Omelia (02-09-2012) |
mons. Roberto Brunelli |
Custodire il giardino: l'ecologia secondo la Bibbia Ieri si è celebrata, senza clamori ma si è celebrata, la Giornata nazionale per la salvaguardia del Creato, che da alcuni anni i vescovi italiani promuovono in sintonia con quanto avviene nel resto del mondo cristiano. E non solo: sono attivi da tempo movimenti e associazioni - Greenpeace, WWF, Legambiente e altri - privi di connotazioni religiose, ma tesi a salvaguardare da ulteriore degrado la natura e l'ambiente, sottoposti alle più egoistiche e ciniche speculazioni. Si potrà discutere sui metodi talora da essi usati per perseguire i loro obiettivi, che però restano nobili e lungimiranti, e i cristiani trovano in sintonia con quanto dice la Bibbia, cioè con la volontà di Dio. Qualcuno lo contesta: la Bibbia, sostengono, non parla di "Giornate" a tema, né del dovere di salvaguardare le cose, anzi Dio ordina ai progenitori: "Crescete e moltiplicatevi e sottomettete la terra": dunque è lecito trarre dalla terra tutto quanto fa comodo. L'obiezione manifesta facilmente la sua inconsistenza: se gli uomini sono invitati a riprodursi, dovranno pur badare al bene delle prossime generazioni; se consegneranno loro una terra (il suolo, l'acqua, l'aria) inquinata e sfruttata oltre misura, sarebbe come mettere al mondo figli per poi ucciderli. Senza dimenticare che la terra è per tutti, e non solo per i "furbi" a danno di altri (tanti altri, i più!). Tuttavia, la cura di comportarsi in linea con la Parola di Dio è legittima. Ne parla il vangelo di oggi (Marco 7,1-23), rovesciando i termini della questione: non se un ceto comportamento vada contro la volontà di Dio, ma se, presentato come volontà di Dio, lo sia davvero. Contestano a Gesù che i suoi discepoli non osservano norme rispettate da tutti gli osservanti; nel caso specifico, "i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, e osservano molte altre cose, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti". Il caso presentato riguarda semmai l'igiene, non la legge di Dio; nulla del genere si trovava nella legge pervenuta tramite Mosè, il quale (prima lettura: Deuteronomio 4,1-8) aveva raccomandato: "Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla". Dunque le prescrizioni igieniche non hanno rilevanza religiosa, come tanti altri degli oltre seicento precetti che scribi e farisei presentavano come voluti da Dio, con la conseguenza di rendere impuro chi non li rispettava. Gesù profitta di questa futile contestazione per pronunciare parole importanti: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro; ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo". Contano dunque le intenzioni, i propositi, i sentimenti, non quello che ci piove addosso senza volerlo. Ma a parte il caso del vangelo odierno, davvero i cristiani, e in particolare i responsabili primi della Chiesa, devono vigilare perché non si faccia passare per volontà di Dio quello che non lo è. Occorre ricordare in proposito che le verità di fede e le norme di vita cui un cristiano deve necessariamente attenersi sono poche; la maggior parte delle credenze e delle pratiche connesse con la fede - dal rosario alle apparizioni della Madonna, dalle penitenze corporali ai pellegrinaggi, e si potrebbe continuare - sono di libera scelta; la Chiesa vigila soltanto che non contrastino con la fede. In questo quadro, tornando alla Giornata di ieri: la salvaguardia del Creato non è un dogma di fede, ma di certo non la contrasta; anzi! Basterebbe ricordare che (Genesi 2,15) "Dio pose l'uomo nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse". |