Omelia (02-09-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
Lo scandalo: un male grave … diventato di moda! Sappiamo tutti che chi ha il compito di educare, soprattutto il cuore di un bambino che si presenta alla vita, come uno specchio in cui si riflettono tutti i nostri esempi, ha il dovere di 'scrivervi' il bello divino della vita secondo Dio. È questa la più grande opera di carità, agli occhi di Dio e degli uomini, che molti di noi hanno ricevuto e che oggi siamo chiamati a donare alle nuove generazioni. Venendo alla vita, dono del Padre, ogni bambino è un piccolo essere fragile, inesperto, innocente e, per questo, più esposto alla tempesta dello scandalo, che può cancellare in lui, precocemente, ogni desiderio di grandi prospettive e l'aspirazione alle grandi virtù, che sono l'abito della santità, con cui Dio adorna i suoi figli, unica vera realizzazione di sé per qualsiasi creatura umana. Da qui ben possiamo comprendere le severe parole di Gesù: " "Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo, è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue". (Mc. 9,40-47) Sono parole davvero molto dure sulla bocca di Gesù, che mostrano il grande male che vi è nello scandalo, soprattutto per le conseguenze che può avere sui bambini. Questi appena nascono e cominciano a muovere i primi passi, ad incontrare persone adulte, entrano nel nostro mondo, con tutti i rischi che ciò comporta: vedono, ascoltano, imitano, senza poter avere ancora la capacità di discernere... pensiamo anche solo a certi spettacoli, in cui non vi è alcun scrupolo di fare del male, con parole e comportamenti, ma solo conta l'audience. Da bambini si vede tutto con l'occhio pulito dell'innocenza e dell'inesperienza, ed è chiaro che fatti o linguaggi, senza rispetto né per sé né per gli altri, possono scuotere tale innocenza e fare male, molto male. Ricordo da piccolo, in famiglia - è vero che erano altri tempi - ma vi era molta attenzione verso fatti o segni che potessero turbare i piccoli. Un giorno trovandomi con amici in una città, per un incontro, fui invitato da loro ad un pranzo in una trattoria. Mi colpì, fino ad intervenire presso i proprietari, il vedere come vicino al nostro tavolo vi fossero due piccoli che si divertivano con una rivista, che avrebbe dovuto essere di scandalo anche per noi adulti. Quando lo feci presente ai gestori ebbi una risposta che pare sia diventato il sentire di tanti, troppi.: 'Perché si meraviglia, padre? È giusto che da piccoli si sappia ciò che ci attende. Meglio saperlo oggi, che più avanti... 'Il confronto fu forte e finì con queste parole del proprietario: "Si vede proprio che lei non conosce la vita e il mondo. Io desidero invece che i miei figli lo conoscano subito!' Questa è una 'scusa' iniqua, per coprire la nostra superficialità, ignoranza e persino banalità negativa nell'affrontare la vita. È la scelta e il modo più gravemente dannoso dei cattivi maestri, coloro che della vita non sanno più vedere la bellezza. Che ne sarà dei piccoli che sono loro affidati? Oggi poi si è giunti ormai ad una tale situazione di scandali diffusi, in ogni manifestazione della vita, che rischiano di non fare più neppure impressione. Eppure lo scandalo rimane sempre un trauma dell'anima, che a volte incide talmente nel profondo del cuore da imprimere un corso diverso e sbagliato ad un'intera esistenza. In quanto attentato alla bellezza del cuore, chiunque di noi abbia conservato un retto giudizio della vita, sa che è più sopportabile e meno dannoso un incidente che in qualche modo mutila il nostro corpo, di uno scandalo che intacca l'integrità del cuore, della persona. Ecco perché Gesù ha pronunciato quelle parole durissime, che dovrebbero fare riflettere tanti, ma tanti: gente che forse neppure prova rimorso di condurre una vita scandalosa. Ha ragione Gesù quando afferma: "Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare". E allora come affrontare gli scandali del mondo, che a volte appaiono quasi 'programmati'? In modo serio, ma semplice: vivendo con chiarezza e con coraggio quello che il mondo chiama 'lo scandalo della croce', che per noi cristiani è vivere le beatitudini, sola via alla santità. Un incoraggiamento ci viene dalla guida del grande Paolo VI: "Gli uomini del nostro tempo sono degli esseri fragili che conoscono facilmente l'insicurezza, la paura, l'angoscia. Tanti si chiedono se sono accetti a coloro che sono accanto. I nostri fratelli hanno bisogno di incontrare altri fratelli che irradiano la serenità, la gioia, la speranza, la carità, malgrado le prove e le contraddizioni dalle quali essi stessi sono colpiti. Essere testimoni della forza di Dio, che opera nella sorprendente e sempre rinascente fragilità umana, non significa alienare l'uomo, ma proporgli il cammino della libertà. Le nuove generazioni sono particolarmente assetate di sincerità, di verità, di autenticità. Hanno orrore del fariseismo sotto tutte le forme. Il mondo attende il passaggio dei santi". Non resta che vigilare continuamente su noi stessi, in modo da chiudere ogni spazio al male che ci attornia. Conosciamo bene la nostra debolezza e sappiamo che è facile farsi ingannare ed attirare dal male, anche se sembra assurdo, ma quel che è peggio... comunicarlo: è questo il pericolo e il dramma dello scandalo! Alziamo dunque barriere di umiltà e sincerità contro il male, dentro e fuori di noi. E non accada, mai e poi mai, che qualche nostra leggerezza o scandalo colpisca qualcuno, lasciando un segno difficile da cancellare. Dio ci aiuti in questo impegno, che richiede profondità di pensiero nella verità, ferma volontà nella giustizia e vera pace del cuore. Riflettiamo dunque ancora, aiutati dal Papa buono; Giovanni XXIII: "La verità. Tutti sanno quante insidie si addensano e si architettano per sopprimerla o sminuirla. Da quando eravamo bambini sappiamo l'orrore che ogni cristiano deve avere delle bugie. Orbene, oggi, si direbbe che il mondo goda di una generale menzogna in atto; voluta e organizzata. Difficilmente capita di leggere o di ascoltare un'espressione integra, completa, assoluta, di verità. Tante volte si cerca di coprire con rivestimenti del vero ciò che in realtà è il contrario. Invece noi dobbiamo, di fronte ai gravi problemi della vita, della morte e dell'aldilà della morte, rendere onore, sempre, alla verità. Il Signore è la verità. «Io sono il vostro maestro». Accanto alla verità la giustizia. Le regole fondamentali del vivere dell'uomo vicino al suo simile, nell'ordine familiare e domestico, nell'ordine civile, nell'ordine sociale, devono di continuo essere tenute presenti non solo per quanto concerne i nostri rapporti con Dio, col Vangelo e con la grande dottrina che sempre ha da rimanere la luce dei nostri passi, ma anche per ciò che, in provvida concomitanza, è benessere materiale. Infine la pace. O pace santa! Guardandoci intorno, vediamo innumerevoli persone che, attraverso questi ultimi decenni, hanno potuto osservare dolorose situazioni, rovine senza nome; ed hanno trovato rifugio unicamente nell'invocazione a Dio, per riavere l'inestimabile bene della pace" |