Omelia (01-09-2012) |
Riccardo Ripoli |
A chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha Nascendo abbiamo ricevuto talune capacità. C'è chi ha ricevuto in dono l'intelligenza, chi la forza di sorridere, altri il carattere mite, altri ancora l'abilità all'insegnamento. Chi più, chi meno abbiamo tutti delle doti che siamo chiamati a far fruttare. Sono regali che se non producono sono fini sé stessi e non servono a nulla, se non ad alimentare la nostra superbia ed il nostro egoismo. Che si sia credenti e si pensi che ci siano stati dati da Dio, o che arrivino dalla natura o dalla vita è comunque vero che non sono un merito o una conquista nostra, pertanto siamo chiamati a donare agli altri il frutto di queste nostre qualità. Dobbiamo essere grati a Dio, o se preferite alla natura o alla vita, per quelli che siamo, per i doni ricevuti e cercare in tutti i modi di contraccambiare Dio, la natura o la vita per la fiducia che ha avuto in noi. Chi ha capacità organizzative deve metterle al servizio del prossimo e non usarle per costruire imperi finanziari, ma piuttosto strutture in grado di donare un futuro a chi soffre. Chi possiede una bella parlantina non dovrà usufruirne per convincere gli altri di cose che possano portargli beneficio, ma deve incanalarla verso la rappacificazione dei popoli, l'intermediazione di liti, la politica per creare leggi giuste ed eque. Chi ha pazienza da vendere è chiamato ad occuparsi di coloro che sono difficili da sopportare, così chi sa spiegare bene dovrebbe stare sempre in mezzo ai ragazzi per farli crescere con sani principi. Il Signore ci ha creato con diverse abilità, ma ci chiede di metterle al servizio dei nostri fratelli. Non ci parla di cani o gatti, ci parla di uomini e donne, persone che soffrono, gente che ha bisogno di noi. Quando qualcuno dice "il Signore non è presente in questa situazione" non capisce che Dio si muove attraverso di noi. Se le persone muoiono di fame è colpa nostra che no facciamo niente per loro. Se ci sono le guerre è perché siamo noi i primi ad alimentare l'odio. Se i bambini vengono violentati è perché quasi nessuno li vuole accogliere in casa. E' meschino ed egoista chi tiene per sé un dono e non lo condivide con gli altri. Pensate se un vostro amico, venendo a cena da voi, vi regalasse una bottiglia di buon vino e non lo apriste per poterne bere di più per conto vostro senza condividerlo con nessuno. L'amico si risentirebbe di questo gesto e potrebbe decidere di non venire più a cena da voi. Ecco come si sente il Signore se usate i Suoi doni per voi stessi. Non brontolate poi se quando chiederete aiuto all'amico egli ve lo negherà dicendo "hai pensato a te stesso, hai voluto bere la bottiglia di vino che ti ho regalato da solo, ok, è un tuo diritto, ma adesso da me che cosa vuoi?" E' brutto sentir dire mi occupo di animali e non di bambini perché i primi mi portano via molto tempo, mentre i secondi danno più da fare. Diverso sarebbe non averne le capacità, ma in questo mondo ci sono tante persone che soffrono, non solo i bambini. Davvero siete convinti di non poterli aiutare, di non avere l'attitudine a dare qualcosa a qualcuno? Anche una parola, un sorriso a volte fanno la differenza tra la gioia e la sofferenza. |