Omelia (02-09-2012) |
Gaetano Salvati |
Vivere Cristo nella carità e nella condivisione Dopo la proclamazione del capitolo sesto di Giovanni, la liturgia continua la lettura di Marco. La riflessione del pane sembra ripresa dalla discussione iniziata dai farisei, scandalizzati dai discepoli, i quali "prendono cibo con mani impure" (Mc 7,2). I connazionali del Maestro, infatti, credendo di obbedire alle leggi di Dio, non mangiavano se non si lavavano le mani (v.3); in realtà, essi identificavano la fedeltà del "Dio vicino" (Dt 4,7) di cui parla Mosè con quelle "altre cose" che si fanno "per tradizione" (Mc 7,4). La risposta del Signore agli scribi e ai farisei ci aiuta a comprendere la necessità di vigilare sulla purezza delle nostre pratiche. Il Maestro invita ciascuno di noi a non cadere nella tentazione di aggiungere qualcosa alla religione: l'essenza del cristianesimo è condivisione, non egoismo e neppure arrivismo a svantaggio di altri fratelli. Dio ha condiviso con l'uomo se stesso nel Figlio; e noi, ugualmente, dobbiamo condividere ciò che abbiamo ricevuto nel battesimo e nella partecipazione ai sacramenti con i più poveri, con quelli che hanno fame di giustizia e verità. Aver a cuore la purezza del messaggio cristiano, quindi, significa, come dice san Giacomo, non ripiegarsi nel ritualismo, ma nel dinamismo d'amore, nella carità, nell'offrirsi, ancora, quale strumento (pane) della grazia che purifica il mondo dal peccato. Dunque, l'essenza del nostro essere cristiani è la carità, l'amore che trasforma i cuori. A partire da un simile contesto, è possibile spiegare le parole del Salvatore: "dal cuore degli uomini escono i propositi di male" (v.21). Egli afferma che la creatura, senza l'aiuto divino, senza la conversione, il ritorno a Lui, non compie il bene, bensì esprime solo una meccanica religiosità, che non è cristianesimo. Invece, è possibile essere cristiani dopo aver incontrato il Signore: Lui rende umili e puri, disponibili ad una risposta sincera alla Sua chiamata. L'uomo trasformato perché accoglie l'esodo divino, che è la volontà del Creatore di raggiungerlo, diviene creatura nuova, capace di discernere le impurità, e comportarsi in maniera degna della sua vocazione alla santità: nell'Altro vivere per gli altri. Amen. |