprie idee andando al di là del giudizio delle persone. La Fede non è un valore che si insegna, è il piatto più succulento che mettiamo loro davanti senza obbligarli a cibarsene, ma gli facciamo vedere quanto sia prelibato partendo dal mostrare quelli che sono i vantaggi della Fede, l'Amore di Dio per noi che ci perdona sempre qualunque cosa facciamo. Se mangiassimo più pane fatto di valori nelle nostre famiglie il mondo sarebbe migliore ed i nostri figli avrebbero un'arma vincente per affrontare il mondo. Non temerebbero i giudizi del prossimo, indosserebbero la loro maglietta preferita senza temere il giudizio degli altri, aiuterebbero le persone sole e bisognose rinunciando con gioia a qualche uscita con gli amici, riuscendo magari a coinvolgerne alcuni per fare del bene. La vita non è fatta solo di cose materiali, ma è fatta in gran parte di cose spirituali, di affetti, di sentimenti. Per la parte sostanziale occorrono la carne, la pasta, le verdure, ma per sfamare anima e cuore occorre ben altro. A volte rinunciamo per pigrizia, fatica, paura, ma se non diamo loro da mangiare, anima e cuore moriranno e saremo vuoti, incapaci di amare e farsi amare, senza principi, senza una causa per cui lottare, senza la gioia di un successo conquistato con fatica. Non rinunciate a cibare la vostra anima, non rinunciate ad insegnare principi e valori ai vostri figli. Quando un bambino è piccolo e non vuol mangiare la pappa cosa fate, gli date la merendina? Chi lo fa avrà bambini senza forze, spesso non sani. Un buon genitore insiste, fa l'aeroplanino con la forchetta, fa le facce buffe ed alla fine, dopo enormi fatiche, fa apprezzare al bambino quel boccone. Il più piccolo dei bambini che abbiamo avuto per due anni e mezzo si rifiutava di mangiare la carne, era difficilissimo imboccarlo, rifiuto totale. Due anni e mezzo preparando le cose più succulente, ma era forte di carattere e no voleva dire no. Un giorno comprai mezzo vitello e per lui sceglievo la parte più tenera, la cuocevo alla brace con il legno migliore, mi inventavo mille giochi. Alla fine ha apprezzato ed è diventato un mangione numero uno. Così dobbiamo fare con i principi ed i valori della vita, non dobbiamo mai stancarci di provare e riprovare ad imboccarli. Se un giorno non capiscono, proviamo il giorno dopo, mettiamo nel piatto le stesse cose condite in modo diverso ed un giorno apprezzeranno e saranno loro a chiedervi il dialogo, vorranno capire, domanderanno e brameranno quel cibo perché non potranno più fare a meno avendo scoperto quanta forza dà loro, quanto sia bello mangiare qualcosa che resterà per sempre dentro di noi e di cui potremo saziare altri che incontreremo nel nostro cammino. |