Omelia (02-09-2012)
don Luca Orlando Russo
Dal di dentro, cioè dal cuore

Il tema della purità è molto caro alla fede di Israele. Il concetto di puro e impuro, infatti, prima ancora che riguardare la morale, va riferito a ciò che ci allontana o avvicina a Dio, a ciò che ne favorisce la comunione o a ciò che la alimenta. Sono molti i precetti in Israele per stabilire in modo dettagliato cose da fare o da evitare per non incorrere nell'impurità, cioè nella morte a cui si va incontro quando ci si allontana dal Dio della vita. Potrebbe andare anche bene fare l'elenco dei precetti, ma si trascura un particolare importante e cioè che l'uomo non vive la sua relazione con Dio con fiducia, ma con paura. Ogni uomo sa di aver bisogno di Lui (siamo limitati e per natura tendiamo alla trascendenza, per varcare il limite), ma non vive il bisogno di Dio consegnandosi fiduciosamente nelle sue mani. La conseguenza di tutto ciò è una relazione con Dio, in chi accede all'esperienza religiosa, che vive di un latente servilismo, legalismo e formalismo religioso. Più la fiducia in Dio manca più si diventa attenti e scrupolosi, in maniera quasi maniacale, ai precetti e alle prescrizioni. Ovviamente si diventa anche intransigenti verso tutti coloro che, al contrario, manifestano una certa libertà nei confronti di ciò che, tutto sommato, è solo formale, ma non tocca la sostanza. Guai a dire ad una persona così che è formale, legale, servile, rischi di fartelo nemico, si inalbera subito e vanta immediatamente i suoi meriti!
È facile allora concludere che i farisei non sono mai spariti e sono una categoria che è facile ritrovare ancora oggi in mezzo a noi che siamo "religiosi", proprio in mezzo a noi. Anzi, fatemela passare, c'è un fariseo nascosto in ognuno uomo "religioso", nessuno è immune dal fariseismo, perché nessuno di noi ha una fiducia totale in Dio. Certo più cresce la fiducia in Dio e più il giudizio severo, la critica, il pettegolezzo, lasciano il posto alla tolleranza, alla compassione, alla misericordia, al perdono. Ma tutti ci rendiamo conto di quanto sia difficile trovare proprio in mezzo a noi, amore e compassione, tolleranza e misericordia, richiesta e offerta di perdono.
Gesù questa domenica, però, vuole aiutarci. La sua parola è lampada ai nostri passi, luce sul nostro cammino. Puro e impuro non vanno ricercati nell'osservanza di un precetto, non si diventa amici di Dio se si è attenti e scrupolosi nell'osservanza di questo o di quel precetto. La verità - afferma Gesù - va ricercata nel proprio cuore, è da lì che bisogna ripartire. Perché è nel proprio cuore che si annida tutto ciò che ci allontana da Dio e ci dà la morte. Ma chi è disposto ad accettare che nel proprio cuore albergano tutte quell'elenco di malvagità citato da Gesù? Il vero antidoto all'ipocrisia è "fare la verità" del cuore con le sue malvagità. Ipocrita lo è già o lo diventa chi nasconde le malvagità, e ne abbiamo tutti, ben nascoste nel proprio cuore. In questi anni di esperienza pastorale posso dire serenamente che più si scappa dalla verità di sé e più si diventi ipocriti; più si alimentano cammini di fede che ignorano la verità del cuore e tendono a camuffarla, e più cresce il fariseismo, proprio in mezzo a noi. Attenti a pagarne le spese è la nostra amicizia con Dio!
Buona domenica e buona settimana!