Omelia (02-09-2012) |
Riccardo Ripoli |
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me Quanta ipocrisia c'è a questo mondo, quante persone parlano in un modo ed agiscono in un altro, quanti vanno in chiesa, si attengono alle regole dettate dalla Chiesa, ma poi non fanno proprio il messaggio di Gesù? Provate a domandare a chi esce di Chiesa se perdonerebbe colui che dovesse uccidere un vostro caro, quanti no raccogliereste, eppure il Signore è chiaro quando dice di perdonare tutti. Quante volte ci troviamo a giudicare il nostro prossimo, a puntargli il dito contro e condannarlo per un suo difetto o peccato. Che dire di invidie e gelosie tra cristiani, oppure degli omicidi in nome di Dio. Pensate alle torri gemelle, che grande atto di amore, che grande insegnamento di Fede cristiana sarebbe stato il perdono da parte dell'occidente piuttosto che una guerra che è stata vendetta e non giustizia, omicidio legalizzato di popolazione inerme per poi chiedere scusa dicendo che un certo numero di persone innocenti fanno parte degli effetti collaterali di una guerra. Crociate in nome di Dio per scopi molto poco nobili. Le chiese si svuotano, e di chi è la colpa? E' nostra, e di coloro che, come me, si dicono "Chiesa di Dio", è del nostro cattivo esempio, è del fatto di predicare bene e razzolare male. Non è facile arrivare al cuore delle persone, stimolare la loro Fede, andare a parlare nelle piazze piuttosto che aspettarli nelle chiese ormai desolatamente vuote. Il giovane è pronto a seguire chi parla bene, ma ha bisogno anche di prove, della dimostrazione che il bene, la verità passa dal Vangelo. Non solo i sacerdoti, ma ognuno di noi ha il compito, il dovere di essere un faro per i ragazzi, ma la luce brillerà tanto più quanto la nostra vita sarà piena di sane abitudini, di lotte anche con noi stessi per seguire ogni Parola del Signore, ogni Suo principio. Impariamo a perdonare e a non giudicare e forse le nostre chiese torneranno a riempirsi, andiamo in missione di casa in casa nel nostro quartiere a portare una parola buona alla vecchietta che non esce mai di casa, oppure al malato terminale. Dedichiamo la nostra vita agli altri, prendiamo un bambino in affidamento, passiamo da un ospedale quando rincasiamo a trovare qualcuno malato, torniamo in famiglia presto la sera per stare con i nostri figli, chiediamo a gran voce alle scuole di non tenere le lezioni il sabato per avere un giorno in più da stare uniti con i propri figli, doniamo loro alternative alle strada, parliamoci, coinvolgiamoli nelle nostre attività e lasciamo che loro ci portino nel loro mondo. Non si deve fare proselitismo, si deve parlare di Dio con la nostra stessa vita, nella quotidianità, in famiglia, sul posto di lavoro. Quanti cristiani si vergognano di professare la propria Fede, di farsi il segno della croce prima di mangiare o davanti ad un cimitero, di chiedere il rispetto a chi bestemmia, di condannare il peccato amando il peccatore. |