Omelia (29-07-2012) |
Riccardo Ripoli |
Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare? Il Signore mette i semi sulla terra dai quali nascono le buone intenzioni, i valori, i principi. Con la moltiplicazione dei pani ci fa intendere che sa quali sono le nostre necessità umane, materiali e che se lo seguiamo provvederà ai nostri bisogni. Seguire Gesù significa vedere in Lui la soluzione ai nostri problemi, ascoltarlo vuol dire lasciarsi rapire dalle Sue Parole, dalla dolcezza dei Suoi sorrisi. Per andare dietro a Dio necessita un pizzico di incoscienza, bisogna uscire di casa senza pensare agli aspetti materiali, come ha fatto la gran folla del Vangelo, senza pensare al dopo, incurante di sé stessi guardando a Lui come l'unica cosa cui pensare. Restarono senza cibo, ma erano saziati dai Suoi discorsi e Gesù pensa a sfamarli. Se vi lasciate prendere dalle preoccupazioni del mondo, se il pensiero del cibo, delle cose materiali prende il sopravvento sarete abbagliati da una luce falsa. E' un po' come seguire il lampo di un flash e non seguire la luce del sole. Bisogna pensare a cosa sia giusto fare e farlo. Seguire la strada che porta al bene degli altri piuttosto che al nostro significa cibare la nostra anima e, quando questo accadrà, il Signore provvederà a darci le cose materiali che ci servono per vivere. Non aspettatevi abbondanza, ma il necessario. Alla folla che lo seguiva Dio non diede aragosta e champagne, ma pane, perché il superfluo è qualcosa che vogliamo, ma non una necessità reale. Come adulti, come genitori abbiamo un compito molto importante, quello di instradare i nostri ragazzi verso i valori di una vita sana, pulita, corretta verso gli altri, altruistica, una vita dove al primo posto non ci sia l'appagamento dei nostri bisogni, ma il cercare di raggiungere obiettivi più alti. E' facile cadere nella tentazione di accontentarsi, come quando andiamo in montagna e dopo aver camminato una mezz'ora ci fermiamo stanchi e decidiamo che il posto raggiunto è l'ideale per mettere su casa. Ma rinunciamo a camminare perché il cammino è fatica, è stancante dialogare sempre, aiutare gli altri, vivere una vita cercando di non sbagliare. E' più facile dire "sono arrivato ad un punto soddisfacente, posso anche fermarmi". Ed ecco che tanti genitori si accontentano che il proprio figlio vada a scuola, faccia la lezione, abbia un comportamento più o meno adeguato agli standard della società in cui vive. Non è così che si educa un figlio. Un bambino ha bisogno di cibarsi di valori, di regole, di amore, di buoni esempi, di dialogo, tutte cose che costituiscono le fondamenta della casa in cui abiterà per tutta la vita. Se quando i vostri figli sono piccoli rinunciate a parlare con loro perché siete stanchi o pensando che potrete farlo anche domani, vedrete che vostro figlio vi sfuggirà di mano, cercherà quello di cui ha bisogno da altre parti, andrà a trovare una guida da seguire. Essere genitori non significa far nascere un bambino, vestirlo, sfamarlo, comprargli tutto ciò che desidera, ma vuol dire sacrificare ogni giorno della propria vita per lui, mettersi continuamente in discussione, dialogare con lui su ogni cosa, essere presente nella sua vita il più possibile, diventare suo amico al punto che sia lui a desiderare di trascorrere più tempo possibile con voi. Facile? No davvero perché a volte significa andare contro i nostri interessi materiali, significa rinunciare a fare delle vacanze, a comprarsi cose che ci piacciono, ma come la folla che seguiva Gesù, anche noi dobbiamo seguire nostro figlio, seguire la strada dei valori e dei principi e le cose materiali arriveranno per miracolo senza che si abbia nemmeno il tempo di chiederle. Allevare un figlio è un grande atto di Fede verso Dio. |